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Informazione sulla pubblicazione:
Conferimento del dottorato Honoris Causa a P. Cesare Cenci. Roma, Pontificia Universitą Antonianum, 16 gennaio 2007. Discorso del Rev.mo P. Josč Rodriguez Carballo, ofm, Gran Cancelliere della Pontificia Universitą Antonianum

 
 
 
Foto Rodriguez Carballo P. Josč , Conferimento del dottorato Honoris Causa a P. Cesare Cenci. Roma, Pontificia Universitą Antonianum, 16 gennaio 2007. Discorso del Rev.mo P. Josč Rodriguez Carballo, ofm, Gran Cancelliere della Pontificia Universitą Antonianum, in Antonianum, 82/2 (2007) p. 373-375 .

Carissimo Fra' Cesare Cenci, gentili Autorità accademiche e officiali, cari studenti, signore e signori, il Signore vi dia la pace!

Nel formulare il più cordiale benvenuto a tutti voi, oggi qui presenti per rendere omaggio al caro Fr. Cesare, in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa da parte della Facoltà di Teologia, desidero subito porgere a Fr. Cesare le più vive felicitazioni per la nuova laurea conseguita e, insieme, ringraziarlo per averla accettata.

Una Laurea Honoris Causa è sempre, nella storia di un’Università, un atto di eccezionale rilevanza accademica ed è un gesto straordinario, che, in questa circostanza, intende riconoscere e premiare il prestigioso contributo di un grande uomo di scienza. Non mi soffermerò nell’elencare gli indiscussi meriti di Fr. Cesare nella ricerca delle fonti della storia francescana, perché sono noti a chiunque si sia anche solo per poco occupato di questioni francescane e lo stesso breve Curriculum vitae, che ci ha presentato il Magnifico Rettore, attesta, oltre ogni altra necessità, l’assoluto valore e la rilevanza del contributo offerto da Fr. Cesare in questo settore.

 Desidero qui per un attimo spingere lo sguardo dentro l’opera di Fr. Cesare, perché dalle preziose e dettagliate descrizioni dei codici, dalla pubblicazione di tutti i documenti raccolti nel Bullarium Franciscanum, dai brevi, ma sempre puntuali, interventi riguardo a questioni particolari, dalla pubblicazione di intere edizioni critiche, si può cogliere un evidente denominatore comune, che illumina e sorregge l’imponente lavoro compiuto fino ad oggi: la grande passione per san Francesco e per il suo Ordine. Tutto ciò che Fr. Cesare ha pubblicato, infatti, rende chiara testimonianza del suo grande amore per san Francesco e per l’Ordine a cui appartiene. Ogni uomo che si dedica alla ricerca dovrebbe essere animato da una simile passione, che trasforma l’uomo di scienza, da tecnico di una disciplina, in sapiente. È in questi casi che, come diceva il nostro maestro Bonaventura, il sapere acquista sapore, la scienza si fa sapida, la ricerca diventa affascinante. È questa passione che spinge a continuare a sfogliare documenti anno dopo anno, a non considerare mai terminato il lavoro, perché sempre uno nuovo bussa alla porta e chiede di essere portato a termine.

È, dunque, doveroso dire oggi grazie a Fr. Cesare, perché non ha tenuto per sé questa passione, ma l’ha voluta esprimere, mettendola a servizio di tutti. Il suo infaticabile lavoro, infatti, ha gettato molta luce sulla storia dell’Ordine dei Frati Minori e, più in generale, del movimento francescano, aiutando il francescanesimo ad uscire dalle pastoie di tanti luoghi comuni, da cui era stato ricoperto spesso proprio a causa dell’ignoranza. Anche per merito del lavoro di Fr. Cesare siamo invece potuti tornare ad una verità del francescanesimo forse meno poetica, meno oleografica, ma certamente più aderente alla realtà.

Credo che tutto questo sia parte integrante di un modo propriamente francescano di comprendere lo studio. Come dicevo nella lettera Il sapore della parola, c’è una dimensione profonda di espropriazione nell’attività dello studioso, «una profonda affinità tra la povertà francescana e l’umiltà di una ricerca disinteressata della verità, in continuità con la determinazione effettiva di non appropriarsi di nulla e di restare umili. Lo studio e la ricerca sono espropriazione permanente del sapere. Significa in un certo senso liberarsi dalle proprie precomprensioni per accogliere la realtà nella sua diversità e leggerla criticamente» (3.1a).

A questo proposito la nostra mente va grata anche all’opera di tutti i Frati che, fin dall’inizio, hanno lavorato come e con Fr. Cesare Cenci nel Collegio Internazionale di San Bonaventura, prima a Quaracchi e ora a Grottaferrata. Una felice e coraggiosa intuizione dell’allora Ministro generale, Fr. Bernardino da Portogruaro, che nel 1877 istituì un centro di studi dove i Frati potessero dedicarsi interamente allo studio e alla ricerca. Il conferimento dell’odierna onorificenza credo sia anche un ulteriore attestato di riconoscenza a tutti questi nostri Fratelli che nel passato, come nel presente, hanno dedicato, e dedicano, la loro vita a questo prezioso servizio per l’Ordine dei Frati Minori.

Ma proprio in questa sede vorrei accennare ad un altro aspetto, forse più nascosto ma non meno decisivo, per comprendere l’opera di Fr. Cesare: la disciplina. La vita dello studioso, infatti, porta frutti nella misura in cui si accettano il sacrificio e la fatica. Sono aspetti che forse oggi sono un po’ fuori moda e dei quali si parla poco volentieri, ma continuano ad essere imprescindibili per la riuscita di un lavoro serio, che porti qualcosa di veramente nuovo nel mondo scientifico. Non è un caso che nella tradizione biblica sapienziale la disciplina è spesso affiancata alla sapienza e alla scienza, perché l’una non può esistere senza l’altra, così «chi ama la disciplina ama la scienza» (Pr 12,1), mentre «chi disprezza la disciplina e la sapienza è infelice. Vana la loro speranza e le loro fatiche senza frutto, inutili le loro opere» (Sap 3,11). Così non si può dire del nostro Fr. Cesare, che, anche grazie ad una ferrea disciplina ha saputo con pazienza e, direi, tenacia, saper attendere sempre, come il biblico agricoltore, che il frutto del lavoro fosse ben maturo prima di coglierlo.

Ma è passando per questa fatica che si giunge al gaudium de veritate, alla gioia che accompagna il termine della ricerca, che finalmente appaga quel desiderio per il quale tanto si era sacrificato. Ed la gioia è l’ultimo tratto che mi sembra di riconoscere dietro il lavoro di questo nostro caro Maestro e Fratello. Una nota conclusiva che mi sembra connotare ancor più francescanamente tutto il suo lavoro. Il saper sorridere di se stessi, di ciò che si fa, il saper fare con gusto dell’ironia, restituisce quella letizia, che rende dolce anche ciò che era sembrato amaro.

Vorrei augurare che in questa Università, così come nell’Ordine dei Frati Minori, possano esserci molti che prendono esempio da Fr. Cesare Cenci, non solo nel continuare ad approfondire il settore di cui lui si è occupato, ma anche nel coltivare quello spirito che l’ha animato e sostenuto in tutti questi anni. Se, infatti, gli studi su Francesco d’Assisi hanno fatto passi da gigante in questi ultimi decenni, resta ancora molto da fare per approfondire, e spesso ricostruire, la storia dell’Ordine che da lui ha avuto origine.

Da ultimo vi esprimo la mia personale soddisfazione nel dare questa onorificenza a Fr. Cesare, perché mentre l’Ordine dei Frati Minori si appresta a celebrare l’VIII Centenario della propria fondazione ed è impegnato in una riscoperta delle proprie origini, il conferimento di questo Dottorato è per tutti anche un chiaro segno che un tale cammino di rinnovamento è possibile solo passando attraverso un serio studio della propria storia e del proprio passato e, più in generale, attraverso un intenso impegno non solo alla ricerca di nuove esperienze pastorali, ma anche di nuove idee che possano illuminare il nostro futuro cammino.

Per questo ora con gioia do lettura dell’atto di conferimento del Dottorato Honoris Causa in Teologia a Fr. Cesare Cenci.



 
 
 
 
 
 
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