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Recensione: I Frati Penitenti di San Francesco nella societā del Due e Trecento (a cura di Mariano D'Alatri). Atti del II Convegno di Studi Francescani

 
 
 
Foto Van Asseldonk Optatus , Recensione: I Frati Penitenti di San Francesco nella societā del Due e Trecento (a cura di Mariano D'Alatri). Atti del II Convegno di Studi Francescani, in Antonianum, 55/3 (1980) p. 519-520 .

Gli studi sui Penitenti negli ultimi  anni  fioriscono  in modo  molto profondo. In questi Atti del II Convegno ne abbiamo una nuova prova convincente. Più di 20 studi dettagliati sui temi analiticamente trattati in tutta l'area europea scoprono tante cose finora sconosciute o capite male. Tra una tale quantità di fatti storici concretamente stabiliti o almeno di­scussi in modo critico sia permesso di rilevare soprattutto lo studio molto importante di P. C. Esser sulla prima Lettera ai fedeli o ai penitenti, finora meno accessibile a causa della lingua tedesca, in cui il noto stu­dioso ha scritto. Nel frattempo però anche il suo studio principale sul tema, cioè nei Collectanea Franciscana, 1975, è stato tradotto in italiano e inglese dalla rivista Analecta TOR, 1978. Neppure voglio dimenticare un contributo, piuttosto breve, ma di peso considerevole, cioè quello di Be­njamin De Troyer, Béguines et Tertiaires en Belgique et aux-Pays-Bas aux XIU-XIV siècles (p. 133-138). L'importanza sta nel fatto che l'autore faccia conoscere in sintesi diversi studi, anche in lingua olandese, sul tema poco riguardato dagli storici meridionali, cioè del movimento mistico fiammingo, precursore a quello francescano e molto vicino nel contenuto spirituale. Appare sempre più certo che questo movimento femminile abbia avuto un influsso molto vasto nel tempo, dalla fine del secolo XII. Un mediatore di quella spiritualità è stato senza dubbio Giacomo da Vitry, promotore entusiasta delle Beghine, di cui anche ottenne l'approvazione pontificia nel 1216 (cf. Tertius Ordo 33, 1972, 165-170).

Alcuni risultati di questi studi sono stati raccolti da André Vauchez, alla fine del convegno, in modo autorevole. Fra l'altro quella con­clusione che alcuni grandi personaggi, come S. Elisabetta e S. Luigi, Redi Francia, non siano da mettere tra i Terziari in senso stretto. D'altra parte tra i « penitenti » si trovano parecchie persone di spiritualità fran­cescana, benché non siano veri « terziari ». Un fatto molto interessante è anche il rapporto intimo tra il movimento dei penitenti e quello comunale-urbanistico. Sembra assai chiaro che la classe dei penitenti-terziari sia stata piuttosto « media-superiore » o upper middle class. Un altro fatto importante risulta, cioè la grave crisi nel secolo XIV tra i terziari francescani a causa del movimento spiritualistico, a cui spesso furono vi­cini. Un giudizio sereno definitivo però in questa materia non esiste an­cora... La vitalità « francescana » però, in specie nei paesi meridionali, ha saputo vincere la crisi.



 
 
 
 
 
 
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