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Recensione: PIET B. DIRKSEN, La Peshitta dell'Antico Testamento

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: PIET B. DIRKSEN, La Peshitta dell'Antico Testamento , in Antonianum, 72/1 (1997) p. 133 .

P. Dirksen offre questo utile libretto, perché sia possibile anche ai non specia­listi di avere accesso alla conoscenza dei problemi riguardanti la Peshitta, cioè la traduzione siriaca della Bibbia (in questo caso, il D. si limita all'AT). Conoscere tali problemi, significa anche entrare nel mondo affascinante della storia del testo bibli­co e, in particolare, delle sue versioni antiche, tra le quali la siriaca certamente oc­cupa un posto di rilievo. L'autore offre una sintesi densa e succosa, riguardante la storia, l'origine e l'attuale stato della questione attorno alla Peshitta. Il D. ha auto­rità per farlo, in quanto è condirettore del progetto internazionale di edizione della Pashitta, facente capo alla facoltà di teologia dell'Università di Leiden, sotto la di­rezione di P.A.H. de Boer. Dei diciassette volumi previsti, dodici sono già stati pub­blicati.

Molte e spinose sono le questioni che fin dal secolo scorso accompagnano lo studio della versione siriaca. Quel che si può dire con una certa plausibilità è che la sua origine si situi tra il primo e il secondo secolo dopo Cristo. I manoscritti più an­tichi a disposizione, però, che la testimoniano, datano ad un'età posteriore di circa quattro o cinque secoli: un grosso iato, quindi, che rende difficile seguire gli svilup­pi e le modificazioni testuali, a partire dall'inizio, ma che soprattutto fa diventare un rompicapo il modello originale, anche se i Padri siri, come Afraate ed Efrem, del IV sec, possono talora costituire un ponte utile.

Circa la natura della versione siriaca, da più di un secolo si discute se essa ri­fletta direttamente un originale ebraico oppure attesti una tradizione targumica (versione aramaica del testo biblico), sia nel senso della ipotesi Kahle-Baumstark, sia in quello del prestito dal Targum Onqelos. Oggi si può a ragione affermare che sia valida la prima ipotesi, anche se bisogna ricordare che la Peshitta, risalendo al II sec, si rifa ad una Vorlage del testo ebraico così com'era stato stabilito in quel momento storico; quindi, sotto questo aspetto, la Peshitta ha un valore inferiore ri­spetto alla LXX, databile almeno a tre secoli prima. Ad ogni modo, non si può sot­tovalutare l'apporto della traduzione siriaca agli studi esegetici, sia in relazione alla critica testuale, sia in rapporto alla conoscenza degli sviluppi culturali e teologici che essa riflette.



 
 
 
 
 
 
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