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Recensione: Karl-Friedrich Pohlmann, Ezechielstudien. Zur Redaktionsgeschichte des Buches und zur Frage nach den āltesten Texten

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Karl-Friedrich Pohlmann, Ezechielstudien. Zur Redaktionsgeschichte des Buches und zur Frage nach den āltesten Texten , in Antonianum, 69/2-3 (1994) p. 381-382 .

Con questo libro il P. consegna al pubblico degli studiosi i risultati più notevoli della sua decennale fatica attorno al commentario di Ezechiele per la collana « Das Alte Testament Deutsch ». Speriamo di potere presto godere di queste sue fatiche.

Intanto, abbiamo questo volume che affronta problemi fondamentali del libro di Ezechiele: la sua genesi, le modalità di detta genesi, il rapporto storico-letterario tra strato e strato. È evidente che il P. è per la Fortschreibung del testo, secondo il modo di vedere di Zimmerli e di uno degli ultimi studiosi di Ezechiele, Thomas Kruger, molto citato nel libro per il suo Geschichtskonzepte irn Ezechielbuch (BZAW 180; 1989), già recensito in questa rivista (cf. Antonianum 67/1992/142-144).

Partendo da questa premessa, si presenta già l'orientamento che l'autore se­gue nel suo saggio. Egli cerca di stabilire l'identità delle stratificazioni che sono ve­nute a formare il libro di Ezechiele così com'è ora. Fondamentalmente, ne stabili­sce tre, al di là poi delle vicissitudini subite dal testo ezechielico nelle varie fasi di trasmissione.

Ad uno strato antico, si è succeduta una redazione molto importante, quella che è stata fatta in una luce favorevole alla « gola », cioè alla colonia dei primi de­portati a Babilonia, quelli del 597 a.C. Questa seconda fase della storia del libro è dovuta all'opportunità di dare una risposta, in seguito alla catastrofe del 587 e al caso verificatosi a riguardo degli scampati dall'eccidio, alla domanda: qual è il po­polo a cui Dio vuole continuare la sua elezione, quello della gola o quello degli scampati di Gerusalemme? La risposta è inequivocabile. Anche se non sono morti tutti quelli di Gerusalemme, non c'è speranza per i superstiti, il nuovo Israele si farà con i primi deportati.

Questa redazione golaorientierte, come si esprime il P., è per lui di fondamen­tale importanza nel processo genetico del libro ezechielico e vi dedica largo spazio della sua analisi. Questa però non arriva alle conclusioni del Kruger, il quale vor­rebbe fare della redazione orientata a favore della gola, la stratificazione più appa­riscente dell'attuale libro.

In realtà, per il P. si ha da fare i conti con una più tardiva redazione che smus­sa la predicazione spigolosa e parziale precedente, a favore di un problema più gènerale, quale quello del destino dell'Israele « disperso tra i popoli e le nazioni », un destino certamente di salvezza.

Queste questioni sono affrontate nella prima delle due parti di cui si compone il saggio, quella dedicata appunto ai problemi di Redaktionsgeschichte. L'indagine precisa e puntuale, è condotta su testi significativi, nei quali è manifesta la mano dei redattori che hanno sviluppato nel senso del proprio orientamento quanto tro­vavano davanti a sé. L'operazione del redattore pio-golà, ha dato come risultato un vero e proprio libro di Ezechiele, previo a quello attuale, che si terminava con la vi­sione di Ez 37 (ancora non erano stati operati gli spostamenti testimoniati dal pa­piro 967, il quale pone il e. 37 dopo 38-39). L'ultimo redattore ha recepito la pre­dicazione del non meglio identificato profeta Ezechiele favorevole alla colonia dei primi deportati, e ha certo condiviso il ruolo preferenziale concesso ad essa, ma ne ha smorzato i toni eccessivamente faziosi, convogliando la problematica verso una questione generale circa la Diaspora. A tale questione il redattore tardivo ha rispo­sto con il messaggio della riunificazione del rinnovato Israele, disperso tra i popoli.

La seconda parte dello studio è invece dedicata alla ricerca dei testi più antichi del libro di Ezechiele. Impresa non facile, come ammette l'autore, il quale già du­bita comprensibilmente, come si è accennato sopra, della consistenza della stessa fi­gura storica di Ezechiele; vi si aggiunga il forte taglio impresso via via dai redattori successivi, specialmente quello della redazione golaorientierte, e il quadro delle dif­ficoltà sarà completo. Tuttavia, il P. affronta il non lieve compito e la sua analisi porta a scoprire nei testi verosimilmente più antichi, una prima raccolta di testi pro­fetici, messi insieme già con l'intenzione di farne una specie di libro. L'epoca era quella molto vicina alla catastrofe del 587. Questo primo progetto di « libro » era il frutto di riflessioni a caldo sul senso e sulle conseguenze della catastrofe. Il tutto veniva fatto rientrare in una concezione di storia nella quale s'inseriva la progettua­lità dell'agire di Dio. Il male è venuto come realizzazione di quanto aveva minac­ciato precedentemente il Signore; tale razionalizzazione lasciava spazio all'altro membro dell'argomentazione: ora che Dio ha compiuto il suo giudizio, volgerà la sua azione in salvezza.

Abbiamo voluto presentare in maniera purtroppo ingratamente sintetica il va­lore notevole delle fatiche del P. attorno al libro di Ezechiele. Il suo libro si legge con interesse e certo gli studiosi devono tenere conto dei suoi risultati. Chi scrive, condivide la concezione di un continuato processo di rielaborazione cui il testo eze-chielico sarebbe stato sottoposto, mentre non condivide la convinzione che il libro attuale sia senza una strutturazione progettuale al pari delle presunte redazioni in­termedie, sulle quali il P. concentra invece i suoi sforzi. È curioso (e forse signifi­cativo) che nel libro non venga mai preso in considerazione Ez 40-48, il suo valore di terza visione rispetto a Ez 1-3 e 8-11, e, corrispondentemente, il fatto che ad Ez 37 venga quasi negata la parità di valore.

Per quanto riguarda poi la indiscutibilità della metodologia che conduce a quei risultati delle redazioni intermedie, ci siamo già espressi più volte, tra cui pro­prio nel caso della recensione del Kriiger (vedi sopra). La metodologia, allorché è analisi che si muove nell'ambito del piano letterario, mostra tutta la sua rigorosità; quando invece si adopera il già precario valore dell'ipotesi letteraria per sviluppare un'ancor più precario background storico, allora i nostri dubbi aumentano, perché il salto dalla lettera alla storia ci sembra eccessivo e lascia troppo spazio, data ap­punto la sua opinabilità, alla pregiudiziale ermeneutica e teologica dello studioso, il quale conferisce a generazioni molto lontane dalla nostra, una visione della realtà più vicina alla filosofia occidentale contemporanea, che a quel mondo arcaico, così diverso dal nostro.

 

 

Ad uno strato antico, si è succeduta una redazione molto importante, quella che è stata fatta in una luce favorevole alla « gola », cioè alla colonia dei primi de­portati a Babilonia, quelli del 597 a.C. Questa seconda fase della storia del libro è dovuta all'opportunità di dare una risposta, in seguito alla catastrofe del 587 e al caso verificatosi a riguardo degli scampati dall'eccidio, alla domanda: qual è il po­polo a cui Dio vuole continuare la sua elezione, quello della gola o quello degli scampati di Gerusalemme? La risposta è inequivocabile. Anche se non sono morti tutti quelli di Gerusalemme, non c'è speranza per i superstiti, il nuovo Israele si farà con i primi deportati.

Questa redazione golaorientierte, come si esprime il P., è per lui di fondamen­tale importanza nel processo genetico del libro ezechielico e vi dedica largo spazio della sua analisi. Questa però non arriva alle conclusioni del Kruger, il quale vor­rebbe fare della redazione orientata a favore della gola, la stratificazione più appa­riscente dell'attuale libro.

In realtà, per il P. si ha da fare i conti con una più tardiva redazione che smus­sa la predicazione spigolosa e parziale precedente, a favore di un problema più gè



 
 
 
 
 
 
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