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Recensione: JEAN-NOEL ALETTI, Lettera ai Colossesi

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: JEAN-NOEL ALETTI, Lettera ai Colossesi , in Antonianum, 73/1 (1998) p. 159-160 .

Il presente commento è uscito praticamente in contemporanea con l'edizione originale francese. L'autore è conosciuto, oltre che come neotestamentarista, anche per il tipo di metodologia adoperato nella ricerca, che si avvale delle moderne teo­rie linguìstiche e delle corrispondenti tecniche, ispirantisi alla semiotica e alla narra­to-logia. Lo si scopre qua e là anche in questo commentario, nell'uso di certe espres­sioni di ascendenza greimasiana (A.J. Greimas è uno dei padri della moderna se­miotica narrativa).

Tuttavia, l'A., con questa sua opera, fa una mediazione matura tra la sua opzione linguistico-letteraria e la metodologia classica tradizionale, ispirata a criteri storico-critici. Il prodotto finale è maturo, gradevole ed accettabile.

Come si conviene ad un commentario, il libro comincia con un'ampia ed esau­riente introduzione, nella quale vengono dibattuti i problemi che Colossesi pone. Innanzi tutto l'errore degli abitanti di Colossi, una città al sud dell'antica Frigia, nell'attuale Turchia, stigmatizzato dall'autore della lettera. Le varie posizioni non conducono ad una risposta sicura, per cui l'A., qui come altrove, lascia spazio all'in­determinatezza, dato che non sarebbe necessario conoscere il contenuto storico di detto errore («Forse si dovrà arrivare anche a riconoscere non l'impossibilità, ma l'inutilità di stabilire con precisione l'errore», p. 22). Se questo criterio è valido per far piazza pulita di interpretazioni fantasiose e unilaterali, tuttavia, non è affatto inutile sforzarsi di contribuire ad illuminare dal punto di vista storico-culturale e religioso, quell'epoca che agli occhi degli studiosi si rivela sempre più interessante, per tanti motivi. Riguardo poi al testo, la sua tradizione è stabile ed ha trovato am­pio uso nei Padri, soprattutto, come si può immaginare, per il brano cristologico di 1,15-20. Un problema correlato è quello del suo rapporto con Efesini, a causa delle tante somiglianze linguistiche e concettuali. Anche qui FA. tratta ampiamente la materia e conclude nel migliore dei modi. Se da un lato egli è incline alla paternità paolina di Colossesi, tuttavia pone nel contempo in risalto la possibilità delle inte­grazioni operate dai suoi discepoli, fenomeno che spiegherebbe le inconcinnità tra gli «omologumena», cioè le lettere autentiche dell'apostolo, e gli «antilegomena». In tale cornice, poi, Colossesi sarebbe anteriore ad Efesini, perché meno sviluppata, anche se le due lettere s'integrano a vicenda: Colossesi sviluppa più la cristologia, Efesini invece l'ecclesiologia. L'esame filologico e statistico delle due lettere trova uno schema molto utile alla fine del libro, insieme ad altri schemi, che costituiscono con altri ritrovati d'appendice, come il vocabolario dei Colossesi e un lessico dei termini tecnici, un elemento di originalità del libro. Circa la data della lettera, essa oscillerebbe tra il 61 di chi ne ammette l'autenticità e il 70 (ma prima della distru­zione del tempio di Gerusalemme), per chi ne sostiene la pseudoepigraficìtà.

Ma il pezzo forte dell'A. è la composizione della lettera, che egli ricostruisce in base a modelli retorici, già esperiti da altri autori, come P. Lamarche e G.Can-non. La chiave di volta dello schema dell'A. è in 1,21-23, cioè nella «partitio» o luo­go nel quale vengono enunciati i temi che saranno trattati nel prosieguo della let­tera, anche se in ordine inverso. La «partitio» fa parte dell'«exordium» (1,3-23), al quale segue la «probatio» (1,24-4,1); chiude il tutto la «peroratio» (4,2-6). Le sezio­ni 1,1-2 e 4,7-18 inquadrano la composizione nella cornice epistolare.

L'esegesi dettagliata dei testi si fa seguire con interesse, dati i criteri suaccen­nati usati dall'A. La fruizione della lettera, nella sua forma e nel suo contenuto ne guadagna straordinariamente.

Da raccomandare nell'odierna ricerca di una strada metodologica.



 
 
 
 
 
 
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