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Recensione: PAGE H. KELLEY, DANIEL S. MYNATT, TIMOTHY G. CRAWFORD, The Masorah of Biblia Hebraica Stuttgartensia. Introduction and annotated glossary

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: PAGE H. KELLEY, DANIEL S. MYNATT, TIMOTHY G. CRAWFORD, The Masorah of Biblia Hebraica Stuttgartensia. Introduction and annotated glossary , in Antonianum, 75/1 (2000) p. 162-163 .

La pubblicistica anglosassone nel campo dei “tools” necessari allo studente prima di tutti, ma anche allo studioso, per destreggiarsi con i testi biblici con facilità e immediatezza, offre un’altra piccola perla che è questo manuale d’introduzione alla comprensione della Masora della Biblia Hebraica Stuttgartensia (=BHS). Il criterio da cui partono i curatori (dei quali il primo, P. Kelley, è morto mentre il lavoro veniva terminato; da qui la duplice prefazione del libro) è elementare ed appunto per questo di solito trascurato. Nel trattare le questioni attinenti ai testi biblici si parla spesso di Masora e di studi masoretici, presupponendo a torto che se ne conosca il codice attraverso il quale si sappiano leggere ed usare le note del sistema masoretico. In realtà, lo studioso, specialmente il principiante, non sempre ha a portata di mano la chiave per saper interpretare i segni e i termini perlopiù aramaici che costellano i margini laterali della BHS, che costituiscono la cosiddetta Masora parva (=Mp), e quelli sopra e sotto il testo ebraico, denominati  Masora magna (=Mm), pubblicati in un volume a parte (l’edizione è di G. E. Weil, 1971). L’accesso alla Masora discopre invece tutto un mondo che è quello del gruppo di maestri del medioevo, i Masoreti, i quali hanno costruito un sistema solido ed efficace di lettura corretta e d’interpretazione del testo biblico ebraico, ponendo le basi di un’esegesi scientifica che, pur nei limiti criteriologici dell’epoca, è ancora sorprendente ed utile e comunque è necessariamente da conoscere per maneggiare con padronanza il tipo di testo che fino ad oggi è stato ritenuto il migliore: il Codex Leningradensis B19a (=L). Più precisamente, è il tipo di testo ricostruito e tradito dalla famiglia dei Ben Asher che viene ritenuto il migliore; ora, dei Ben Asher non rimane solo L, bensì anche il Codice di Aleppo, il Codice del Cairo e il Codice Or. 4445 del British Museum, ma, a partire dal Kittel, si è optato per L, perché è l’unico che dia l’AT al completo.

A questo punto si può immaginare come venga  a proposito un manuale come quello in questione. Esso offre 1) una concisa introduzione agli studi masoretici sotto il profilo storico e metodologico (capp. 1-4) e 2) un glossario dei termini masoretici usati nella BHS (cap. 5). Una particolare rilevanza hanno i capp. 1 e 4, perché danno esempi concreti di come si debba usare il sistema masoretico. Naturalmente, non ha bisogno invece di essere rilevata l’opportunità di avere finalmente un glossario con i termini ben chiari, inquadrati in un cartiglio e chiaramente commentati.

Una bibliografia essenziale e un indice delle citazioni chiudono questo libro che raccomandiamo a tutte le istituzioni nelle quali si fanno studi biblici.

 



 
 
 
 
 
 
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