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Recensione: Alessandro Roccati (a cura), Sapienza egizia. La letteratura educativa in Egitto durante il II millennio a.C

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Alessandro Roccati (a cura), Sapienza egizia. La letteratura educativa in Egitto durante il II millennio a.C, in Antonianum, 70/3-4 (1995) p. 688-689 .

Un volumetto utile per la conoscenza di questa espressione della cultura egi­ziana antica, che si affianca alla letteratura religiosa, resa molto più famosa dai mo­numenti funerari. Inoltre, come del resto la maggior parte dei volumi di questa se­rie, l'importanza dei testi è data anche dalla loro relazione con la sapienza israeli­tica che tanto, lungo la sua storia, ha subito l'influsso del vicino Egitto.

L'ottimo curatore ha scelto le istruzioni o gl'Insegnamenti del periodo più rap­presentativo della storia egizia, sempre tenendo conto che tale tipo di letteratura affonda le radici molto più indietro, nel terzo millennio e nella tradizione orale e si è poi tramandata, ricopiata o rimaneggiata, nelle epoche successive. Comunque, la fascia temporale scelta è quella del Medio e del Nuovo Regno, le epoche della fio­ritura dell'egiziano classico prima e, via via, del neoegiziano poi. Nella prima lingua sono scritti gl'Insegnamenti di Hardedef, per Kagemni, di Ptahhotep, per Merikara, di Amenemhat I e di Kheti; inoltre, l'inno del panegirico reale e l'Insegnamento di un uomo a suo figlio; nella seconda lingua sono offerti gl!'Insegnamenti di Ani, di Amenemope (a cui si è ispirata anche /erbalmente una sezione dei Proverbi: 22,17-24,22) e di Amennakht.

Come si è detto, questo tipo di letteratura, che ha come scopo quello di for­mare il carattere di nobili funzionari, a cominciare dal rappresentante più alto del­l'apparato, il faraone, per il quale o a nome del quale sono scritte le istruzioni, ha la caratteristica di fondo, di essere letteratura di tradizione; in altre parole, in essa è dato di trovare anche materiale dell'Antico Regno. E tuttavia, un'evoluzione ideologica, oltre che linguistica, accompagna questo fenomeno culturale tipicamen­te egiziano. Dall'atmosfera rarefatta della destinazione per il solo faraone o per il figlio, in una luce trascendente che è propria del periodo menfita (III millennio a.C), si passa gradualmente ad un allargamento dei destinatari nel Medio e nel Nuovo Regno. Del resto, la partecipazione ai beni della cultura si accompagna di pari passo con quella ai beni religiosi, come dimostra la estensione progressiva delle sepolture, con l'aspetto teologico e rituale che implicavano, a strati sempre più lar­ghi della popolazione. L'allargamento dei destinatari, significa anche un adegua­mento alle nuove situazioni sociali e politiche, così che ci è dato anche, attraverso i testi, di avere notizie indirette dei vari periodi storici interessati.

Il R. ci offre una raccolta attentamente curata di testi che ci aprono un mondo in parte lontano, per idioletti linguistici e semantici, e in parte, tuttavia, vicino, per­ché sono il riflesso di uno spirito vigile ed indagatore della realtà, animato da un forte senso morale, radicato nel reale, un riflesso accessibile anche alla nostra at­tuale mentalità.



 
 
 
 
 
 
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