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Recensione: M.Adėnolfi : Da Dur Sharrukin a Eridu. Tremila anni di civiltā mesopotamica

 
 
 
Foto Rolla Armando , Recensione: M.Adėnolfi : Da Dur Sharrukin a Eridu. Tremila anni di civiltā mesopotamica , in Antonianum, 54/2-3 (1979) p. 527-529 .

Incaricato dall'Associazione Biblica Italiana di guidare un gruppo di professori di S. Scrittura e di Orientalistica in un'escursione scienti­fica in Mesopotamia (attuale Iraq e Siria per Teli Hariri), P. Adinolfi ha raccolto, con l'accuratezza scientifica che gli è abituale, un nutrito dossier di note storiche, bibliche ed archeologiche che, debitamente am­pliate, vengono qui offerte a tutti i cultori dell'Antico Testamento e dell'Antico Oriente. In Italia non mancavano storie dell'Antico Oriente, accurate ed autorevoli (basterebbe ricordare quella recentissima di S. Moscati, Antichi imperi d'Oriente, riedita in formato tascabile nel 1978 da Newton Compton editori), però finora non esisteva un'opera che, seguendo un itinerario geografico dal nord fino al sud, sapesse offrire in maniera stringata ma anche molto efficace per la forbitezza dello stile una sintesi di informazioni storico-archeologico-bibliche attinenti alle principali località mesopotamiche.

P. Adinolfi ha il merito di aver colmato questa lacuna, da par suo naturalmente. E' più che logico che egli, da esperto biblista qual è, abbia privilegiato i riferimenti all'Antico Testamento; però si è anche costan­temente preoccupato di offrire per ogni località presa in esame la tradu­zione italiana dei testi cuneiformi più significativi per lo studio del­l'Antica Mesopotamia e dell'Antico Testamento che con il « paese dei due fiumi » ha strettissime connessioni  storico-culturali.

Quando i testi sono stati ritrovati in posti diversi P. Adinolfi ha avuto l'accortezza di ripartirli fra le varie località di modo che prima gli escursionisti da lui guidati, e poi i lettori, se li trovassero proposti un po' alla volta, specialmente in considerazione del loro effettivo ambiente storico. Si pensi ai miti di Etana e di Adapa che provengono dalla biblio­teca ninivita di Assurbanipal (però anche da altre località), ma che qui, con felice soluzione, vengono riportati quando sì parla delle località di Kish e di Eridu, perché le liste reali sumeriche menzionano Etana come tredicesimo re di Kish e Adapa è stato sacerdote ad Eridu del dio ac­quatico Ea.

Purtroppo a tutt'oggi l'Italia non possiede ancora una raccolta com­pleta di testi orientalistici, analoga a quella inglese di ANET o a quella francese, in fase di pubblicazione, di LAPO, che ci aiuti ad approfondire il mondo culturale dell'Antica Mesopotamia, la cui conoscenza si rivela più che mai indispensabile per i cultori e gli appassionati dell'Antico Testamento, sempre più numerosi anche da noi. Il trovare qui comoda­mente tradotti in nostra lingua i più significativi di questi testi (una cinquantina) è, a nostro parere, il pregio maggiore dell'opera di P. Adinolfi. Questi testi, però, sono riportati senza le parentesi quadre e tonde che denotano le inevitabili integrazioni, senza i caratteri corsivi là dove sussistono incertezze filologiche, e senza tutti gli altri segni critici che si riscontrano nelle traduzioni a carattere scientifico. Questo metodo potrà dispiacere agli « addetti ai lavori », non certamente ai lettori unicamente desiderosi di cogliere il contenuto dei testi qui tradotti senza essere troppo attardati dall'apparato critico delle traduzioni tecnicamente perfette.

Di ognuna delle sedici località prese in esame sono presentate le scoperte più significative sotto il profilo biblico ed orientalistico, in una bella alternanza di monumenti e di testi che rendono la visita al sito (e la lettura del libro!) molto suggestiva. Per ogni capitolo (tanti quanti sono i siti descritti) note appropriate, apposte in calce, forniscono la bibliografia essenziale sugli scavi e tutte le indicazioni che facilitano la comprensione dei testi e dei monumenti. Il libro è anche corredato da cartine geografiche, piante topografiche, fotografie in bianco e nero, ta­vole cronologiche e da un accurato indice analitico che consente di reperire facilmente le notizie che riguardano la Mesopotamia, la Bibbia e gli autori moderni.

Per dovere di obiettività segnaliamo anche alcuni piccoli nei. Nel­l'elenco analitico dei testi manca il riferimento al surpu dei peccati (p. 46 s.); Dilmun è scritto Dilmum (p. 106); Isimu è reso ben due volte con Isinnu (pp. 146-147). Parlando di Muqayyar, identificata comunemente con la Ur dei Caldei da cui sarebbe uscito Abramo per raggiungere il Canaan (Gen. 11,27,31; 15,7; Neem. 9,7), il libro (p. 155) menziona la scoperta dei testi di Ebla, però temiamo che il lettore sprovveduto non riesca a capire la portata dell'allusione a questi testi se non si aggiunge che essi ricordano una Ur vicino a Harran, nell'Alta Mesopotamia, cosicché non siamo più obligati ad ammettere due patrie per Abramo, una nella Meso­potamia meridionale (la « Ur dei Caldei », identificabile con l'attuale Muqayyar, sarebbe dovuta ad una glossa tardiva entrata nel testo ebrai­co!) e l'altra nella Mesopotamia settentrionale, la  Harran della Bibbia.

A. J. Ferrara, Nanna Suen's Journey to Nippur, Roma 1973 ha pubbli­cato tutto quello che si possiede del mito sumerico che descrive il viaggio compiuto dal dio-luna Nanna Suen da Ur a Nippur; perciò si deve cor­reggere la notizia di p. 156 desunta da G. Castellino, Mitologia sumerico-accadica, Torino 1967, p. 78, secondo cui questo testo non sarebbe ancora stato pubblicato del tutto.

Questi piccoli rilievi negativi non tolgono nulla alla validità del libro di P. Adinolfi, ben preparato ad iniziative del genere, come mostra il suo indovinato lavoro precedente La Turchia greco-islamica di Paolo e Gio­vanni, che ha riscosso il favore unanime della critica.