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Il problema del male e la libertà. Cronaca della Giornata di studio, 17 maggio 2011, Facoltà di Filosofia Pontificia Università “Antonianum”

 
 
 
Foto Abdilla Aaron , Il problema del male e la libertà. Cronaca della Giornata di studio, 17 maggio 2011, Facoltà di Filosofia Pontificia Università “Antonianum”, in Antonianum, 87/1 (2012) p. 183-186 .

Il 17 maggio 2011 la Facoltà di Filosofia ha organizzato l’annuale giornata di studio con due relazioni che hanno approfondito il tema: Il problema del male e la libertà. La giornata e stata introdotta dal Decano, Prof. Manuel Blanco, che ha presentato i relatori ed i temi dei loro interventi: la Prof.ssa Angela Ales Bello, Perchè il male. Una ricerca nella complessità dell’essere umano, e il Prof. J. Antonio Merino, La banalizzazione del male nell’attualità. Il Prof. Dario Antiseri ha svolto il ruolo di moderatore. Come ha giustamente affermato il Decano, riferendosi al male, ≪questo tema rimane di perenne attualità≫ e avvolto nel suo mistero. Anche se si tenta di dare una definizione del male come privazione del bene, non sappiamo dove esso abbia avuto origine, perche esista ne per quale ragione. Anche noi cristiani ci chiediamo perche, anche dopo la redenzione, l’uomo continua a fare il male: come dice l’Apostolo ≪vedo il bene che voglio e faccio il male che non voglio≫. La Professoressa Ales Bello ha presentato il male secondo la fenomenologia di Edith Stein, proponendo un cammino che passa dall’antropologia all’etica, e dall’etica al sentimento religioso. La relatrice ha poi spiegato che i diversi fenomeni che rivelano la nostra interiorità ci inducono a concentrarci sul soggetto, proprio attraverso le esperienze vissute nelle strutture della vita quotidiana. Ciò ci consente di osservare il nostro contatto con il mondo da un punto di vista percettivo, dal momento che noi appunto vediamo, tocchiamo, sentiamo, ecc. In queste esperienze cogliamo i nostri limiti fisici, ovvero i confini che esistono tra l’io e l’altro. Tali fenomeni producono in noi impulsi e stimoli, che possiamo seguire o meno in base al giudizio che diamo della situazione. La Professoressa ha usato il seguente esempio per affermare questa dinamica: se la sedia che in questo momento sta sotto di noi e scomoda potremmo cambiarla, ma l’azione e preceduta da un giudizio, vale a dire se sia opportuno cambiarla adesso o più tardi: dunque noi giudichiamo a seconda della situazione in cui ci troviamo. Si giunge cosi ad un interrogativo cruciale: quali criteri vanno utilizzati per decidere se seguire o meno gli impulsi? Va inoltre rilevato che tali impulsi non toccano la volontà, ma i desideri: a titolo di esempio, quando un bambino si rivolge alla madre dicendo che vuole un gelato, la sua richiesta e motivata dal desiderio di qualcosa di dolce e gustoso; in questo caso, sarà la madre a giudicare se sia opportuno o meno dargli il gelato. Pertanto, ha spiegato la Prof.ssa Ales Bello, entra in gioco un atto volontario dell’intelletto, che permette di prendere decisioni morali. Dall’esempio della sedia possiamo vedere come lo spirito interiore sia libero di scegliere secondo ciò che ritiene opportuno. E cosi anche per altre questioni, come quella dell’amore, che può nascere da un impulso positivo dell’animo verso l’altro, ad esempio per simpatia. Alle volte desideri e impulsi prescindono dalla nostra volontà ed intelligenza perchè rimangono impulsi-desideri interiori, ma potrebbero divenire sentimenti spirituali, a livello di volontà e d’intelletto, quando si vuole il bene per l’altro e che questi sia felice. L’odio e l’esatto contrario, dice la Prof.ssa Ales Bello, e un sentimento di antipatia verso l’altro, ma rappresenta altresì un’occasione per riconoscere l’umanità dell’altro e di conseguenza volere per lui il bene, in quanto nostro simile. Tuttavia, per passare dall’odio all’amore e necessaria una forza ulteriore che ci fornisca lo stimolo per attuare il cambiamento. Si tratta pertanto di una possibilità potenziata, tramite la quale si comprende che ci si può relazionare in modo diverso con gli altri, ed e qui che si passa dalla dimensione etica a quella religiosa. L’incontro con l’altro, nella dimensione religiosa, e caratterizzato non solo dalla considerazione dell’altro come proprio simile, ma all’interno di un’esperienza che trascende noi e gli altri; e dobbiamo sapere che cos’e poichè questo ≪qualcosa di potente≫ che ci spinge e ci muove e ≪dentro ogni uomo≫. Questa e l’esperienza religiosa, nell’ambito della quale il cristianesimo assume un’importanza fondamentale perche offre un progetto integrale per lo sviluppo dell’essere umano. Per converso, dice Edith Stein, il male non propone alcunchè, il ≪male e un fuoco che consuma, e se rimane in se stesso consumerà se stesso≫. La Professoressa ha concluso la sua relazione affermando che il fondamento della lotta tra il bene e il male, latente in ogni persona, trova una giustificazione nella stessa religione, con il peccato originale; l’uomo necessita della grazia per vedere e fare il bene. Soltanto la grazia crea la situazione peculiare in cui a tutti e possibile vedere e fare il bene. Ha quindi preso la parola il moderatore Prof. Dario Antiseri il quale, prima di introdurre il Prof. J. Antonio Merino, ha puntualizzato che ogni uomo che fa il male invece del bene lo fa pensando al bene e ritenendo che esso sia un ≪bene≫. Per questo e fondamentale l’esperienza religiosa, e per il cristiano il Vangelo, perche in essa troviamo il punto di riferimento in grado di condurci verso il bene, oltre la ragione. Il secondo relatore, il Professor Merino, ha subito sviscerato il nucleo della questione sostenendo che il male morale si radica nella liberta. Il Prof. Merino ha ripreso la tesi di Leibniz sulle tre forme di male: metafisico, fisico e morale, quest’ultimo proprio della coscienza. La domanda che adesso si pone e: dove possiamo trovare il male oltre la nostra esperienza? Come ha chiarito il Prof. Merino, richiamandosi ad alcune sue pubblicazioni, il male si ≪trova≫ nella letteratura, nella religione e nei miti, dal momento che esso fugge la ragione e si radica, come abbiamo già detto, nella volontà-libertà. A riprova di ciò, il Professore ha proposto un confronto con la Bibbia, in particolare i libri della Genesi e di Giobbe, dove il male diventa a volte una presenza inspiegabile: ≪sono cose troppo superiori a me, che io non comprendo≫ dice Giobbe (42, 3). Sant’Agostino parlava del male come disordine, un dissolvimento dell’ordine stabilito da Dio. Nella letteratura si trovano anche testi in cui il male e presentato come il ≪bene≫. Un autore argentino dice ≪Dio non basta e l’uomo ha bisogno del diavolo≫. La radice del male e anche antropologica: da una parte l’uomo si presenta come positivo e dall’altra come negativo. Anche nel Talmud si sostiene che il male si trova dentro l’uomo. Qual e il vero male oggi? E appunto il fatto di non riconoscerlo o, peggio, di mascherarlo con eufemismi o di farlo passare per ≪bene≫. Attualmente assistiamo ad una razionalizzazione dell’irrazionale: si cerca di nascondere gli aspetti più oscuri delle malattie psichiche. Si rileva altresì un’indifferenza generale, che intacca il linguaggio con la deformazione dei concetti. Nella confusione morale dominante, in nome della tolleranza chiunque faccia il male e facilmente accettato, ma ormai ciò che si tollera non e tanto la persona quanto il male stesso. Questo atteggiamento apre le porte alla propaganda senza limiti attraverso la quale la televisione e gli altri mezzi di comunicazione promuovono la cultura del male: si sostituisce il termine ≪male≫ con un eufemismo qualunque e si banalizza il male nelle malattie psichiche come la schizofrenia. Ma ci riesce più difficile accettare le malattie mentali dei personaggi storici, ad esempio Hitler e Stalin, in quanto non e possibile banalizzare il male che essi hanno fatto all’umanità. Oggi continuiamo ad essere guidati da potenze demoniche nascoste. Il professor Merino sostiene che non possiamo pensare che il male sia connesso semplicemente ad un uomo solo, ma piuttosto ad un sistema: Hitler, ad esempio, non avrebbe mai potuto fare ciò che ha fatto se non fosse stato legato ad un intero sistema. E nel sistema, nella filosofia, nella politica che diventa ≪religione≫, dove la bugia diviene l’ordine del mondo, che il male diventa una forza davvero maligna. Il Prof. Merino ha concluso la sua relazione affermando che il male non e compreso perche e un mistero e che la libertà e enigmatica. Al giorno d’oggi, nonostante i notevolissimi progressi scientifici, la società perde facilmente il “senso” del male. Le tematiche esposte e discusse, pur cosi interessanti e propositive, non rappresentano che la punta di un iceberg: il problema rimane irrisolto. Lo stesso vale per le nostre domande sul male e la sua origine, sulla liberta di scelta tra il bene e il male, su come riconoscere il male. Che fine hanno fatto le demarcazioni tra bene e male che sembrano essere assorbite in ciò che chiamiamo espressione? Abbiamo ottenuto molte risposte incoraggianti ma non una risposta definitiva.