Shaluck Hermann ,
Inaugurazione dell'Anno Accademico 1996-1997 del PAA. I. Saluto del Ministro Generale,
in
Antonianum, 72/1 (1997) p. 169-171
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Nel dichiarare aperto il nuovo Anno Accademico 1996-1997 del Pontificio Ateneo Antonianum, anzitutto desidero rivolgere un saluto fraterno agli illustri ospiti, alle autorità accademiche, ai professori, agli ufficiali, ai vari collaboratori e agli studenti. A tutti voi, poi, che mettete generosamente a disposizione di questo nostro Centro di studi tempo, energie e competenza, esprimo il mio cordiale ringraziamento e la viva riconoscenza del Definitorio generale e dell'Ordine.
Infatti, il vostro servizio non è in vista del funzionamento di una struttura accademica dipendente dal Ministro generale, ma della missione che la Chiesa ha affidato all'Ordine tramite questo Centro Accademico. E la Chiesa ci invita, alle soglie del terzo millennio, a rinnovare la nostra corrispondenza, così si legge nell'Esortazione apostolica Vita Consecrata, «ai desideri di Dio», il quale venne incontro a tutte le persone che, consapevolmente o inconsapevolmente, vanno come a tentoni cercando la Verità e la Vita» (VC 98). In altre parole, veniamo interpellati con urgenza a rispondere ad una sfida particolare della Chiesa di oggi: promuovere la cultura e il dialogo fra cultura e fede. E il Pontificio Ateneo Antonianum non può non dare, a livello accademico e scientifico, il proprio contributo alla missione della Chiesa per l'individuazione di contenuti e di metodi, affinché l'annuncio della Parola risponda alle esigenze dei diversi gruppi umani e favorisca «l'affermarsi di una cultura permeata dai valori evangelici» (VC 98).
Così il nostro Ateneo nel rispondere all'invito della Chiesa, dà il suo prezioso e qualificato apporto all'Ordine nella sua volontà di essere presente nei nuovi areopaghi per inculcarvi il Vangelo. E i «nuovi aeropaghi -scrivevo nel documento Riempire la terra del Vangelo di Cristo - esigono un'adeguata e solida preparazione per essere interlocutori capaci di dialogo fecondo. Il dialogo con le culture, tanto ricche quanto diverse, suppone interlocutori altrettanto ben preparati» (RT 131). Pertanto, preziosa per tutto l'Ordine è l'esistenza e l'attività scientifica dell'Ateneo Antonianum come «luogo» in cui vengono preparati «interlocutori capaci» e come «memoria viva» dell'importanza dello studio come esigenza fondamentale dell'evangelizzazione. Sì, dobbiamo tenere ben presente l'affermazione dell'Esortazione Vita Consecrata: «Diminuire l'impegno per lo studio può avere pesanti conseguenze anche sull'apostolato, generando un senso di emarginazione e di inferiorità o generando superficialità e avventatezza nelle iniziative» (VC 98). Per questo «l'Antonianum di Roma - come ho avuto modo di dire nell'incontro dei Provinciali d'Europa del 12.10.1995 - è e rimane ancora uno dei più importanti progetti dell'Ordine, poiché la sua funzione risponde ad una vera necessità esistenziale, che riguarda tutti. Infatti, come potranno i Frati Minori di san Francesco evangelizzare in modo intelligente senza essere preparati al dialogo con la nostra cultura e la nostra società?» {La nuova Europa: una sfida per la collaborazione, 3).
Ma l'importanza di questo Centro Accademico non sta solo nell'essere al servizio della promozione della cultura e del dialogo con i nuovi areopaghi, in una parola dell'evangelizzazione, ma della nostra vocazione. Lo studio è un supporto necessario per la formazione francescana in Fraternità, come più volte dice il già citato documento di Pentecoste, alla cui elaborazione hanno collaborato validamente alcuni professori del PAA, che volentieri ringrazio in questa circostanza; è «mezzo per la formazione integrale e, come percorso ascetico, straordinariamente attuale...; è espressione del mai appagato desiderio di conoscere più a fondo Dio, abisso di luce e fonte di ogni umana verità...; è sprone al dialogo e alla condivisione; è formazione alla capacità di giudizio; è stimolo alla contemplazione e alla preghiera, nella continua ricerca di Dio e della sua azione nella complessa realtà del mondo contemporaneo» (VC 98).
Non posso chiudere questo saluto ed attestato sull'importanza dell'Ateneo per la vita e la missione dell'Ordine, senza accennare brevemente a due avvenimenti.
Il primo: il Capitolo generale di Pentecoste 1997. Senza dubbio, sarà la sede appropriata per continuare il cammino sulla riqualificazione della vita culturale e sulla coscientizzazione di tutto l'Ordine in questo settore. E il Definitorio generale uscente si è attivato con alcune proposte, particolarmente nella linea della promozione della cultura della condivisione, della solidarietà e della collaborazione.
Il secondo: la recente celebrazione del 25° dell'Istituto Francescano di Spiritualità. In tale circostanza è stata evidenziata la necessità di essere presenti nella Chiesa e nei nuovi areopaghi con la ricchezza del nostro patrimonio spirituale e dottrinale; soprattutto è stata richiamata l'importanza della collaborazione, in un campo peculiare come è quello scientifico-acca-demico-formativo, fra coloro che professano la stessa Regola di san Francesco. L'Istituto Francescano di Spiritualità, senza trascurare gli altri esempi di collaborazione già in atto nel PAA, ne è un felice esempio e una pròfetica sollecitazione verso nuovi traguardi, già presenti nella progettazione dell'Istituto e cioè, l'università francescana.
Vorrei concludere il mio intervento richiamando quel «sogno», come un possibile nuovo traguardo verso il 2000, con le parole stesse del Preside dell'IFS, fr. Luigi Padovese: «L'iniziativa [l'università francescana] urtò contro remore antiche e, talvolta anche giustificate che, però, nel clima attuale hanno sempre meno ragione di esistere. "Le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove": così recita il versetto 17 di 2 Cor 5. Prendiamo queste parole come invito a ritentare il cammino intrapreso 25 anni or-sono... e a fare oggi, ancora con spirito profetico, quello che forse un giorno ci sarà imposto dalle necessità. L'impegno ecumenico che le nostre famiglie francescane hanno assunto in questi ultimi tempi come una delle loro scelte prioritarie ha bisogno di conferme all'interno. E proprio il sorgere di una università francescana sarebbe il segno che la storia passata non ci ha condizionati a tal punto da impedirci di aprire nuove strade per il mondo francescano di domani».
Vi lascio con questo «sogno»! Il Signore benedica copiosamente il vostro impegno; san Francesco, sant'Antonio e il beato Duns Scoto ci donino l'audacia per le grandi «visioni».
Roma, 8 novembre 1996
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