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Informazione sulla pubblicazione:
Inaugurazione dell'anno accademico 1993/1994 del PAA. I - Saluto del Gran Cancelliere

 
 
 
Foto Schalùck Hermann , Inaugurazione dell'anno accademico 1993/1994 del PAA. I - Saluto del Gran Cancelliere, in Antonianum, 68/4 (1993) p. 572-574 .

Fratelli e sorelle, cari amici tutti, Beato Giovanni Duns Scoto: prega per noi!

Nell'inaugurare questo nuovo Anno accademico è doveroso per tutti noi, oltre a continuare un lavoro rigorosamente scientifico e scientifica­mente rigoroso, iniziare con l'invocazione rivolta al Beato Giovanni Duns Scoto. Oggi celebriamo la sua festa, la prima dopo il solenne omaggio li­turgico di Giovanni Paolo II al Beato, il 20 marzo 1993 nella Basilica di S. Pietro.

È una festa grande per l'Ordine e per tutte le famiglie francescane che vorranno sottolineare l'importanza dell'evento, questa sera, con una solenne celebrazione presieduta dai Ministri Generali presso la Basilica dei Santi XII Apostoli.

Ma è particolarmente cara a tutti noi la data odierna poiché essa è occasione propizia per rivolgere, nella mia qualità di Gran Cancelliere del Pontificio Ateneo «Antonianum», agli illustri ospiti, alle Autorità Ac­cademiche, ai Professori, ai Collaboratori, ai cari Studenti, un lieto saluto e un sincero ringraziamento per l'opera di ciascuno svolta a favore di questo Centro di Studi, il più importante dell'Ordine.

Dicevo che la data odierna ci è cara. Infatti il nostro autentico e ra­dicale impegno nel campo della cultura trova nella figura del Beato Gio­vanni Duns Scoto, una linfa nuova e più dilatati orizzonti.

Già il Santo Padre, Giovanni Paolo II, nell'omelia del 20 marzo 1993, ricordava che la dottrina del Beato Giovanni Duns Scoto «edifica vigorosamente la Chiesa, sostenendola nella sua urgente missione di nuova evangelizzazione dei popoli della terra». (Cf. Acta Ordinis, CXII, I [1993] 42). Sulla scorta del Beato Giovanni Duns Scoto il nostro Ordine, chiamato all'acutezza dell'ingegno e alla capacità di penetrare sempre più il mistero di Dio, è da vario tempo impegnato in uno sforzo crescente di dialogo interreligioso con confessioni cristiane e non cristiane.  Porsi a servizio della Chiesa e del mondo per una nuova evangelizzazione impe­gna noi francescani in una posizione di avanguardia.

Le molteplici iniziative alle quali si è dato corso nei paesi dell'Eu­ropa Orientale, nella Russia Europea e quella Asitica in territori isla­mici, in Asia, in Africa, scaturiscono dalla partecipazione al piano di Dio che si incarna nella storia. Noi francescani vogliamo in primo luogo of­frire il nostro contributo per l'edificazione di un mondo più giusto, libero e fraterno, obbedendo al mandato di Cristo di annunciare il suo Vangelo sempre a tutti e dovunque. Condividendo la bontà di Dio nel viverla e proclamarla a ogni creatura, siamo chiamati, soprattutto in questo nostro centro Accademico, a sostenere, nutrire e purificare, con il vaglio cultu­rale, la missione.

Oggi abbiamo urgente bisogno che la coscienza dell'Ordine si risve­gli nuovamente circa l'opera di evangelizzazione. L'amore portato da Dio all'uomo non può lasciarci indifferenti. Esso richiede la nostra presenza nella storia. Una presenza piena di amore, profonda e gratuita nel cuore del mondo. L'annuncio del Regno di Dio che non si identifica con un de­terminato progetto politico e sociale, obbedisce, anche in un tempo di crisi come l'attuale, all'unico criterio che è lo Spirito a guidare nella sua potenza i nostri passi. È, allora, il nostro, un tempo di grazia e non ci av­venga mai di restare sordi al richiamo dello Spirito Santo.

Occorre confidare sempre nell'opera dello Spirito e io credo che l'entusiasmo mostrato da molti fratelli — pur in mezzo a tante difficoltà — ad entrare in dialogo con culture e religioni diverse, sia un segno con­creto di collaborazione dell'Ordine al cammino dei popoli. Opera questa che i francescani non possono, per loro vocazione, disattendere in quanto voluta e benedetta dal Signore. Del resto lo stesso S. Francesco ci ha mo­strato questa brama evangelica, spingendosi fin tra i musulmani.

Il compito del nostro Ateneo risiede soprattutto nel lasciarsi interro­gare da questioni e tematiche attuali, nelle quali il dialogo interreligioso secondo lo «Spirito di Assisi», diventa stile di evangelizzazione e cioè l'annuncio nel dialogo, il dialogo via dell'annuncio. Posto in questa dina­mica l'Antonianum potrà fornire sempre meglio la necessaria visione cri­tica all'identità francescana impegnata nel favorire l'interscambio di esperienze di fede, di teologia, di vita tra regioni, paesi e continenti. Dovrà collaborare all'ascolto reciproco e al rispetto vicendevole tra po­poli diversi nel programmare ricerche e approfondimenti proficui. Dovrà facilitare, con lo studio scientifico e l'intelligenza della fede, l'azione di incrementare solidarietà, cura e sollecitudine per una fraternità mondiale contro il pericolo del frazionamento e dell'immobilismo individualistico.

Se la nostra fraternità sarà sempre più capace di dare risposte corag­giose a questa nuova dimensione della vita missionaria è segno che la no­stra coscienza di missione è al servizio della Chiesa e del mondo.

È con questa speranza che auguro a tutti voi un lavoro fruttuoso che apra gli occhi e purifichi la mente per scorgere i segni dei tempi.

Antonio da Padova e Giovanni Duns Scoto, maestri di pensiero e di dottrina, vi aiutino nel vostro cammino di ricercatori della verità.

Mentre, dunque, invoco su di voi la benedizione del nostro Padre S. Francesco, dichiaro, con piena gioia, aperto il nuovo Anno Accademico 1993-1994.



 
 
 
 
 
 
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