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Recensione: ERNST HAENCHEN, Das Johannesevangelium. Ein Kommentar. Aus den nach-gelassenen Manuskripten herausgegeben von Ulrich Busse mit einem Vorwort von James M. Robinson

 
 
 
Foto Herman Z.I. , Recensione: ERNST HAENCHEN, Das Johannesevangelium. Ein Kommentar. Aus den nach-gelassenen Manuskripten herausgegeben von Ulrich Busse mit einem Vorwort von James M. Robinson, in Antonianum, 56/4 (1981) p. 832-834 .

Ci troviamo di fronte ad un commentario sui generis, perché si tratta dell'opera postuma di un esegeta protestante, edita da un suo collega cattolico. Busse, professore del NT alla Facoltà di teologia cattolica della Università di Bamberg, era legato a Haenchen da un « Lehrer-Schuler-Verhàltnis bester Art » (p. XII), fin dall'epoca del lavoro sulla tesi dot­torale. Quando nel 1975 Haenchen morì, il suo commentario del quarto vangelo, atteso da tempo, non era terminato; l'opera, sparsa in centinaia di pagine dattiloscritte, presentava ben quattro elaborazioni al contempo eterogenee e complementari: A (datata 1954 ss) seguiva la forma del scien­tifico Handbuch zum NT di Tiibingen; B (1960 ss) sembrava fosse desti­nata al largo pubblico alla maniera del commentario di Me Der Weg Jesu dell'A.; C (1963 ss), invece, si rifaceva al proprio, oramai divenuto classico, commentario degli Atti apparso nel Meyers Ekk (71977); l'ultima rielaborazione D (1970 ss) conserva in fondo la fisionomia del C e per questo fu preferita da Busse come forma definitiva. E' da notare, però, che non tutte le redazioni contengono l'intero commentario. Perché il lettore si renda conto della non-omogeneità dell'opera, non è fuori posto rilevare in questa sede che ad es. il commento a Gv 2,12; 3,22-36; 6,60-71; 8,12-59; 10,1-42; 12,l-11.36b-50; 14,1-31; 15 e 16 — cioè una parte non indif­ferente del quarto vangelo — era rimasta solamente al primo strato redazionale (A) degli anni 1954-60. Le pericopi che sono state rielaborate quattro volte, cioè che hanno passato tutte le quattro fasi redazionali (ABCD), sono solamente cinque (1,19-28; 2,1-11; 4,1-42; 5,1-30 e 11,1-44), mentre nella fase conclusiva D, ossia negli ultimi anni di vita, Haenchen aveva esaminato, a parte le pericopi appena menzionate, 1,29-34; 2,13-22; 3,1-21; 6,1-25; 11,45-54; 18,1-27.29-40; 19,141.

Herausgzber, come lui stesso si definisce. Egli infatti ha dovuto riordi­nare un mare di materiale alquanto disparato ed eterogeneo (e non solo dal punto di vista cronologico), come accennato sopra. Tutte le difficoltà nel resoconto « Ernst Haenchen und sein Johanneskommentar. Biographi-sche Notizen und Skizen zu seiner johanneischen Theologie », ETL 57 (1981) 124-143, spec. 131-135, sintetizzati d'altronde già molto bene nel Vorwort des Herausgebers dello stesso Johannesevangelium (pp. XI-XVI). Busse ha inoltre completato i dati bibliografici all'inizio di ogni paragrafo, che in non pochi casi risultano pressoché completi, nonché la bibliogra­fia generale all'inizio del volume (pp. XX-XXXIV) divisa in: Texte; Allge-meine Hilfsmittel; Kommentare; Forschungsberichte, Kritiken, Rezensio-nen; Aufsàtze und Monographien mit iibergreifender Thematìk; Das JE ( = Johannesevangelium) in der Religionsgeschichte; Zentrale joh. Be-griffe und Formeln; Die Reden ini JE; Semeia-Quelle. - Sarebbe stato molto utile evidenziare con un asterisco il materiale discusso da Haen­chen nel testo, dato che il volume risulta sprovvisto dell'indice degli autori. Busse ha in più inserito nel testo le parti salienti dei precedenti articoli dell'A. che toccano da vicino le singole pericopi di Gv, ricorrendo spesso a « knappe Oberleitungen » (p. XV) personali stampate in corsivo. In meno di tre anni (aveva incominciato nel 1977), Busse ha realizzato quindi un lavoro enorme, dando una fisionomia precisa ai frammenti di Haenchen. Più che un editore, è stato perciò un vero revisore e redat­tore finale del commentario di Haenchen. Per questo meriterebbe, a no­stro avviso, che il suo nome, nel citare l'opera in questione, figurasse accanto a quello di Haenchen.

Il commentario stesso è preceduto da sette paragrafi, anch'essi ap­partenenti a diversi strati redazionali esposti sopra: 1) Die friichristliche Tradition uber das vierte Evangelium (ABC); 2) Der Abbau der altchristli-chen Johannes — Tradition durch die moderne Kritik (ABCD), — sul fron­tispizio di pp. 23-43 Kritik è riportata erroneamente come Kirche; 3) Der Text des Johannesevangelium (AB); 4) Unordnung und Umordnung (ACD); 5) Die Sprache des JE (ACD); 6) Quellen (ABD), Komposition (BCD), Stil und Verfasser (C) des JE; 7) Die verschiedene Christologien im JE (com­pilato da Busse in base ad alcuni articoli di Haenchen, cf. p. XIV).

Dopo il monumentale Johannesevangelium di Bultmann, che nel campo protestante ha dominato senza concorrenti l'esegesi giovannea della prima metà del secolo, questo di Haenchen prometteva di fare altrettanto per il secondo cinquantennio. Haenchen infatti abbandona non solo l'esegesi esclusivamente esistenziale del maestro di Marburg, ma si distanzia anche dall'antica accusa di docetismo rivolta all'autore del quarto vangelo da non pochi esegeti protestanti, soprattutto dell'area tedesca. Il Johannese-vangelium di Haenchen rimane purtroppo sempre un abbozzo, un'opera incompiuta, nonostante la fatica encomiabile di Busse nel voler costruire un'insieme da una moltitudine di frammenti. Il commento di gran nu­mero di versetti si esaurisce infatti in due-tre righe. C'è da domandarsi se Haenchen riconoscerebbe in questo commentario quello che per tanti anni lui stesso progettava. Forse sì, forse no. Chi sa se non farebbe sua l'opinione di Schlier, il quale — pur avendo avuto la grazia di por­tare a termine il suo Rómerbrief, un anno prima di morire —, non esi­tava a chiuderlo con osservazione saggia « dafi wir von Fragmenten le-ben»( p. 455).



 
 
 
 
 
 
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