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Recensione: DARIUSZ SMOLNIK, La funzione consultiva del Consiglio presbiterale

 
 
 
Foto Etzi Priamo , Recensione: DARIUSZ SMOLNIK, La funzione consultiva del Consiglio presbiterale , in Antonianum, 73/1 (1998) p. 199-200 .

In una recente pubblicazione giuridica sul Consiglio presbiterale, l'Autore di essa faceva, in limine, la seguente, amara considerazione: «Si constata sempre più una scarsa efficienza e forse anche una inutilità pratica di tanti consigli presbiterali; amara constatazione che si ritrova, purtroppo, confermata in vari studi sul consiglio presbiterale» (G. Incitti, 7/ Consiglio presbiterale [Bologna, EDB, 1997], 7). Da que­sto dato esperienziale nasce l'esigenza di ricercare le cause della crisi che, probabil­mente, come sovente accade, deriva dal non conoscere adeguatamente o, forse me­glio, dal non tenere nella dovuta considerazione la vera natura e ragion d'essere dell'organismo e, conseguentemente, il modo proprio di realizzare la sua funzione. Ed è esattamente questa necessità, ci siano consentite le espressioni, di «vederci chiaro» e di «mettere i puntini sulle i» che ha guidato tutto il lavoro di elaborazione della tesi che ci apprestiamo a recensire. Così l'opera si centra direttamente su quello che è il proprium, il peculiare del Consiglio presbiterale, il quale si configura giuridicamente come un coetus sacerdotale istituzionalmente chiamato a collabora­re col Vescovo nel governo della Diocesi mediante la sua funzione consultiva. Per­tanto l'obiettivo della tesi in parola, secondo quanto dichiara lo stesso Autore, «è mostrare in che cosa consista la funzione consultiva del Consiglio presbiterale nel suo insieme giuridico ed ecclesiale, come voluto dal rinnovamento prodotto dal Concilio Vaticano II, in uno stile di comunione e corresponsabilità nel governo di una diocesi» (1-2). Il lavoro risulta diviso in quattro parti fondamentali, corrispon­denti ad altrettanti capitoli, che rispecchiano anche il tipo d'indagine svolta ossia: dottrinale, storica, giuridico-dogmatica e tecnico-giuridica.

Nel primo capitolo (7-70), s'investiga sul fondamento teologico su cui si basa dottinalmente il Consiglio presbiterale. Lo studio si concentra sull'evoluzione dei documenti conciliari (10-38) nei quali va maturandosi e specificandosi il principio della stretta cooperazione tra Vescovo e presbiteri che, in quanto postulato non so­lo di natura teologica ma anche strutturale, viene tradotto dal n° 7 del decreto Pre-sbyterorum ordinis nella norma programmatica del coetus seu senatus sacerdotum che ha il compito e la finalità di collaborare più direttamente col Vescovo nel go­verno pastorale della Diocesi mediante la sua consulenza, «suis consiliis»(41-70).

Nel secondo capitolo (71-161), vengono esaminati i vari documenti postconci­liati fino al Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri emanato dalla Congrega­zione per il Clero il 31 gennaio 1994. È pertanto possibile cogliere il processo d'i­stituzionalizzazione del Consiglio presbiterale, infatti i documenti postconciliari e precedenti il CJC del 1983 contengono le prime norme o direttive circa la natura e le finalità del nuovo organismo; ma è specialmente interessante, al fine di un'esatta comprensione dell'attuale legislazione canonica in materia, l'analisi degli atti della Commissione di revisione del Codice (103-f 12).

Dall'esame poi della normativa vigente risulta chiara e fondamentale la natu­ra/funzione consultiva del Consiglio presbiterale (112-115), per cui l'Autore presen­ta sinteticamente lo «strumento tecnico» di attuazione dell'attività consultiva e le competenze dell'organismo presbiterale (138-47).

Nel terzo capitolo viene approfondita la nozione di voto consultivo - che è ap­punto lo «strumento tecnico» di cui più sopra - (163-178), e il suo campo di appli­cazione nelle l'unzioni di governo (179-232). Dopo averne studiato il significato giu­ridico ed ecclesiologico generale, con i criteri propri dell'ordinamento canonico, l'Autore applica le nozioni ricavate al Consiglio presbiterale (233-243).

Il quarto ed ultimo capitolo, anche sulla scorta dell'iter del procedimento am­ministrativo nonché della giurisprudenza del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica (259-263), presenta il voto consultivo del Consiglio presbiterale come parte integrante del processo decisionale che è di competenza esclusiva del Vesco­vo diocesano (282-295).

Le conclusioni (296-300), sono presentate schematicamente sotto forma di ot­to punti che consentono al Lettore d'inquadrare, rapidamente ed agevolmente, l'ar­gomento trattato e le problematiche connesse.

Abbondante la bibliografia (fonti e letteratura) consultata. Ci sembra altresì lodevole da parte dell'Autore l'aver analizzato (probabilmente tutti) gli Statuti dei Consigli presbiterali delle varie Archidiocesi e Diocesi della Polonia, sua patria.

È auspicabile che questo pregevole studio, elaborato con lo stile proprio delle tesi di laurea e pubblicato in un numero ridotto di copie per il conseguimento del titolo dottorale, possa approdare ad una vera e propria edizione, magari in una for­ma più accessibile anche a quei pochi lettori di manzoniana memoria non specia­lizzati in diritto canonico e, perché no!, in una veste letterariamente e graficamente un po' più «attraente».



 
 
 
 
 
 
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