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Informazione sulla pubblicazione:
Recensione: Simposio Internacional del Instituto Martin de Azpilcueta VI (3-5 de no-viembre de 2004, Pamplona), Actas: Consentimiento matrimonial e immadurez afectiva (Colecciön canönica), ed. dir. por J. I. Banares -J. Bosch

 
 
 
Foto Schoch Nikolaus , Recensione: Simposio Internacional del Instituto Martin de Azpilcueta VI (3-5 de no-viembre de 2004, Pamplona), Actas: Consentimiento matrimonial e immadurez afectiva (Colecciön canönica), ed. dir. por J. I. Banares -J. Bosch, in Antonianum, 83/1 (2008) p. 144-149 .

II volume contiene gli Atti del Sesto Simposio Internazionale dell'Istituto "Martin de Azpilcueta", tenutosi a Pamplona in Spagna dal 3 al 5 di novembre 2004. II tema del consenso matrimoniale e dell'immaturitä affettiva e stato af-frontato dal punto di vista antropologico, teologico, psichiatrico e psicologico, giuridico-dottrinale, processuale e giurisprudenziale. Le relazioni pubblicate nel volume esprimono questa interdisciplinarietà.

Nell'introduzione, Juan Ignacio Banares esprime le sue riserve dinanzi ad un concetto di libertä assoluta e idealizzata, che nega incoscientemente la modesta libertä reale dell'essere umano, le cui elezioni, in quanto realtà finita, sono limitate. Coscienti che la libertä consiste nella pura opzione, bisogna concludere che l'unico cammino possibile per mantenere in tutto il contenuto potenziale della libertä e non usarla, non optare, non decidere, giacché qualsiasi decisione significherebbe limitarla. L'uomo in carne ed ossa contiene in se tutta la ricchezza e tutta la fragilitä della natura umana, creata, caduta e redenta. Non nasce giä definito, ma con il diritto e la potenzialità di crearsi, di perfezionarsi, di costruirsi ogni volta di più e meglio come persona e come figlio di Dio.

Non basta contare sulla forza della libertà, ma occorre contare sulla po­tenza della grazia. Così si potrà evitare un certo pessimismo che si appoggia su una antropologia determinista, soprattutto in riferimento agli aspetti ne­gativi della vita.

Nel corso della storia si sono sviluppati vari concetti di disturbo psi­chico. Queste diverse interpretazioni procedono dalla concentrazione che distinti correnti psichiatriche hanno apportato al mondo scientifico oscillando tra una interpretazione biologica a un'altra di carattere psico­dinamico o sociale. Numerosi sono i modelli possibili, secondo le scuole professate varia infatti il modo di comprendere la psiche così come il lin­guaggio utilizzato. Per rimediare a tale problema, è stato intrapreso uno sforzo enorme per descrivere con maggiore precisione i sintomi dei singoli disturbi. Si è così giunti a utilizzare la psicopatologia come punto di riferi­mento, attenendosi sempre più alla descrizione fenomenologica piuttosto che alla interpretazione dei sintomi e alla ricerca delle cause. Così sono stati elaborati il DSM-IV e l'ICD 10. Queste classificazioni facilitano il dialogo della psichiatria con le altre scienze, creando un linguaggio verifi­cabile e comprensibile.

Non esiste la nuda libertà al di sopra di qualsiasi condizionamento. Nel processo di decisione della persona coesistono e interagiscono inclinazioni proprie, attuazioni di altri, sentimenti e passioni, tratti di carattere, debo­lezze e talenti, colpe e meriti. Questa interazione come tale non ha niente di negativo, ma è normale, buona e necessaria per lo sviluppo della persona.

La descrizione di fatto e la possibile qualificazione di immaturità affet­tiva sono di per sé irrelevanti nell'ambito della psichiatria, perché l'immatu­rità affettiva non esiste come patologia; è giuridicamente irrilevante se i fatti - non le parole - non mostrano la riduzione sostanziale della libertà nel caso concreto.

Lo psichiatra deve scoprire l'anomalia psichica, spiegarla, manifestare i suoi effetti, mostrare come sia giunta a compromettere la volontà del sog­getto. Al giudice spetterà determinare, in base agli effetti provati, se il grado di libertà di cui disponeva il contraente fosse sufficiente per dare origine al vincolo, oppure se sia provabile una grave lesione della libertà.

Il Simposio ha messo in evidenza i punti seguenti:

  1. la necessità di conoscere e comprendere il contesto culturale della società moderna; il valore della visione cristiana della vocazione al matrimonio e i mezzi pastorali di attenzione ai coniugi prima e dopo le nozze;
  2. il rigore della scienza psichiatrica che si appoggia su una base an­tropologica compatibile con il fedele e la necessità di intensificare il dialogo tra la psichiatria, la psicologia e il mondo giuridico;
  3. la chiarezza del concetto canonico di discrezione del giudizio in rife­rimento all'evoluzione normale del giovane;
  4. la necessità di distinguere tra le conseguenze della libertà, anche se fosse stata utilizzata male e ciò che implica una limitazione di essa imposta da un disturbo psichico;
  5. il rispetto delle norme processuali e l'integrità della loro applicazione;
  6. una maggiore unità terminologica e la recezione della giurisprudenza rotale.

L'ampia introduzione è seguita dal testo di sette relazioni.

Juan Ignacio Mudilo offre uno studio delle condizioni per assumere un compromesso stabile (33-47). Si tratta di una relazione filosofica introdut­tiva al tema.

José Maria Yanguas introduce al tema dal punto di vista dell'antropolo­gia e dell'etica con una relazione sulla maturità umana e la maturità cristia­na (49-73). Egli sottolinea che la maturità non è una dimensione o misura rigida, senza gradazioni. Al contrario, bisogna parlare di gradi di maturità. La persona dovrà sempre crescere nello sviluppo delle sue capacità. Il rischio è che la verità oggettiva venga sostituita dal sentimento. Anziché ricorrere all'intelligenza per verificare i fatti e investigare la moralità delle proprie azio­ni, si ricorre ai propri sentimenti come criteri infallibili per determinare la legittimità o l'illegittimità delle proprie azioni.

Giuseppe Versaldi, psicologo e canonista, ribadisce nella sua relazione sulla personalità e l'affettività, la normalità e l'anormalità psichica (pp. 75-94) che il mito della neutralità delle scienze si è rivelato falso, poiché ogni scuola della psicologia e della psichiatria presuppone una visione antropolo­gia come premessa imprescindibile alle sue ricerche. Molto frequentemente si tratta di visioni antropologiche riduttive rispetto alla visione cristiana del­l'uomo ribadito da Giovanni Paolo II nel suo magistero. Mentre abbondano definizioni della psicopatologia, manca una accettabile definizione positiva della normalità diversa dalla mera assenza di disturbi. Versaldi spiega i distur­bi dell'affettività, lamentando che il DSM-IV si limiti alla mera descrizione.

Salvador Cervera si occupa della relazione tra maturità affettiva e maturità coniugale (pp. 95-112). Distinguendo tra le varie dimensioni della maturità personale: biologica, psicologica, relazionale. Egli differenzia chiaramente le varie fasi della vita familiare: 1) fase iniziale, con il necessario adattamento agli interessi, alle esigenze ed alle pretese dall'altro; 2) la fase in cui i figli sono pic­coli, piccoli che richiede una grande capacità di donazione da parte dei geni­tori, una disposizione, interna come esterna, di rinunzia agli interessi personali dinanzi ai bisogni dei bimbi totalmente dipendenti; 3) la famiglia con adole­scenti, che richiede ai genitori un'alta flessibilità per adattarsi ai rapidi cambia­menti di personalità dei figli; 4) il periodo difficoltoso dell'indipendenza dei figli, in cui la loro assenza può rendere gravosa la vita familiare; 5) la famiglia in età avanzata richiede l'adattamento alle perdite di amici e stretti famigliari, il proprio declino fisico e alla necessità di fare fronte alle malattie.

Carlos J. Erràzuriz si occupa dell'immaturità affettiva e dell'incapacità consensuale (pp. 113-130). Sottolineando l'importanza che le sentenze di nullità vengano comprese anche da persone non specializzate nelle scienze umane.

Gerard McKay, uditore della Rota Romana, si occupa della prova del­l'incapacità e dell'immaturità affettiva. Ribadisce la necessità che sia le parti sia i testimoni vengano regolarmente interrogati e non compilino questionari da soli. Il problema dei questionari è che sono frequentemente incompleti e non indicano la fonte delle notizie riportate. I questionari mal compilati non permettono al giudice di conoscere con certezza morale la cronologia dei fatti. E' auspicabile la partecipazione dell'avvocato e del difensore del vincolo all'interrogatorio. McKay dedica una particolare attenzione alla perizia sugli atti, che ha sempre un valore inferiore alla perizia sulla persona.

Antoni Stankiewicz, Decano della Rota Romana, si occupa della recente giurisprudenza rotale in tema di immaturità affettiva (149-166). Dopo aver percorso brevemente l'iter per il quale l'immaturità affettiva è entrata tra le cause che rendono la persona incapace ad emanare un valido consenso sin dai tempi del post-concilio, egli presenta i quattro criteri principali sviluppa­ti dalla giurisprudenza rotale per valutare l'immaturità affettiva in riferimen­to al consenso matrimoniale:

a)  l'incapacità di controllare gli impulsi e di subordinarli alle strutture razionali e volitive, come pure il superamento dei conflitti interni causati dall'ansia;

b)  la profonda dipendenza affettiva dai progenitori, ragione per la quale il contraente è incapace di decidere nella vita quotidiana senza il consenso e la ratifica delle sue decisioni da parte dei suoi parenti. Nel matrimonio non cerca la compagna, ma la proroga della relazione infantile con la madre o il padre eliminando così la possibilità di integrazione e comunione con l'altra parte richiesta nella vita co­niugale;

c) l'egoismo esagerato di chi, quando ama gli altri, cerca in realtà se stesso preoccupandosi solo della sua utilità, senza prestare attenzione alle necessità della consorte;

d) l'irresponsabilità nell'assunzione e nel compimento degli obblighi es­senziali del matrimonio.

L'ultimo contributo, del Cardinale Zenon Grocholewski, è dedicato alla funzione del giudice nelle cause matrimoniali (167-185). Il Cardinale, attualmente Prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica e già Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, si rivela un profondo conoscitore delle difficoltà che comporta il ministero di giudice. In molte regioni il numero delle cause è alto e vi è carenza di personale qualifi­cato. L'esigenza di recepire informazioni provenienti da altre scienze richiede una formazione tanto giuridica, quanto antropologica e teologica non solo dei sacerdoti, ma anche dei giudici laici. La Congregazione per l'Educazione ha risposto a questa sfida prolungando il ciclo per ottenere la licenza in diritto canonico. La formazione per la licenza è stata anch'essa prolungata. Occorre la conoscenza della lingua latina per accedere alla giurisprudenza rotale. Di fronte alla crisi attuale del matrimonio canonico, Grocholewski ha messo in luce l'impegno dei Sommi Pontefici, particolarmente Giovanni Paolo II, ad approfondire la dottrina cristiana circa il matrimonio e la famiglia, ma il loro magistero non è sempre sufficientemente conosciuto e applicato, nemmeno dagli stessi giudici.

Anche se mancano l'indice dei nomi e l'indice analitico, tanto pratici per la consultazione nell'attività forense, l'opera costituisce un contributo prezioso alla dottrina canonistica e alla giurisprudenza odierna e tiene conto dell'interdisciplinarietà senza perdere di vista la legislazione canonica ed i principi fondamentali ribaditi dal magistero pontificio circa il matrimonio e la famiglia. Tutti gli articoli sono scritti in lingua spagnola, ma leggendo i nomi degli autori non si può negare che ci troviamo di fronte a un volume veramente interdisciplinare e internazionale.

L'opera dimostra nel suo insieme un grande equilibrio, pur muovendo­si in parte su un terreno ancora in fase di assestamento, e corrisponde alla recente giurisprudenza della Rota Romana. Il libro è utile sia per il lavoro forense che per l'attività didattica nell'ambito dell'insegnamento del diritto canonico, proprio a causa della chiarezza dell'esposizione.


 



 
 
 
 
 
 
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