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Recensione: Franciscus de Marchia, Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi, Quastiones praeambulae et Prologus

 
 
 
Foto Fiorentino Francesco , Recensione: Franciscus de Marchia, Commentarius in IV libros Sententiarum Petri Lombardi, Quastiones praeambulae et Prologus, in Antonianum, 79/3 (2004) p. 589-591 .

Nel presente volume, corredato da utili ed efficaci sommari riassuntivi, dopo aver curato l’edizione critica dell’Improbatio, della Sententia et Compilatio super libros Physicorum, dei Quodlibeta cum quaestionibus selectis di Francesco d’Ascoli, Nazzareno Mariani in quanto brillante studioso, forte della sua acribia filologica ed ecdotica, offrendo ai medievalisti un altro valido strumento di lavoro, fecondo di interessanti approfondimenti storico-dottrinali e teoretico-ermeneutici, per i prestigiosi tipi dei Padri di Quaracchi ad Claras Aquas, edita criticamente la quaestio praeambula in quattuor libros, le quattro quaestiones circa materiam primi libri, la quaestio in quartum, la quaestio in secundum, la quaestio in tertium librum Sententiarum Petri Lombardi, il prologus e studia analiticamente la tradizione manoscritta dei quattro libri del commento sententiario del teologo ascolano, in vista della loro edizione critica.

Le otto questioni preambolari sono conservate in nove dei sedici testimoni manoscritti, recanti il primo libro del commento sentenziario in quattro redazioni (che l’editore appella A, B, C, D). Tali questioni sono edite secondo la redazione A attraverso la collazione del ms. Madrid, 504 (talvolta illeggibile per le corruzioni materiali e le omissioni omoteleutiche con parecchie correzioni del copista probabilmente distratto) in quanto testimone di riferimento con il ms. Madrid 517, mentre soltanto le prime cinque questioni sono  restituite anche alla luce della redazione B mediante la collazione del ms.-guida più corretto Napoli, Bibl. Naz., VII.C.127 con gli altri tre attualmente conosciuti (Paris, Bibl. Nat., lat. 3071 che in prossimità della diciottesima distinzione del primo libro abbandona la copia corrente per passare ad un’abbreviazione; Troyer, 767, il meno corretto che trasmette una trascrizione più genuina d’un copista presumibilmente illetterato della lingua latina a favore dell’autenticità delle varianti ed a sfavore della qualità del contesto; Roma, Bibl. Apos., vat. ros. 525, sovente erroneo) ed in comparazione sinottica con la redazione D, costituita dall’unico ms. Roma, Bibl. Apos., vat. lat. 499, così da ottenere due edizioni critiche affiancate. Nonostante la relativa equivalenza contenutistica delle redazioni A e B, esse presentano una diversa scansione delle questioni, degli articoli ed un difforme sviluppo delle argomentazioni, delle prove, a vantaggio della prima.

Soprattutto le questioni preambolari circa materiam primi libri, pur possedendo una propria unità tematica, potenzialmente indipendente in quanto trattato separato, sembrano essere state composte da Francesco d’Ascoli, seguito almeno da Pietro di Candia (maestro di teologia all’Università di Parigi nel 1378-1382, futuro Papa, ritenuto Anti-Papa, Alessandro V), dopo il prologo, al quale esse sono state anteposte in via preliminare ed al quale talvolta si riferiscono, al fine di chiarire i dubbi generati soprattutto dalla sua lettura, ivi accennata, ed in generale dal commento sententiario, riassumendo la logica sillogistica aristotelica dell’Organon e validandola nel campo epistemologico della teologia in quanto scienza divina, oltrechè nel dominio della filosofia naturale. Osservando una pratica, comune anche a Francesco di Meyronnes, ossia l’imperfetta esplicazione dei quaterni degli articoli delle quaestiones in tertium, in quartum ed in primum, Mariani deduce acutamente la mancata ricezione dell’ultima mano da parte dell’autore o dello scriba, in modo tale da confermare l’ascendenza fortemente attiva e mercuriale delle tradizioni dei testi medievali e dei loro avantesti già all’origine.

Il Prologo risulta suddiviso in due blocchi, di cui l’uno più completo è trasmesso da una dozzina di mss. e ripartito in sei questioni, mentre l’altro meno completo riesce tradito da quattro testimoni e distinto in dieci questioni con una differente partizione degli articoli. Tale prologo viene edito secondo la redazione B, i cui quattro testimoni, posti sullo stesso piano stemmatico, sono ritenuti discendere da un unico apografo in seguito alle crescenti omissioni, alle progressive imperfezioni ed alla sparizione dei testimoni intermedi. La redazione B prologale è sinotticamente comparata con la D.

Consapevole del processo di distruzione delle copie e di alterazione della tradizione dopo la condanna papale, Mariani, avanzando l’ipotesi d’una duplice lettura sententiaria, descrive la moltiplicazione delle redazioni dei libri del commento sentenziario, analogicamente ai casi, da un lato, dei Quodlibeta e della Sententia et Compilatio super libros Physicorum, dall’altro, di Francesco di Meyronnes, di Durando di S. Porciano, di Pietro di Tarantasia, di Adamo di Wodeham, di Giovanni di Mirecourt, di Guglielmo di Ware, di Giovanni Duns Scoto e di Tommaso d’Aquino. Il primo libro del commento sentenziario è tradito dalla riportazione di Guglielmo di Rubione, confratello e segretario di Francesco (12 mss.), da una riportazione anonima (1 ms. completo e 2 mss., che custodiscono solo la prima metà) e da un’abbreviazione della sola seconda metà (1 ms.). La riportazione rubioniana custodisce tutti e quattro i libri, l’altra riportazione contiene solo i primi due ed un’altra abbreviazione riassume il secondo ed il quarto libro. In conformità con lo schema scotistico, reperibile anche in Francesco di Meyronnes, la questione si snoda in un complesso e variegato intreccio di opinioni talvolta anonime, di argomentazioni, di contro-argomentazioni, di dubbi, di difficoltà, attraverso il quale il pensiero dell’autore transluce dialogicamente tra il detto ed il non-detto, tra ciò che, pur attribuito ad altri, potrebbe apparire come proprio, e ciò che, pur sembrando proprio, potrebbe riguardare altri.



 
 
 
 
 
 
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