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Recensione: Gloria Rosati (a cura di), Libro del Morti

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Gloria Rosati (a cura di), Libro del Morti , in Antonianum, 67/1 (1992) p. 148-149 .

La dott.ssa Gloria Rosati mette a conoscenza del vasto pubblico due testimo­nianze molto interessanti di quel monumento di letteratura «canonica» che è l'an-tico-egizio Libro dei Morti. I due documenti sono due papiri funerari del Museo Egizio di Torino, siglati con Cat. 1794 e Cat. 1793. Il primo tèsto, il 1794, migliore, abbastanza ben conservato, apparteneva ad una giovane donna, «Tared, la pic­cola» o come suggerisce la R., «Ta(che) red» = «la bambina». Il 1793, invece, ap­parteneva ad una «suonatrice di sistro», Isi(em)achbit, figlia di Montuemhat, sa­cerdote di Amon-Ra, e di Hersenes. Entrambi i testi sono dell'età tolemaica (IV sec. a.C. e segg.).

I due papiri sono delle antologie di testi del Libro dei Morti, che dimostrano come esso si fosse tramandato fedelmente e venisse usato in certo qual modo come una «sacra scrittura», della quale bastava riprodurre alcuni capitoli, per rag­giungere lo scopo magico-religioso di accompagnare le defunte nel viaggio verso il regno dell'oltretomba.

Prima di offrire i testi tradotti, la curatrice fa una rapida introduzione storico-letteraria. La più antica letteratura funeraria ha avuto la sua prima redazione si­stematica nei geroglifici murali dei Testi delle Piramidi, risalenti alla V dinastia (terzo millennio). La «canonicità» della letteratura funeraria egizia non va intesa nel nostro senso, ma piuttosto in quello di una formulazione sacra ufficiale con fi­nalità magica: quella di aprire al defunto il regno dell'aldilà. Fatto sta che i testi sono stati tramandati fedelmente, allargandone via via l'uso dalla persona dei fa­raoni alla famiglia reale e ai notabili. Si arriva ad una svolta. Nel Medio Regno (inizio secondo millennio), si crea una nuova letteratura funeraria in buona parte improntata ai Testi delle Piramidi, ma con una nuova rimaneggiatura: i Testi dei Sarcofagi (chiamati così, perché dipinti sui coperchi o sul fondo dei sarcofaghi). Con il Nuovo Regno (seconda metà del secondo millennio) si registra un'ulteriore svolta. Vengono prodotti nuovi testi, i quali, accanto a quelli delle Piramidi, tor­nano ad essere di uso esclusivo dei sovrani, mentre nasce una nuova raccolta che contiene in realtà buona parte del materiale dei Testi dei Sarcofagi: è il Libro dei Morti, il cui uso è ampiamente estensibile.

Non è facile farsi un'idea del Libro dei Morti, perchè da una lato esso è una collezione organica di testi concresciuti nel tempo, dall'altra, tale organicità, che prima si è definita canonica, non va intesa nel senso, per capirci, della Sacra Bib­bia. Il Libro dei Morti è un prontuario di formulazioni riflettenti delle concezioni teologiche antiche e affascinanti, ma con scopi magici. Tali concezioni, poi, non costituiscono un vero e proprio sistema teologico, bensì una confluenza di più si­stemi, accreditati dai vari santuari.

Rimane il fascino di questi due papiri curati nel presente libretto. Dato che spesso il materiale testuale è comune, anche se peggio conservato nel 1793, i vari capitoli vengono proposti, prendendoli consecutivamente ora dall'uno ora dall'al­tro papiro. Poiché le immagini e le vignette alle quali i capitoli fanno riferimento sono un elemento fondamentale in questo genere di testi, bisogna lamentare l'as­senza di una qualsiasi riproduzione figurativa. È l'unica mancanza di rilievo in questa operetta, che tuttavia ben testimonia ugualmente la lunga tradizione del­l'egittologia italiana.



 
 
 
 
 
 
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