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Recensione: ANDRE VAUCHEZ, La spiritualitā dell'occidente medioevale secoli VIII-XII

 
 
 
Foto Van Asseldonk Optatus , Recensione: ANDRE VAUCHEZ, La spiritualitā dell'occidente medioevale secoli VIII-XII, in Antonianum, 55/3 (1980) p. 518-519 .

Il ben noto autore, direttore degli studi medioevali dell'Ecole fran-caise di Roma, si sforza di far scendere la storia della spiritualità dalle vette sulle quali troppo spesso risiedeva, per inserirla nel tessuto sociale e culturale dell'Occidente medioevale (p. 6). Un punto di vista assai im­portante e molto sconosciuto, anche per il periodo dei secoli VIII-XII. Dunque appare l'interesse degli studiosi in ricerca della piena realtà spi­rituale del tempo. Vengono così trattati l'origine della spiritualità medio­evale alla ricerca di Dio. Accanto alla competenza speciale dell'autore in materia, si notano con piacere diverse osservazioni riguardo alcuni dati storici finora poco messi in rilievo. Ne diamo alcuni esempi illustrativi. Dal secolo Vili il rapporto tra la vita sacramentale e la vita quotidiana si perde sempre più, p.e. non viene più usato per la comunione pane fermentato, ma ostie bianche e rotonde di pane azimo, mentre il vino consacrato viene distribuito ai fedeli solo in rare occasioni. L'ostia non viene più consegnata in mano ai fedeli (p. 16). La società feudale obbedisce ad un triplice ordine di persone, cioè: oratores che pregano (religiosi), bellatores che combattono e laboratores che lavorano. La fondazione di ordini religiosi resta l'opera « spirituale » per eccellenza (p. 38-39). L'arma principale dei « monaci », anche contro il vizio temuto, l'acedia, sarà una liturgia quasi « continua » (45). Tra le opere dei monaci quella dello stu­dio della sacra pagina fu fondamentale. Però vale la pena di notare che questo lavoro biblico, fondato sulla Volgata, nel secolo XI fu vittima di « antitesi... irrigidite e impoverite da traduzioni inadeguate; in tal modo l'opposizione semitica fra la carne e lo spirito viene ridotta ad un antagonismo fra il corpo e l'anima» (p. 50). In tal modo un certo «dua­lismo » viene meglio spiegato. Nel secolo XII i laici si mostrano più emancipati dal monachesimo, cercando di santificarsi con mezzi propriì in pieno mondo, come gli Umiliati e le Beghine in Flandria, senza inse­rirsi dunque nella vita religiosa « fuori mondo » (p. 143-146). Le Beghine preparano il movimento francescano, in cui la vita religiosa si dilata verso il mondo in forme più secolari.

Questi scarsi esempi servono per suggerire una quantità di dati con­creti molto illustrativi della spiritualità medioevale, in cui quella di S. Francesco sorge come eredità e rinnovamento insieme.



 
 
 
 
 
 
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