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Recensione: FRÉDÉRIC MANNS, Le judéo-christianisme, mémoire ou prophétie ?

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: FRÉDÉRIC MANNS, Le judéo-christianisme, mémoire ou prophétie ?, in Antonianum, 78/1 (2003) p. 175-716 .

Il presente saggio è una messa a punto opportuna e utile nel panorama della ricerca attuale attorno alle origini del cristianesimo e, più in particolare, attorno al carattere giudaico di esse. L’autore, ormai internazionalmente noto come esperto di giudaistica, espone in questo trattato esemplare i risultati dei suoi studi e quelli della scuola francescana di Gerusalemme, oggi eretta a Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia del Pontificio Ateneo Antonianum di Roma, che ha avuto padri illustri nel campo dell’archeologia e dell’esegesi: B. Bagatti, V. Corbo, E. Testa, S. Loffreda. Alcuni decenni fa, le ricerche nel campo del giudeo-cristianesimo venivano sottovalutate per vari motivi, non sempre meramente scientifici: anche gli studiosi hanno le loro “Vorvers-tändnisse”, per usare il termine bultmanniano che lo stesso Manns usa (p. 381).

Oggi si sono intensificati gli studi sulla giudaicità del cristianesimo primitivo. Chi recensisce si occupa anche lui ultimamente di questo ambito di ricerca (Premesse anticotestamentarie e giudaiche di cristologia, Ed. Antonianum, Roma 1993; Ecclesiologia biblica. Traiettorie storico-culturali e teologiche, Dehoniane, Bologna 1996). ). È in questa cornice vivace che si situa il libro del M.

Esso si articola, dopo una introduzione generale, in tre sezioni: 1) la storia del giudeo-cristianesimo; 2) la teologia giudeo-cristiana; 3) elementi di esegesi giudeo-cristiana. Grazie a questa congrua articolazione, l’A. permette di accedere alla galassia giudeo-cristiana in modo rapido, efficace e completo: in un certo qual modo un manuale d’introduzione al giudeo-cristianesimo.

Ma che cosa è il giudeo-cristianesimo? L’A., attraverso il suo excursus storico e la presentazione delle linee teologiche salienti e specifiche, fa capire che all’epoca in questione, II sec. a.C – II d.C., non esisteva un solo giudeo-cristianesimo, come si pensava in passato, distinguendolo dal giudaismo ellenistico e liquidandolo come minoritario e alla fine perdente, bensì più giudeo-cristianesimi a seconda della zona geografica e dei movimenti che lo incarnavano. In altri termini, la naturale continuità giudaica del cristianesimo delle origini rispetto al giudaismo del quale era parte (Gesù, gli apostoli e i primi seguaci erano tutti ebrei), si è rifratta in una serie di espressioni movimentistiche e teologiche, soprattutto di coloro che appunto erano di origine giudaica, di originale e poliedrico profilo socio-culturale. Non un fenomeno marginale quindi, bensì un naturale e potente supporto a quella novità di lettura di storia e Scrittura, che più in là, insieme ai cristiani della gentilità, darà origine addirittura ad una nuova religione, benché alla fine veramente il giudeo-cristianesimo si sia ridotto ad un fenomeno di minoranza. Esso, tuttavia, ed è questa la novità dello studio presente, non va più minimizzato come lieve fase di transizione, presto annullatasi senza lasciar tracce. In realtà, è possibile, a detta dell’A., riscontrarne la probabile presenza fino all’avvento dell’Islam. Le argomentazioni vengono sostenute anche dalle buone conoscenze che M. ha dell’archeologia, dell’epigrafia, della letteratura giudaica apocrifa e di quella rabbinica, ed anche della letteratura patristica.

Un manuale di studio da raccomandare.



 
 
 
 
 
 
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