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Informazione sulla pubblicazione:
Cronaca VI Convegno di Greccio: Francesco a Roma dal Signor Papa

 
 
 
Foto De Prosperis Annarita , Cronaca VI Convegno di Greccio: Francesco a Roma dal Signor Papa, in Antonianum, 83/3 (2008) p. 540-544 .

Si è svolto nell'oasi "Gesù bambino" il VT convegno di Greccio dal titolo "San Francesco a Roma dal signor papa". Il convegno è stato organizzato dal Centro Culturale Arneodi, in collaborazione con la Provincia dei SS. Apo­stoli Pietro e Paolo dei Frati Minori del Lazio, la Provincia S. Bernardino da Siena dei Frati Minori di Abruzzo e la Scuola Superiore di studi medievali e francescani della Pontificia Università Antonianum.

P. Virgilio Di Virgilio, Ministro provinciale dei Frati Minori di Abruzzo, nei suoi saluti, ha subito introdotto la frase centrale del convegno tratta dal Testamentum "Et postquam Dominus dedit mihi de fratribus, nemo osten-debat mihi quid deberem facere, sed ipse Altissimus revelavit mihi, quod deberem vivere secundum formam sancti Evangelii. Et ego paucis verbis et simpliciter feci scribi et dominus papa confirmavit mihi". Dopo i saluti di p. Alvaro Cacciotti, direttore del centro culturale Arneodi e di p. Marino

Porcelli, Ministro provinciale dei Frati Minori di Roma, ha avuto inizio la seduta pomeridiana del convegno, presieduta da Attilio Bartoli Langeli, che ha introdotto le relazioni di Stefano Brufani, Nicolangelo D'Acunto, Maria Pia Alberzoni e Werner Maleczek. Bartoli Langeli ha inaugurato i lavori ri­chiamando un articolo di Paschal Robinson, comparso in Archivum Franci-scanum Historicum dal titolo: "Quo anno Ordo Fratrum Minorum incepe-rif\ scritto in prossimità del VII centenario dell'approvazione dell'Ordine; articolo che si concludeva con parole scettiche, poiché Robinson propende­va per identificare la data dell'approvazione dell'Ordine nella primavera del 1210, contrariamente a chi era propenso a far iniziare l'Ordine nel 1209.

Ponendo subito in evidenza la complessità dell'argomento del convegno Bartoli Langeli ha ricordato che il centenario della fondazione dell'Ordine francescano merita ancora ampie ed approfondite discussioni, tanto più che tutti i centenari sono occasione di approfondimento.

Il prof. Stefano Brufani ha aperto le relazioni con un intervento ricco ed articolato che illustrando la storia assai dinamica e mutevole della meta­morfosi dell'Ordine, ha avuto il titolo "Roma, 1209: l'incontro di Innocenzo III con Francesco secondo Tommaso da Celano". Brufani, pur ricordando che non si può conoscere né il testo né la natura giuridica dello scritto presentato da Francesco ad Innocenzo III, ha comunque sottolineato che, nonostante la fraternitas francescana si sia trasformata in religio sotto il pontificato di Onorio III, il ruolo di Innocenzo III come papa che diede inizio all'Ordine è del tutto evidente nel racconto della Vita beati Francisci. La stessa la scena dell'incontro tra Francesco e il papa si conclude con una sorta di profezia da parte di Innocenzo, il quale invita i frati a tornare quando saranno cresciuti nel numero. È dunque chiaro che le basi per uno sviluppo della fraternitas si dovettero creare sotto il pontificato di Innocenzo III, da ciò Brufani ha tratto spunto per affermare che la Sede Apostolica non si occupava solo di disciplinare i nuovi ordini, ma additava loro dei modelli che sarebbero serviti per la moltiplicano fratrum.

Il secondo intervento del prof. Nicolangelo D'Acunto è stato incentrato su // vescovo di Assisi Guido Ipresso la curia romana. Seguendo la cronotassi dei vescovi di Assisi, di cui lo studioso si è a lungo occupato, D'Acunto ha contestato le affermazioni che nel Settecento collocavano la fine dell'episco­pato di Guido I di Assisi nel 1204, a cui successe un Guido II. Si è posto cosi il problema di chi  fosse in realtà il vescovo mediatore presso la curia romana nel momento in cui Francesco compì il suo viaggio. D'Acunto, con­futando la suddetta datazione settecentesca, afferma che, nonostante gli anni 1208-1212 creino una zona d'ombra nella cronotassi dei vescovi di Assisi, una cesura tra gli episcopati dei due Guido è collocabile proprio nel 1212. Il che determina perciò dei risultati importanti: il poverello ebbe a che fare sia con Guido I che con Guido II, ed inoltre, per il suo viaggio a Roma ebbe a che fare con Guido I e non con Guido II, tesi quest'ultima avvalorata dal racconto delle fonti francescane, che risultano concordi nel delineare Guido I come fautore della fraternitas mentre Guido II è descritto nelle fonti con accenti di avversione.

La relazione di Maria Pia Alberzoni incentrata su Francesco d'Assisi, il cardinale Giovanni di San Paolo e il collegio cardinalizio, ha messo in luce che la figura del cardinale protettore è nata come figura di controllo, per garan­tire un ponte tra i nuovi gruppi religiosi e la Santa Sede, allo scopo, soprat­tutto, di evitare che i nuovi gruppi, dopo essere stati in curia non ricadessero nell'eresia. Ricostruendo poi il racconto dell'incontro tra il papa e Francesco, così come narrato dalle fonti francescane, e attraverso la proiezione di una suggestiva miniatura presente Registro Vaticano del V anno di pontificato di Innocenzo III, la Alberzoni ha sottolineato quali siano le caratteristiche notevoli di questa immagine che consentono di migliorare ed approfondire il quadro sulle relazioni tra Francesco e il cardinale Giovanni di san Paolo.

La sessione pomeridiana si è chiusa con la relazione di Werner Maleczek su Innocenzo III e la curia romana nel 1209. Sulla scorta del suo articolo del 19982, nel quale, con l'aiuto di fonti curiali, si era già cercato di ricostruire la data ed il motivo del viaggio a Roma, e la consistenza della nuova comunità religiosa, Maleczek ha ribadito quali siano i punti su cui si debbono con­centrare le ricerche. Benché il riconoscimento del gruppo francescano abbia seguito le tappe consuete, non è possibile comunque seguirne con chiarezza il procedimento, poiché mai si era verificato uno svolgimento come quello di Francesco e del suo gruppo. Nelle 390 lettere rintracciate da Maleczek per il periodo che va dal novembre 1208 all'ottobre 1209 non c'è traccia alcuna di Francesco. Lo storico viennese ha però sottolineato che queste lettere ri­guardano soprattutto questioni politiche e vertenze giuridiche che vedono in causa vescovi e capitoli. Ricordando infine che, se si eccettuano i problemi nelle relazioni tra papato e imperatore, e la lotta contro l'eresia degli Albigesi, il periodo del viaggio a Roma di Francesco si svolse in un momento di tran­quillità, si capisce il perché la curia e il papa stesso risultassero sensibili verso le questioni poste dai nuovi gruppi religiosi.

La relazione di p. Carlo Paolazzi, letta da p. Fortunato lozzelli, ha aperto i lavori della mattinata del 10 maggio. In una lucida ed articolata relazione, Paolazzi ricostruisce le linee di interconnessione tra gli scritti di Francesco e le sue biografie, mettendo l'accento sui tre punti fondamentali: la rivelazione del Vangelo come forma di vita, il testo della forma vitae e la conferma di Innocenzo III. I dati raccolti sono poi stati vagliati alla luce dei cenni ripor­tati nei documenti pontifici. In seguito la relazione di p. Pietro Maranesi ha messo in luce, tramite le testimonianze della Vita beati Francisci e del testo dell'Anonimo Perugino due aspetti fondamentali: chi erano i frati? E come vivevano?

Nella successiva relazione, affidata al prof. Grado Giovanni Merlo, si è ricostruito quali fossero gli itinera romana di gruppi religiosi, di recente formazione, che desideravano l'approvazione pontificia. Partendo da testi di ambito non francescano la relazione arriva a far comprendere ciò che riguar­da l'esperienza del poverello nel suo viaggio romano. Sulla base di questi testi Merlo ha voluto evidenziare le esperienze di vari gruppi religiosi che, come Francesco e i suoi frati, si erano presentati a Roma. Dai testi di Burcardo di Ursperg, Walter Mapp e dell'Anonimus Laudunensis sono stati sottolineati particolari passi riguardanti i Poveri di Lione e il loro magister Bernardo, gli Umiliati e i Valdesi.

Chiara Frugoni in un intervento dedicato a Francesco dal papa. La tra­dizione iconografica ha preso in analisi, e confrontato tra loro, alcuni episodi narrati nella Tavola Bardi, nella cosiddetta Tavola di Pistoia, e nella chiesa inferiore e superiore di Assisi, ponendo l'attenzione a particolari scenogra­fici di queste rappresentazioni che aiutano a meglio comprendere l'episodio dell'incontro con Innocenzo III. Di grande rilevanza, come rilevato dalla Frugoni, il fatto che nella scena dell'approvazione della regola, presente nella basilica superiore di Assisi, il papa consegni a Francesco un cartiglio nel qua­le sono ben leggibili le parole del testo della Solet annuere. Concludendo la relazione la Frugoni ha mostrato un ciclo pittorico, del tutto inedito, nella chiesa di San Francesco a San Genesio nelle Marche, nel quale si possono notare caratteristiche molto originali.

Con una ricca relazione su L'evento del tempo: i percorsi della memoria, nella quale p. Luciano Bertazzo ha evidenziato in che modo la memoria delle origini sia presente nella storia francescana, si sono concluse le relazioni del convegno. P. Bertazzo, analizzando testimonianze che vanno dal XIV secolo fino al secolo scorso, ha concentrato la sua attenzione sulla questione se esi­sta o meno una memoria francescana del 1209. Essa esiste certamente come memoria dell' initium, nel quale si possono leggere i processi di un progetto non certamente improvvisato.

Nelle conclusioni Bartoli Langeli ha voluto riassumere i risultati del convegno in termini di alcune domande: quando avvenne l'incontro? Quale ne fu il motivo? Francesco andò a Roma di sua spontanea volontà o perché ordinato dal vescovo ordinario? Che cosa ottenne Francesco dopo il viag­gio?

L'episodio della visita dal papa rafforza sicuramente la centralità di In­nocenzo III e della curia pontificia per quel che riguarda l'approvazione delle nuove forme di vita religiosa. Notando così non solo l'iniziativa dal basso, ma anche l'affermarsi del polo romano come punto di riferimento per i nuo­vi ordini.

Ad ogni modo i fecondi risultati delle relazioni del convegno non fanno altro che confermare, secondo Bartoli Langeli, la necessità di riandare con­tinuamente alle fonti, non seguendo una modalità sincretista, ma tenendo presente che è necessario analizzare ciascuna di queste in base alla propria specificità e sui propri contesti.


 



 
 
 
 
 
 
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