Carbajo-Núñez Martín ,
Questa economia è insostenibile», (11.02.2025), (33),
in
Blog: www.cssr.news, 33-IT (2025) p. 2
.
Durante il Medioevo e l’era del mercantilismo (XV-XVIII secolo), le economie erano strutturate attorno al controllo della terra e delle risorse naturali. La ricchezza era associata all’accumulo di oro e argento come mezzo per accrescere il potere nazionale, ma non si cercava ansiosamente la crescita economica costante.
L’insostenibilità di una crescita materiale infinita
L’enfasi sulla crescita è iniziata due secoli fa con la Rivoluzione Industriale e la consolidazione del capitalismo, sostenuta da economisti come Adam Smith, David Ricardo e, successivamente, John Maynard Keynes. Nel XX secolo, il PIL (Prodotto Interno Lordo) è diventato la principale misura dell’attività economica e del progresso nazionale.
Oggi, una caratteristica distintiva delle economie di mercato è la loro dipendenza da una crescita economica continua, essenziale per evitare alti livelli di disoccupazione e il declino degli investimenti. Per mantenere questa crescita, i produttori devono convincere i consumatori ad acquistare quantità sempre maggiori di beni. L’economia di mercato crollerebbe se i consumatori smettessero di comprare. Il problema centrale di questo sistema è che una crescita perpetua e illimitata è logicamente impossibile in un mondo finito con risorse limitate.
Stimolando desideri illimitati anziché concentrarsi sui bisogni reali, l’attuale sistema economico ha generato un’insoddisfazione cronica. Questo sistema richiede una crescita economica continua e accelerata per soddisfare tali desideri e per sostenere i debiti che sia gli Stati che gli individui contraggono costantemente. Senza crescita, il sistema crollerebbe. Tuttavia, questa crescita accelerata, oggi considerata indispensabile, sta esaurendo le risorse del pianeta.
Secondo la Banca Mondiale, l’economia globale è cresciuta a un tasso medio annuo di circa il 3% negli ultimi decenni. Ciò significa che il PIL mondiale raddoppia ogni 25 anni, moltiplicando la produzione annua per 20 in 100 anni e per 40 in 125 anni. Per ottenere questa crescita rapida, “l’estrazione delle risorse è più che triplicata dal 1970” e, entro il 2060, l’uso globale dei materiali potrebbe raddoppiare, passando da 92 miliardi di tonnellate a 190 miliardi, mentre le emissioni di gas serra potrebbero aumentare del 43%. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) conclude che “stiamo consumando le risorse della Terra a un ritmo insostenibile”.
Un’economia basata sui desideri piuttosto che sui bisogni reali
Le risorse naturali sono finite, ma sufficienti se usate e gestite con saggezza. Tuttavia, dando priorità alla crescita del PIL come principale indicatore di progresso, si è promossi il consumismo e l’insoddisfazione. Per chi è spinto dal consumo compulsivo, le risorse non saranno mai abbastanza. La definizione stessa di economia è cambiata: un tempo mirava a soddisfare i bisogni con risorse limitate, oggi cerca di soddisfare desideri con risorse scarse. Si dimentica che le risorse limitate possono essere sufficienti per i bisogni, i quali sono anch’essi limitati, a differenza dei desideri.
Questa razionalità economica si basa sul principio di non sazietà, secondo cui avere di più è sempre meglio che avere di meno e la soddisfazione non è mai definitiva. I consumatori credono che possedere di più sia preferibile a possedere di meno e che il consumo maggiore di beni porti maggiore utilità. Tuttavia, non si sentono mai abbastanza appagati da smettere di desiderare ancora di più, anche se il desiderio può diminuire man mano che i beni si accumulano.
Conclusione
Abbiamo bisogno di una nuova economia che si concentri sui bisogni reali delle persone, non sui loro desideri, con l’obiettivo di garantire a tutti il necessario per vivere dignitosamente e di proteggere l’ecosistema. Questa economia dovrebbe mirare a garantire la piena occupazione, poiché il lavoro è essenziale per la realizzazione personale e per la costruzione della comunità.
Guadagnare sempre di più non deve essere lo scopo principale, neanche per le imprese. La redditività dovrebbe essere un mezzo per consentire a un’azienda di adempiere alla sua funzione sociale. La crescita deve servire questi obiettivi, non essere un fine in sé.
La vera crescita aiuta a superare le disuguaglianze sociali e ad aumentare la felicità, che è sempre legata ai beni relazionali. L’obiettivo è rendere il mondo una casa accogliente, in cui tutti abbiano ciò di cui hanno bisogno e possano prendersi cura gli uni degli altri come fratelli e sorelle.
Martín Carbajo Núñez
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