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Recensione: Olivier Durand, La lingua ebraica

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Olivier Durand, La lingua ebraica, in Antonianum, 76/3 (2001) p. 572-573 .

Con questo libro il Durand vuole offrire, in particolare ad un pubblico di studenti, un manuale agile e chiaro, ma nel contempo rigoroso, d’introduzione alla lingua ebraica, esaminata sotto il profilo storico-strutturale.

La trattazione si articola di conseguenza in una scansione di epoche che vedono lo sviluppo di un interessante fenomeno linguistico che parte da lontano. I due primi capitoli sono in qualche modo un’introduzione che descrive la culla mediorientale dell’ebraico (“Affinità e parentele”) e il suo sistema di scrittura. Nei capitoli seguenti invece l’autore parte dall’ebraico biblico, dandone una descrizione morfo-funzionale essenziale ed esauriente e situandolo nel suo sfondo storico-culturale; continua con l’ebraico mishnico, che pur cominciando a profilarsi fin dal II sec. a.C., trova la sua efflorescenza solo nei secoli successivi, quella delle quattro generazioni di Maestri (tannaim, amoraim, seboraim, gaonim), i quali fabbricano l’imponente edificio delle tradizioni rabbiniche i cui risultati monumentali sono i due talmudim, gerosolimitano e babilonese. Con l’avvento dell’Islam, si apre una nuova fase storica anche per il destino dell’ebraico (l’ “ebraico medievale”). È grazie al prepotente irrompere dell’importante lingua araba che le comunità ebraiche ricevono la sfida e l’occasione d’impostare la lingua ebraica su una base sistematica: nasce la grammatica (diqduq) (un’utile trattazione di questo tema si ha nel libro di U. Cassuto: Storia della letteratura ebraica postbiblica [Roma, Carucci ed., 1976], che forse sarebbe stato opportuno citare nella bibliografia). Con il 1492, anno della scoperta dell’America, il Durand fa nascere la quarta fase, quella dell’ebraismo contemporaneo, che, partendo da uno stato di frammentazione di natura storico-locale (giudeo-spagnolo o judesmo, giudeo-tedesco o yiddisch) si muove, venendo verso la nostra era, in modo complesso eppur deciso, fino a diventare lingua letteraria. È da sottolineare l’interesse del settimo capitolo per la trattazione di un tema difficile quale quello dell’identità ebraica. Il nostro autore lo affronta in modo aperto e spassionato, disponendosi ad un dialogo futuro piuttosto che andando con esso verso la conclusione del suo libro.

Una bibliografia essenziale completa quest’opera scolastica da raccomandare non solo agli studenti, bensì anche ad intellettuali che sanno quanto interesse possano rivestire le cose passate per il presente.

 



 
 
 
 
 
 
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