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Le religioni e la pace Lo “spirito di Assisi” nel XX anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace del 1986. Assisi, 26-27 ottobre 2006

 
 
 
Foto Messa Pietro , Le religioni e la pace Lo “spirito di Assisi” nel XX anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace del 1986. Assisi, 26-27 ottobre 2006, in Antonianum, 82/1 (2007) p. 191-195 .

L’Istituto Teologico di Assisi, in collaborazione con il Servizio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per il progetto culturale ha voluto ricordare con un convegno la storica giornata del 27 ottobre 1986 voluta da Giovanni Paolo II. Tale incontro nelle intenzioni degli organizzatori non è stato né semplicemente commemorativo, né celebrativo, ma una riflessione a tutto tondo fatta dalla prospettiva cattolica; infatti fin dalla progettazione iniziata nell’autunno 2004 si volle che in tale occasione fossero presenti le diverse sensibilità tanto che in quella prima fase organizzativa tra le persone prese in considerazione per una relazione vi fu anche la proposta di interpellare sia il cardinal Joseph Ratzinger, sia Oriana Fallaci. Gli avvenimenti avvenuti nel frattempo, così come la presenza di altre iniziative in occasione del ventesimo anniversario della giornata del 1986 hanno condotto al programma definitivo, tanto essenziale quanto rispondente alle finalità prefissate.

Nel saluto iniziale mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, ha ricordato che nel settembre scorso la Comunità di Sant’Egidio ha ripetuto ciò che avvenne nel 1986, mentre questo convegno – in modo non alternativo, ma complementare – vuole essere un momento di riflessione riguardo allo “spirito di Assisi” al quale sono state mosse fin dagli inizia delle obbiezioni motivate anche da interpretazioni sincretiste. Il Custode del Sacro Convento, p. Vincenzo Coli, ha evidenziato che la fedeltà apre di per se stessa alla creatività e alla novità. Il sindaco di Assisi, dott. Bartolini, ha voluto ricordare tre immagini altamente significative: le nubi che avvolgevano il cielo nel 1986, segno delle difficoltà internazionali del momento, il treno che nel 2002 condusse i capi delle diverse religioni in Assisi assieme a Giovanni Paolo II ormai sofferente e la grande affluenza di folla dell’aprile 2005 per visitare la salma di Giovanni Paolo II, in cui gente diversa fu colpita dalla speranza di un mondo migliore.

Il cardinal Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e la cultura nella sua prolusione al convegno dal titolo La giornata mondiale di preghiera del 1986, l’ispirazione e i protagonisti ha ricordato che la Chiesa, occupandosi della pace, ha coinvolto le diverse confessioni cristiane e le altre religioni nell’anno dedicato dall’ONU al tema della pace. Vi è una geografia della salvezza in cui figura Assisi, la città di san Francesco, un luogo profondamente cristiano e nel frattempo aperto a tutti. Giovanni Paolo II ha riconosciuto che Francesco e Chiara hanno ispirato la giornata della pace del 1986 e per questo è stata scelta la città di Assisi. In quella occasione ci si radunò insieme per pregare, ossia per dare al mondo una testimonianza. Quello di Assisi fu un evento unico, ma che vuole ispirare una cultura del dialogo e della pace. Spesso tale “spirito di Assisi” è stato portato avanti da persone ben intenzionate, ma male informate. Per questo è importate la spiegazione che lo stesso Giovanni Paolo II diede al suo gesto nel discorso alla Curia romana del 22 dicembre 1986. In tale occasione, mostrando il senso di quel giorno, affermò che la chiave appropriata di lettura è il Concilio Vaticano II. Nel suo intervento Poupard ha affermato che a distanza di venti anni la situazione generale è peggiorata, tuttavia Assisi 1986 ricorda a tutti che la pace è impossibile senza la preghiera, la quale quando è autentica è mossa dallo Spirito. La giornata del 1986, in cui ci si è trovati insieme per pregare e non per pregare insieme, ha avuto una posterità in diverse iniziative, tra le quali si segnalano gli incontri annuali organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e i raduni che a cominciare dal 1987 un gruppo di buddisti giapponesi ripetono ogni anno il 6 agosto, anniversario della bomba atomica su Hiroshima. Queste iniziative davano compimento al desiderio dello stesso Giovanni Paolo II, ossia che lo “spirito di Assisi” potesse continuare. Il cardinal Poupard ha evidenziato anche che vi è una antropologia dello “spirito di Assisi”, che consiste in una antropologia della grazia: infatti vi è l’affermazione che la persona si sviluppa nella relazione tra l’io, Dio ed il tu. Quindi lo “spirito di Assisi” è una vera antropologia teologica il cui frutto è lo spirito delle beatitudini. Il progetto di Assisi è un progetto antropologico, ossia riaprire all’uomo la prospettiva trascendentale e questo è un segno di speranza per l’uomo. Nel 1986 quindi non si è proclamata un’utopia, ma una antropologia di grazia; l’uomo di Assisi è l’uomo della pentecoste, delle beatitudini, della grazia. Di conseguenza non c’è pace dove non sono tutelati i diritti soprattutto quello della libertà religiosa. Nell’incontro voluto da Giovanni Paolo II non vi fu né omologazione, né estraniazione, ma un dialogo con l’uomo colto come fratello. Nel luogo di Assisi è stato proclamato il “gia e non ancora” in cui si trova l’uomo e la preghiera rende possibile la pace perché la relazione con Dio deve diventare significato e impegno per la pace. Gli attentati dell’11 settembre 2001 mettevano in pericolo il dialogo, ma Benedetto XVI afferma che la religione deve essere un segno inequivocabile di pace. Per questo nel momento attuale è importante costruire una cultura del dialogo e in questo modo Assisi continua ad essere un segno di speranza.

Don Elio Bromuri, docente di dialogo ecumenico e interreligioso nell’Istituto teologico di Assisi, nella relazione L’eredità della Giornata di preghiera nella riflessione dell’Istituto Teologico di Assisi ha richiamato il precedente incontro di studio fatto dalla medesima istituzione accademica nel 1996 in occasione del decennale dello “spirito di Assisi”. Egli si è chiesto quale eredità ha lasciato la giornata del 1986 e che cosa si può fare attualmente. Cercando una risposta a tali domande ha evidenziato che la pace ha una dimensione trascendente e che mentre nel 1986 si era speranzosi, attualmente si è spaventati. Dal 1986 ad oggi sono avvenuti alcuni fatti che hanno cambiato sensibilmente il clima generale, ossia la morte di Giovanni Paolo II che segna la fine di un’epoca e di un mondo, l’Anno santo del 2000 con la Dominus Jesus, ma anche la giornata di richiesta di perdono per i peccati dei cristiani lungo la storia del 12 marzo 2000 e la memoria dei testimoni della fede del 7 maggio del medesimo anno e infine l’attentato di New York dell’11 settembre del 2001. In quest’ultimo caso il fatto notevole non è l’attentato in se, ma che è stato fatto nel nome di Dio. Secondo Bromuri lo spirito di Assisi interpella e dinamizza, ricordandosi però che non sempre ad una maggiore conoscenza corrisponde una sempre maggiore comprensione. L’eredità dello “spirito di Assisi” deve interpellare prima di tutto la chiesa locale umbra essendoci una grazia “loci”: infatti la giornata del 1986 ha attinto dal valore simbolico di Assisi, ma anche arricchito la cittadina umbra globalizzandola. Lo spirito di Assisi infatti è una icona, un modello, una lezione e secondo Giovanni Paolo II non deve essere cercata la pace fuori di Assisi la quale ha un grande significato in merito alla pace ancora prima del francescanesimo. Un fatto notevole è che ad Assisi i cristiani si presentarono alle altre religioni uniti e ciò secondo la preghiera di Gesù che desidera che i cristiani siano nell’unità affinché il mondo creda.

La dottoressa Sandra Migliore, dell’Università di Torino, ha affrontato il tema San Francesco e lo “spirito di Assisi”; ha evidenziato che le diverse immagini di san Francesco del ‘900 hanno le loro radici nel romanticismo franco-tedesco. L’inizio della ricerca moderna del “vero” san Francesco può essere datata il 12 dicembre 1818 quando fu riscoperta la tomba del Santo. Il Francesco di Paul Sabatier è fondamentalmente un mistico, individualista e laico. Oggi spesso per Francesco vi è più una invenzione della memoria che una ricostruzione della storia con tutta la sua complessità.

Alberto Melloni, docente di storia contemporanea presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, ha evidenziato la complessità della giornata del 1986 che va letta nel contesto del dibattito ecclesiale inerente il rapporto tra le religioni, culminato nel documento conciliare Nostra aetate. Evidenziato che gli storici non chiariscono, ma mostrano chiaroscuri la dove sembra tutto chiaro, richiamando la complessità , Melloni ha ricostruito l’iter che ha condotto al suddetto pronunciamento del Vaticano II. Assisi 1986 va letto in questo contesto e con tale giornata Giovanni Paolo II ha fatto sì che la Chiesa arrivasse in anticipo rispetto all’attuale problematica del confronto tra le diverse religioni. Riguardo alla posterità della spirito di Assisi Melloni ha affermato che le iniziative della Comunità di Sant’Egidio sembrano significare che lo spirito di Assisi è quasi una forma da ripetere.

L’Arcivescovo mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, spiegando il messaggio di Benedetto XVI in occasione del ventesimo anniversario della giornata del 1986, ha illustrato la posizione papale in merito allo “spirito di Assisi”. Innanzitutto ha illustrato il senso di tale messaggio, che non è un semplice saluto, ma una chiara legittimazione del movimento iniziatosi ad Assisi nel 1986; il Pontefice dà una interpretazione in cui è presente anche un aspetto di novità, il tutto per un rilancio secondo una retta ermeneutica. Benedetto XVI non si è opposto a commemorare Assisi 1986 e la Segreteria di Stato vaticana ha dato l’incarico al vescovo di Assisi di coordinare le diverse iniziative. Benedetto XVI ha deciso di intervenire mandando non un semplice saluto, ma una propria interpretazione allo spirito di Assisi, indipendente dalle varie iniziative. Nella interpretazione dell’avvenimento del 1986 sono state accentuate due interpretazioni, ossia il tema della pace e quello del rapporto tra le religioni. Anche se per Giovanni Paolo II la pace era il tema principale, con gli anni è stato il secondo aspetto ad avere il sopravvento con delle interpretazioni che conducono anche a problemi mettendo in discussione l’unicità dell’atto redentivo di Cristo. Riguardo al rapporto tra le diverse religioni vi sono fondamentalmente tre posizioni, ossia esclusivista che esclude qualsiasi possibilità di salvezza al di fuori della Chiesa visibile, quella inclusivista che riconosce l’opera dello Spirito Santo in ogni uomo e quella che ammette l’esistenza di diverse economia salvifiche; quest’ultima posizione è stata respinta dalla Dominus Jesus. Tale dichiarazione inerente l’unicità dell’atto redentivo di Gesù Cristo è sullo sfondo del messaggio di Benedetto XVI. Non è la religione in quanto tale a creare problemi alla pace e questo perché la religione quando è autentica è portatrice di pace. Benedetto XVI distingue tra uno stadio maturo e uno immaturo del cammino religioso e ciò sottintende l’esistenza di un criterio storico evolutivo che trova compimento in Gesù. Ciò evitando sia il fondamentalismo che rifiuta la dimensione storica, sia il modernismo che storicizza tutto. Riguardo al rapporto tra le religioni e la pace Benedetto XVI evidenzia che vi è una teologia della preghiera intimamente legata alla conversione del cuore. La preghiera infatti implica la conversione del cuore; riaffermando che è doveroso evitare confusioni, Sorrentino ha richiamato che proprio la preghiera fu il punto più controverso di Assisi. Concludendo Sorrentino ha evidenziato che Benedetto XVI ha invitato a guardare a Francesco il convertito a Gesù Cristo. Il Pontefice ha rilanciato lo spirito di Assisi in una prospettiva cristologica-francescana.

Purtroppo al convegno non è potuto intervenire, come programmato mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la dottrina della fede; speriamo che negli atti che verranno pubblicati in un numero monografico della rivista dell’Istituto teologico di Assisi , Convivium assisiense (ed. Cittadella Assisi) possa esserci il suo intervento che certamente confermerà l’importanza di tale incontro.



 
 
 
 
 
 
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