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Libri nostri: STEPHANE OPPES, Dalla intuizione-espressione alla parola. La filosofia del linguaggio nel primo Novecento italiano

 
 
 
Foto , Libri nostri: STEPHANE OPPES, Dalla intuizione-espressione alla parola. La filosofia del linguaggio nel primo Novecento italiano , in Antonianum, 75/1 (2000) p. 200-201 .

Con la sua Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale del 1902, Benedetto Croce apre il Novecento filosofico italiano e lo apre all’insegna del tema dell’espressione e del linguaggio: una anticipazione, tutta italiana, della “svolta linguistica” che intorno agli anni ’30 coinvolge un po’ tutte le scienze e che, in filosofia soprattutto, vede confluire, sul tema del linguaggio, la tradizione metafisica del continente e la tradizione empirico-analitica anglosassone. Centrale nell’opera crociana, benché relegata al discorso estetico, l’affermazione dell’identità di intuizione ed espressione: con essa ci viene insegnata la necessità dell’esprimere all’intuire, della parola al pensiero, del linguaggio alla conoscenza umana; la concezione dell’intuizione-espressione fa sì che Croce consideri la parola ed il linguaggio presupposto dell’espressione logica e dell’espressione nel suo essere fatto pratico, e, più in esteso, nel sistema crociano, il presupposto di tutto l’agire spirituale dell’uomo.

Testimoni della rilevanza che il linguaggio ha progressivamente assunto nella filosofia italiana della prima metà del Ventesimo, grazie a Croce, sono due Congressi Nazionali di Filosofia: il XIV, tenuto a Firenze nel ’40 ed avente per suo primo tema “Pensiero e linguaggio”; ed il XVII, svoltosi a Napoli nel ’55, dal tema “Il problema della conoscenza storica. Arte e linguaggio”. Nel primo Congresso molto interessante, fra gli altri, l’intervento di Carlo Mazzantini su Le tesi fondamentali dello spiritualismo cristiano sul linguaggio, che dimostra come, fra le scuole filosofiche di questo periodo, e, in modo speciale, fra le scuole filosofiche d’ispirazione cristiana, lo spiritualismo possiede quel ricco retroterra filosofico e teologico (Sacra Scrittura e Padri della Chiesa, particolarmente Agostino) grazie al quale si può pensare ed affermare “l’intima unione di pensiero e linguaggio”; allo spiritualismo fanno riferimento, ciascuno per un suo verso, oltre al Mazzantini, lo Stefanini ed Augusto Guzzo col suo Il parlare. Le tre relazione introduttive del secondo Congresso sono affidate ai filosofi Enzo Paci, Ugo Spirito e Stefanini; fra le comunicazioni studiate quella del Chiodi, impegnata in un confronto tra il Tractatus del Wittgenstein e le opere sul linguaggio dello Heidegger e quella mossa da interessi prevalentemente ontologici di Italo Mancini su Idee per una fenomenologia del linguaggio ontologico.

Luigi Stefanini, nella sua opera prevalentemente estetica, con Croce ed oltre Croce, afferma che la parola è concentrica con la poesia ma non coestensiva: il centro in cui sono fulcrate parola e poesia è l’intuizione-espressione, e per ciò si può parlare di palingenesi poetica della lingua; la parola non esclusiva espressività, poesia, come Croce la ha pensata, né esclusiva semanticità, segno, come la vorrebbe il neopositivismo logico: essa, nella sua integralità, è unità di espressività, semanticità, intenzionalità, ulteriorità; nell’interezza dell’atto umano, la parola è atto estetico ed atto teoretico, costitutivo e significativo in una unità consustanziale. Ogni parola dell’uomo, ogni atto umano, ogni azione, cioè, posta dall’uomo attualmente intelligente e volente, come autentica “espressione” della persona, deve poter essere presa in considerazione da una filosofia “integrale” del linguaggio, dalla filosofia della parola.

 

 

 

 

 



 
 
 
 
 
 
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