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Discorso del Gran Cancelliere Fr. Giacomo Bini in occasione della festa del Beato Giovanni Duns Scoto (8 novembre 2002): Duns Scoto maestro ieri ed oggi

 
 
 
Foto Bini Giacomo , Discorso del Gran Cancelliere Fr. Giacomo Bini in occasione della festa del Beato Giovanni Duns Scoto (8 novembre 2002): Duns Scoto maestro ieri ed oggi , in Antonianum, 77/4 (2002) p. 793-795 .

In occasione di questo Atto Accademico nel giorno della festa liturgica del Beato Giovanni Duns Scoto, desidero anzitutto rivolgere il mio cordiale saluto a tutti voi qui presenti, e particolarmente a quanti si dedicano allo studio del pensiero del Dottore Sottile e Mariano e alla edizione critica delle sue Opere. Tra tutti questi studiosi, i membri della Commissione Scotista occupano giustamente il primo posto: a nome anche di tutto l’Ordine, li ringrazio vivamente per il loro prezioso lavoro.

Parlare del beato Giovanni Duns Scoto è parlare di un nostro fratello ben noto ai suoi tempi per la sua vita, la sua scienza e il suo ingegno non comune. Presentandolo come candidato per il dottorato in teologia all’Università di Parigi, l’allora Ministro generale dell’Ordine, Fra Gonsalvo di Spagna scriveva: “Della sua vita lodevole, del suo eccellente sapere, del suo sottilissimo impegno e delle altre sue doti insigni, sono pienamente informato, in parte per lunga esperienza personale, e in parte per la fama di lui, che si è diffusa dappertutto”[1].

Paolo VI ha definito il beato Giovanni Duns Scoto “il ‘perfezionatore’ del Dottore Serafico San Bonaventura”, e il “rappresentante più qualificato della Scuola francescana”[2]; egli, come del resto tutti i grandi Maestri francescani, ha saputo alimentare con lo studio il dialogo tra conoscenza e devozione, tra ricerca e contemplazione, tra scienza e carità[3]. Per questo nelle sue opere “si celano e fervono lo spirito e l’ideale di San Francesco d’Assisi” e svettano “le idee sovrane della rivelazione evangelica”[4]. Attraverso “il suo insegnamento e l’esempio della sua vita, totalmente consumata per la gloria di Dio, condusse non pochi fedeli alla conoscenza del divino Maestro e alla perfezione evangelica”[5]. Maestro nella cattedra, Maestro anche nella vita.

Così, il Beato Giovanni Duns Scoto, di cui ricorre oggi la memoria liturgica, si presenta a noi come un Maestro e una Guida nell’apprezzare lo studio come itinerario per essere illuminati da Dio nella mente e nel cuore e poter essere così testimoni, annunciatori e servitori della Verità e del Bene, con grande umiltà.

Niente di strano allora che il suo insegnamento, già ripreso dai suoi discepoli nel corso delle lezioni in aula (le cosiddette Reportationes), fosse ricercato dappertutto, nell’Ordine e in tutti gli ambienti di studio: lo dimostrano i tanti manoscritti delle sue opere presenti nelle più prestigiose biblioteche del mondo e le molteplici traduzioni, conservate oggi nei manoscritti ed edite non appena fu inventata la stampa. Niente di strano che i grandi maestri di vita spirituale, come San Bernardino da Siena e San Giacomo della Marca, abbiano trascritto a profusione pensieri ed espressioni delle opere di Scoto, per comunicarle al popolo nelle loro prediche. Nessuna meraviglia che dopo tanti secoli il Beato Giovanni Duns Scoto rimanga “ancor oggi un pilastro della teologia cattolica, un Maestro originale e ricco di spunti e sollecitazioni per una conoscenza sempre più completa delle verità della Fede”[6].

Oltre che per la dottrina sull’Immacolata, il Beato Giovanni Duns Scoto colpisce le menti e i cuori per tanti altri punti decisivi della sua dottrina: basti pensare alla dottrina sul Verbo Incarnato, sull’eterno progetto di Dio riguardo a Cristo, capolavoro di Dio (summum opus Dei), sulla glorificazione resa a Dio da tutto il creato, al cui vertice è Cristo; e ai tanti altri aspetti della dottrina scotista sulla rivelazione di Dio all’uomo e sul suo infinito amore per l’opera delle sue mani.

Il Beato Giovanni Duns Scoto, per la sua dottrina e la sua vita, non è solo un Dottore del passato, un “personaggio” da ammirare, ma è un Maestro vivo e palpitante, pieno di ardore e di preziose intuizioni, che ben si adattano alle realtà dottrinali e vitali della Chiesa e del mondo.

Ringrazio, ancora una volta, la Commissione Scotista per il suo lavoro, nascosto e fecondo. Faccio i migliori auguri perché il volume che la Commissione sta preparando per la stampa, sulla Lectura del libro III delle Sentenze di Pietro Lombardo, venga presto ad accrescere la prestigiosa collana della edizione critica delle Opere di Scoto, obiettivo fondamentale di detta Commissione.

Mentre invito tutti a impegnarsi per costruire un’armonia “tra unzione e speculazione, tra scienza e santità, tra intelligenza e volontà”[7] approfitto di questa occasione per incoraggiare professori e studenti di questo Pontificio Ateneo Antonianum a studiare, insegnare, attualizzare e diffondere la dottrina del Beato Giovanni Duns Scoto, convinti come siamo che “dal grande deposito della teologia e della sapienza francescana possono essere tratte risposte adeguate anche ai drammatici interrogativi dell’umanità, in questo inizio del terzo millennio cristiano”[8].

Sia la Commissione Scotista che il PAA, in questo modo, risponderanno alle esigenze della vocazione francescana in questi nostri tempi, e cioè: “operare un incontro fecondo tra il Vangelo e le diverse espressioni culturali del nostro tempo, per andare verso l’uomo d’oggi, assetato di risposte radicate nei valori evangelici”[9].

Il Signore benedica il vostro lavoro!

 

 

 



 
 
 
 
 
 
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