Ruiz Damien ,
Incontro di studio sui sermoni di S. Vincenzo Ferrer,
in
Antonianum, 75/2 (2000) p. 418-420
.
Venerdi 14 gennaio 2000, alle ore 17.00, si è tenuto nei locali della Chiesa Nazionale di Spagna di via Giulia in Roma, l’Incontro di Studio sui Sermoni di S. Vincenzo Ferrer, OP (1350-1419). Preparato da lungo tempo per iniziativa della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani del Pontificio Ateneo Antonianum, della Chiesa Nazionale di Spagna e dell’Istituto Storico Domenicano, l’incontro ha inteso raccogliere studiosi e interessati in occasione del VI centenario della produzione sermonaria del Ferrer. Si è trattato di una seduta pubblica che ha registrato 60 presenze con lo scopo principale di presentare e discutere un progetto globale di ricerca dei sermoni manoscritti o stampati di “Mestre Vicent” e di attivare un primo passo nella realizzazione del progetto con descrizione dei primi manoscritti e contributo all’inventario dei sermoni vincenziani.
Don Josep Perarnau i Espelt, docente invitato presso la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani, ha avuto il compito di illustrare il progetto in margine al suo magistrale lavoro: Estudis i inventari de sermons de Sant Vicent Ferrer, in Arxiu de Textos Catalans Antics, 18 (1999) Barcelona, (Institut d’Estudis Catalans - Facultat de Teologia de Catalunya) pp. 1168.[1] Il contribuito pionieristico del Prof. Perarnau viene ricordato nel saluto dato ai partecipanti dal Rettore della Chiesa di Spagna Mons. José Luis González Novalín che introduce i lavori. Anche il Decano della Facoltà di Teologia di Catalunya (Barcelona) ricorda l’opera del Prof. Perarnau quale docente nella stessa Facoltà e fondatore della rivista Arxiu de Textos Catalans Antics.
Il Prof. Alvaro Cacciotti, Preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani e moderatore dell’incontro ricorda le modalità di svolgimento dello stesso e passa la parola al Prof. Perarnau perché faccia la sua prolusione. Anzitutto il relatore ringrazia la cortesia degli oratori e sottolinea che l’incontro non è per la presentazione celebrativa di un lavoro completo, ma un incoraggiamento per continuare le ricerche. In effetti, dobbiamo ricordare che sei secoli fa, Vincenzo Ferrer, lascia la carica di confessore papale della città di Avignone e comincia il suo itinerario apostolico di «predicator finis mundi». Per vent’anni circa «Mestre Vicent» ha predicato attraversando la Francia, la Catalogna e il nord dell’Italia. Come dice Perarnau: “vent’anni di sermoni per i quali non sembra esserci un progetto globale di ricerca”. L’occasione del sesto centenario della predicazione di San Vincenzo Ferrer sembra propizia nel prospettarlo.
I sermoni di San Vincenzo Ferrer sono un campo di studio immenso, incalza il relatore. Al momento conosciamo circai sessantacinque manoscritti. Si deve escludere come campo diretto di ricerca l’atto o l’attività del predicatore. I sermoni forniscono tanti dati sulla biografia e sulla forma di predicazione «vicentine», ma non dovrebbero essere campo diretto di studio. Inoltre, rispetto alla divisione tradizionale dei sermoni (cioè «ad populum», «ad clerum», «ad moniales» e «de diversis») il «corpus» della predicazione di Mestre Vicent, non è completo perché non abbiamo quasi niente dei sermoni relative alle due ultime categorie. Ad esempio, manca il testo del sermone di Perpignan (6 gennaio 1416) con il quale si sottrae all’obbedienza di Benedetto XIII. Eccezionalmente, il ms. 62 del convento dei Cordeliers di Friburgo trasmette qualque «reportationes» di sermoni «ad moniales». Possediamo certi sermoni predicati ai sacerdoti. Invece, la maggioranza della predicazione conosciuta di San Vincenzo è quella destinata quasi ogni giorno al popolo. Dunque, l’indagine si deve limitare forzatamente alle categorie principali dei sermoni conosciuti.
Secondo il relatore, in un primo momento, poiché siamo all’inizio di un progetto, si devono raccogliere alcune notizie, in forma di scheda, in tutti i testi, completi o frammentari, manoscritti o stampati, risalienti ai sermoni di San Vincenzo. Poi, sembra necessaria una descrizione accurata d’ogni manoscritto insistendo sulla composizione materiale del codice per evitare errori d’identità e d’identificazione. Il Prof. Perarnau ricorda che un sermone di San Vincenzo va identificato «sulla base del tema biblico posto al capo della divisione dei punti da spiegare» come hanno già dimostrato Josep Sanchis Sivera nel 1929 e Adolfo Robles nel 1964.
Il secondo punto dell’intervento del relatore riguarda il suo volume che indica come «piccolo contributo e strumento di lavoro». Infatti, questo saggio del Prof. Perarnau, che contiene la descrizione di cinque manoscritti, può diventare il punto di referimento e di partenza per numerosi studi sui sermoni di San Vincenzo. L’autore osa pensarlo per due ragioni che espone.
Prima, nel capitolo di questo volume dedicato al manoscritto di Perugia e a due manoscritti vaticani che contengono schemi scarni di sermoni (ATCA 18, pp.157-398), si mette in luce un genere letterario particolare attinente i sermoni di San Vincenzo e che Perarnau ha chiamato «nota» perché i testi incominciano con questa parola. Infatti a differenza degli «schemi», le note non sono precedute del tema biblico. Dunque l’autore pensa che queste note erano utlizzate per diversi temi biblici. Don Perarnau ha identificato 47 note (ATCA 18, pp. 346-384). E' questa l’occasione per studiare tale genere letterario che non si trova soltanto in questi manoscritti; esso si trova anche in manoscritti di sermoni «normali», come per esempio in quelli di Avignone o di Tolosa.
La seconda ragione riguarda il volume di Don Perarnau rispetto al suo valore di strumento di lavoro. L’inventario proposto può senza dubbio essere uno strumento di controllo quanto all’attribuzione di un sermone a «Mestre Vicent» Questo inventario è nato «nel momento in cui mi sono trovato davanti ai sermoni del manoscritto di Barcelona BC 476», spiega l’autore. Infatti, questo manoscritto contiene testi anepigrafi e adespoti. In questo caso si è dovuto «inventare una criteriologia di attribuzione» (Cf. ATCA 15) che si fonda anzitutto sui temi biblici e la divisione del testo. Ricorda che questo metodo ha contribuito ultimamente all’attribuzione dei sermoni contenuti nei Vat. Lat. 1258 e 7609 a San Vincenzo Ferrer.
Don Perarnau conclude la sua prolusione augurando il ritrovamento del manoscritto 277 della Seu di València e dei tre dell’Archivio parrocchiale di Morella persi durante la Guerra Civile (1936-1938). L’augurio poi si fa più generale rispetto al ritrovamento di nuovi manoscritti e che, infine, si scopri la testimonianza d’En Joan, il chierico che accompagnava San Vincenzo. Solo così dice il Prof. Perarnau «ci avviciniamo alla totalità dei testi sermonari di Mestre Vicent Ferrer».
Dopo l’intervento, i presenti hanno preso la parola. Varie le domande e le indicazioni emerse intorno ad una possibile prosecuzione del proggetto. Tra gli interventi di illustri studiosi va sottolineata la notizia del Prof. Carlo Longo. Secondo il suo parere a Palermo, nel convento dei domenicani, è conservata come reliquia una lettera autografa di San Vincenzo. Si impone, secondo Perarnau, un confronto tra questa e il manoscritto di Perugia. La sua pubblicazione avrebbe grande valore di testimonianza intorno alla vita di San Vincenzo.
Il Prof. Cacciotti invita il Prof. Arturo Bernal, Direttore dell’Istituto Storico Domenicano, a raccogliere in una sintesi gli elementi emersi. Oltre ai risultati raggiunti egli nota la novità del lavoro proposto in ordine all’approfondimento della "predicazione" dei domenicani. Infine si augura che quest’incontro sia il punto di partenza di un grande movimento di ricerca sul predicatore domenicano, il cui influso sulla spiritualità e sulla religiosità della fine del Medioevo rimane ancora un campo da scoprire mediante l’edizione sistematica dei sui sermoni.
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