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In memoriam. Padre Virgilio Canio Corbo, O.F.M. (1918-1991)

 
 
 
Foto Niccacci Alviero , In memoriam. Padre Virgilio Canio Corbo, O.F.M. (1918-1991), in Antonianum, 67/1 (1992) p. 168-171 .

Nel primo mattino del 6 dicembre 1991 si è addormentato nel Si­gnore Padre Virgilio Corbo, colpito da grave malattia manifestatasi solo pochi mesi prima, all'età di 73 anni. Era nato ad Avigliano (Potenza -Italia) l'8 luglio 1918. All'età di 10 anni venne in Terra Santa come alunno del Seminario minore della Custodia di Terra Santa (CTS). Fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1942 a Betlemme.

Dal 1946 al 1949 fu studente del Pontificio Istituto Orientale dove si laureò in Scienze Orientali presentando la tesi «Gli scavi di Khirbet Siyar el-Ghanam (Campo dei Pastori) e i monasteri dei dintorni». Nel corso degli anni ricoprì incarichi vari: docente nel Seminario minore di Em-maus el-Qubeibeh e nel Seminario maggiore della CTS in Gerusalemme (1950-1968); organizzatore del padiglione di Terra Santa alla mostra d'arte missionaria dell'Anno Santo (1950); direttore della rivista La Terra Santa (1950-1955); incaricato dei restauri in diversi santuari della CTS (dal 1951); collaboratore dell'architetto Antonio Barluzzi; consulente per alcune riprese cinematografiche sulla Terra Santa (1953-1954). Superiore del convento francescano del Getsemani (1956-1959); professore di ar­cheologia cristiana nello Studium Biblicum Franciscanum (SBF) (1984-1990).

Durante il concentramento dei francescani italiani a Emmaus el-Qu­beibeh (1940 -  1943) si appassionò all'archeologia alla scuola del Padre Bellarmino Bagatti, facendo le prime esperienze nello scavo del villaggio. L'interesse iniziale si indirizzò ai monasteri del deserto di Giuda. Esplorò rovine, dove fu possibile praticò anche scavi, talvolta identificando le ro­vine   con   monasteri   noti   dalle   fonti   letterarie.   Possiamo   nominare:  la laura «Eptastomos», il cenobio di Zannos, la laura di Geremia, la laura di Firmino, la nuova laura di Khirbet Tina. Ebbe la fortuna di scoprire un monastero georgiano a Bir el-Qutt, presso Betlemme, con una iscrizione dedicatoria del VI sec. che è tra le più antiche testimonianze monumen­tali di quella lingua.  I frutti di questi sopralluoghi  e  scavi  apparivano puntualmente nella rivista La Terra Santa con ampie illustrazioni che ne fanno dei rapporti preliminari di scavo. Frutti più maturi di questa atti­vità del giovane Corbo furono la tesi di laurea, pubblicata poi nella Col-lectio Maior dello SBF (N. 11) nel 1955, e un'importante relazione sul­l'ambiente materiale della vita dei monaci di Palestina tenuta a un conve­gno del Pontificio Istituto Orientale sul monachesimo orientale (1958).

Successivamente il Padre Corbo si dedicò all'esplorazione archeolo­gica di due luoghi venerati del Monte Oliveto: in in un'area a ridosso del santuario dell'Ascensione e nella Grotta degli Apostoli al Getsemani (1959). Nel 1960 fu incaricato dalla CTS di seguire come archeologo i re­stauri nella basilica del S. Sepolcro: praticò scavi nella proprietà dei cat­tolici e, grazie ai buoni rapporti con i superiori delle comunità cristiane greco-ortodossa (Archimandrita Daniele Choriotakis) e armeno-orto­dossa (Vescovo Guregh Kapikian), potè seguire tutti i lavori eseguiti nella basilica durante gli anni 1960-1982. Lo scavo archeologico della for­tezza dell'Herodion negli anni 1962-1967 fu un'opera imponente che dette la misura della capacità organizzativa e del coraggio del Padre Corbo. La sua ricerca portò alla riscoperta della reggia-fortezza di Erode e delle co­struzioni successive all'interno di essa, tra cui un monastero.

Negli anni 1967-1970 condusse una lunga e fruttuosa campagna ar­cheologica al santuario del Monte Nebo dove per anni fu incaricato anche dei restauri.

Nel 1968 inizia l'ultima fase, e la più ricca di frutti, della vita del Padre Corbo, che si associa, in un sodalizio di vita e di lavoro, il Padre Stanislao Loffreda appena laureatosi in archeologia presso l'Orientai In-stitute di Chicago. Da quell'anno al 1986 il Padre Virgilio ha diretto 19 fe­condissime campagne di scavo a Cafarnao. Esse hanno permesso quattro risultati principali: tracciare la storia di Cafarnao dal periodo del Bronzo Medio al periodo arabo, precisare la datazione della celebre sinagoga al IV-V sec. d.C, riscoprire, sotto di questa, tracce della sinagoga dell'epoca di Gesù, e portare alla luce i resti della casa di Pietro trasformata in luogo di culto domestico (domus ecclesia).

Contemporaneamente all'attività di scavo, egli ha curato il restauro delle rovine di Cafarnao, la sistemazione di tutta l'area con pezzi archi­tettonici della sinagoga e altri reperti, in modo da renderli visibili a pelle­grini e turisti.

L'attività e la permanenza a Cafarnao non impedirono campagne di scavo nella vicina Magdala (anni '70), a Dabburiya alle pendici del Monte Tabor (1978) e nella fortezza di Macheronte in Giordania (1978-1981).

Gli va riconosciuto il merito di avere tempestivamente fatto cono­scere i risultati degli scavi. Nonostante la sua febbrile attività, il Padre Corbo, infatti, non mancava di rendere noto il frutto degli scavi archeo­logici in rapporti preliminari e pubblicazioni definitive. L'elenco degli scritti comprende oltre cento titoli; tra questi sei monografie principali: Campo dei Pastori e monasteri circostanti (1955); Monte degli Ulivi (1965); Cafarnao (1975); S. Sepolcro 1982; Herodion (1989). La bibliogra­fia completa apparirà nella rivista dello SBF LiberAnnuus 1991.

Bisogna segnalare anche la sua partecipazione a congressi e simposi organizzati da varie istituzioni. A motivo della sua malattia, non potè essere presente al XII congresso internazionale di archeologia cristiana, te­nutosi a Bonn nel settembre 1991, dove tuttavia fu letta una sua rela­zione.

Un riconoscimento dei suoi meriti e della sua fama internazionale si ebbe nel 1983, quando il Padre Corbo fu nominato Commissario Gene­rale per la preservazione del patrimonio culturale di Terra Santa in caso di conflitto armato per parte della Santa Sede presso l'UNESCO, se­condo la Convenzione di Ginevra del 1954.

In occasione del 70mo compleanno lo SBF, in collaborazione con stu­diosi israeliani ed esteri, ha pubblicato un ricco volume di studi archeolo­gici dove sono illustrati numerosi luoghi bizantini di Palestina e di Gior­dania scavati negli ultimi anni. Il volume ha costituito un'impresa edito­riale notevole, che accresce sensibilmente la conoscenza del periodo forse più prospero di tutta la storia della Terra Santa.

Tra le onorificenze e le attestazioni di stima Padre Corbo ne ebbe una che egli apprezzò in modo speciale. Nell'ottobre del 1987 il Patriarca della chiesa ortodossa di Georgia, S.B. Elias II, in occasione di una visita a Gerusalemme gli consegnò una moneta commemorativa dei 1500 anni dell'evangelizzazione della Georgia (1968). Fu un attestazione di gratitu­dine al frate francescano che, con la riscoperta del monastero georgiano di Bir el-Qutt, aveva contribuito in modo singolare a dare coscienza, co­raggio e speranza a quella repubblica in lotta per la sua identità cristiana.

Se oggi possiamo conoscere le strutture del S. Sepolcro, non più le piante ideali, lo dobbiamo alla competenza e alla grande passione del Padre Corbo, che lavorò, come scrisse lui stesso nella prefazione al primo volume, «con intuito d'amore verso Colui che di questo monumento è la figura trionfante». Tutto amorosamente esaminò nei minimi dettagli, non mai domato ne dalla fatica né dalle resistenze degli uomini.

Padre Corbo: non solo un archeologo, ma un testimone in loco delle sue scoperte. Migliaia di pellegrini e turisti per oltre vent'anni l'hanno in­contrato immancabilmente in abito da lavoro, mentre offriva un'appas­sionata spiegazione delle rovine, vigilava con la grinta di un mastino che tutto si svolgesse con ordine e rispetto, oppure maneggiava trattori, mu­letti, bulldozer e carrelli elevatori, da solo mandava avanti il restauro della sinagoga, personalmente provvedeva alla pulizia delle rovine. Da buon francescano, poteva ripetere con il Padre S. Francesco: «E io lavo­ravo con le mie mani e voglio lavorare». Nella spiegazione si dilungava e si commoveva fino alle lacrime. I resti si animavano ai suoi occhi: «Fate attenzione al gradino. Le pietre sono un po' sconnesse. Ma entrate, en­trate. È qui che abitava il pescatore Simone, l'apostolo Pietro. Qui ha po­sato i piedi l'ospite Gesù». Al Cardinale Simon Lourdusamy, mentre gli consegnava la chiave del Memoriale da consacrare, disse commosso: «Eminenza, dopo anni di lavoro, sono venute alla luce qui le pietre dove ha camminato Lui, il Maestro, e questa casa di Pietro il pescatore. Pietro non ha potuto offrire al suo Maestro che una povera casa, oggi gliene vo­gliamo offrire una più degna di Lui».

Là egli è stato sepolto, sotto il Memoriale, accanto alla casa vene­rata, il 7 dicembre 1991. Alla cerimonia funebre erano presenti varie per­sonalità cristiane ed anche ebraiche. La S. Messa è stata concelebrata da circa 80 sacerdoti accorsi dalla Giudea e dalla Galilea insieme a un po­polo numeroso, nel magnifico scenario di Cafarnao, in una splendida giornata di sole dopo una settimana di pioggia ininterrotta.

 

 


 



 
 
 
 
 
 
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