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Recensione: Divo Barsotti, Cristianesimo russo

 
 
 
Foto Matanic Anastasio , Recensione: Divo Barsotti, Cristianesimo russo , in Antonianum, 63/2-3 (1988) p. 436-437 .

L'opera, che dopo 40 anni esatti esce in seconda edizione, viene riconfermata in quasi tutta la sua validità e belelzza, salvo, appunto, qualche  particolare   cambiato   o  aggiunto,   come   ci   assicura  Sr.  Maria del monastero russo di Roma, nella sua « Premessa ». Il titolo ne esprime bene il contenuto, sebbene, d'altra parte, crediamo ceh lo stesso contenuto sia più ricco di quanto dica il titolo. Vorremmo riferirci in particolare alle valide pagine sulla spiritualità del cristianesimo orientale in genere, e specificatamente di quello russo, con credibilità confrontati col cristianesimo detto occidentale.

Il libro si articola in 13 capitoli, dei quali alcuni sono di natura più generale e sintetica (il cristianesimo russo e la sua tragedia, i suoi rappresentanti, il suo rapporto con la Chiesa cattolica); altri invece trat­tano singolarmente di alcuni personaggi più rappresentativi della Russia cristiana (san Sergio di Radonez, Serafino di Sarov, Teofano il Recluso, Giovanni di Cronstadt, Silvano di Monte Athos, Chomjakov, Leontjev e Solovjov, con la riproduzione di alcuni testi caratteristici). Ci sembra che l'autore abbia così bene colto quelli che lui chiama « tratti carat­teristici » del cristianesimo russo, ossia dell'« ortodossia » (= pravoslav-Ije, in croato), sebbene il concetto di « ortodossia » sia più comprensivo del concetto di « cristianesimo russo ».

Il libro si legge con interesse e grande utilità. Ci piace che ogni tanto vi si ricorda san Francesco d'Assisi (pp. 56, 67ss., 70), la cui spiritualità eminentemente mistica, secondo il Barsotti, si mostra molto vicina a quella del cristianesimo russo. Nelle ultime pagine del libro, in cui si cerca un confronto tra « il cristianesimo russo e la Chiesa cattolica », troviamo dei pensieri giusti e fruttuosi per un dialogo sempre più au­spicato. Ecco uno dei pensieri del Barsotti: « Se la Chiesa possiede vera­mente, come la possiede, la pienezza della vita spirituale per la salvezza di tutte le nazioni, è anche vero che è necessaria alla Chiesa la collabo­razione di tutte le nazioni perché questa pienezza totalmente si realizzi nell'atto. Nessuna nazione deve e può rimanere passiva nella Chiesa di Dio, ognuna ha una sua missione particolare...» (p. 229). Si tocca qui il grande capìtolo delle spiritualità specifiche, distinte secondo il criterio etnico-geografico.


 



 
 
 
 
 
 
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