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Recensione: GONZALO ARANDA PÉREZ, FLORENTINO GARCÍA MARTÍNEZ, MIGUEL PÉREZ FERNÁNDEZ, Letteratura giudaica intertestamentaria

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: GONZALO ARANDA PÉREZ, FLORENTINO GARCÍA MARTÍNEZ, MIGUEL PÉREZ FERNÁNDEZ, Letteratura giudaica intertestamentaria , in Antonianum, 75/3 (2000) p. 556-557 .

La ormai nota collana d’”introduzione allo studio della Bibbia”, curata da studiosi spagnoli e tradotta dall’italiana Paideia, si è arricchita di un nuovo notevole volume, quello dedicato alla letteratura impropriamente chiamata intertestamentaria. I tre responsabili della trattazione della materia sono studiosi riconosciuti sul piano internazionale e svolgono il compito rispettivo in modo magistrale. Ciascuno di essi si occupa di una delle tre parti di cui il volume si compone: 1) la letteratura di Qumran (García); 2) apocrifi dell’AT (Aranda); 3) la letteratura rabbinica (Pérez).

Nella prima sezione viene offerta un’ampia panoramica aggiornata della letteratura qumranica, della quale sono elencati sistematicamente tutti i testi finora editi (dello stesso curatore, affiancato dalla collaborazione di C. Martone,  la Paideia ha già pubblicato la raccolta dei Testi di Qumran, alla cui edizione viene fatto sempre riferimento tra parentesi quadre). I documenti vengono suddivisi per argomento: a) testi halakici e regole; b) letteratura a contenuto escatologico; c) letteratura esegetica; d) letteratura parabiblica; e) testi poetici; f) testi liturgici; g) testi astronomici, calendari e oroscopi; h) il Rotolo di Rame. Una bibliografia aggiornata ed essenziale accompagna la presentazione di ciascun testo.

La seconda sezione si occupa di quel vasto pianeta costituito dalla letteratura apocrifa dell’AT, il brodo di coltura cioè dell’immaginario giudaico che ha alimentato le generazioni degli ultimi secoli dell’era veterotestamentaria, fino all’evento cristiano, anzi talora ad evento cristiano già verificatosi. In tale ambiente sono nate alcune opere dello stesso AT e, possiamo aggiungere, che è tale epoca che ha dato un senso in qualche modo definitivo a quelle Scritture che furono appannaggio anche dei primi cristiani. Per comprendere tale affermazione, bisogna immergersi in quella più ampia e completa atmosfera creata dalla letteratura in questione. Anch’essa, dopo un capitolo introduttivo, viene riportata per argomenti: a) le apocalissi. Origine del male e vittoria di Dio (1, 2, 3 Enoc, Testamento di Mosé, Apocalisse di Abramo, Apocalisse siriaca di Baruc, 4 Esdra, ecc.); b) nuove narrazioni della storia biblica (si tratta della cosiddetta “rewritten Bible”, come chiamano gli anglosassoni quel fenomeno socio-culturale di cui fu rappresentante anche Giuseppe Flavio con le sue Antiquitates judaicae, benché egli sia vissuto nel I sec. d.C.; Libro dei Giubilei, 3 Esdra, Pseudo-Filone, Vite di Adamo ed Eva, ecc.); c) la via indicata dai padri: i testamenti (Testamenti dei 12 Patriarchi, ecc.); d) l’esempio e la parola dei profeti (Martirio di Isaia, ecc.); e) nuove preghiere (Odi di Salomone); f) opere del giudaismo della diaspora (Lettera di Aristea, 4 Maccabei, Oracoli Sibillini, ecc.).

La terza parte, infine, dà un ampio resoconto della letteratura rabbinica. Propriamente, come rileva il Pérez nell’introduzione, l’argomento non potrebbe appartenere a questo volume, dato che le opere ad esso attinenti appartengono perlopiù al periodo postbiblico; anche il considerarle come mero proseguimento dell’epoca precedente è controverso, per il fatto che si è di fronte ad un vero e proprio nuovo movimento, solo in forza del quale però è stata possibile la sopravvivenza del precedente giudaismo. Diremmo quindi che la letteratura rabbinica è il quadro culturale e letterario che segue immediatamente al giudaismo intertestamentario e si conquista una sua fisionomia originale, parallela a quella che definisce sempre più il cristianesimo come ramo che si stacca anch’esso dal giudaismo precedente. La letteratura rabbinica è una vasta e importante testimonianza, che fonda il giudaismo a partire dal NT e giunge fino a noi cristiani e che, come tale, va finalmente anche da noi conosciuto. La trattazione del Pérez è esemplare, sintetica ed esaustiva. Aggiungiamo solo una nota di aggiornamento, inseribile in un’ eventuale prossima edizione: l’edizione del Sifré ai Numeri del Kuhn non è più la fonte esclusiva in proposito, da quando è apparsa l’opera di Dagmar Börner-Klein, Der Midrasch Sifre zu Numeri (Rabbinische Texte – 2. Reihe, III; Stuttgart, Berlin-Köln, Kohlhammer, 1997).

 



 
 
 
 
 
 
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