Messa Pietro ,
Presentazione del volume di Chiara Frugoni, Una solitudine abitata. Chiara d’Assisi, presso il Convento Aracoeli di Roma, venerdì 1 dicembre 2006 ,
in
Antonianum, 82/1 (2007) p. 195-198
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Organizzata dalla Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, assieme al Centro Culturale Aracoeli di Roma e a “Frate Francesco, rivista di cultura francescana” – c con la sponsorizzazione della Libreria Internazionale Francescana di Assisi – la presentazione del libro di Chiara Frugoni ha visto gli interventi dei professori Maria Pia Alberzoni, Attilio Bartoli Langeli e Corrado Bologna.
La professoressa Alberzoni ha sottolineato la bellezza dell’impianto iconografico del testo. Spiegando il significato del titolo, ossia Una solitudine abitata, ha evidenziato che se Chiara è sola nella battaglia carismatica ciò non significa che si concepì da sola ma sempre ha vissuto nella coralità delle sorelle e nella compagnia dei socii di Francesco. Facendo una sintesi del libro Alberzoni ha messo in rilievo alcuni degli aspetti fondamentali di ciascun capitolo: il ciclo degli affreschi di Anagni (cap. I); la storiografia sui rapporti tra Chiara, il papato e i Minori (cap. II); l’agiografia e l’iconografia (cap. III); la narrazione della legenda della palma consegnata a Chiara dal vescovo e della tonsura ricevuta da Francesco, letta in parallelo con la conversione dello stesso Francesco (cap. IV); la ricostruzione della vita di Chiara e di San Damiano a partire dalla pala conservata nella Basilica assisana (cap. V); le sorprese dei restauri (cap. VI); i miracoli di Chiara che denotano il suo persistente legame con la città di Assisi (cap. VII); la visione del “latte di Francesco” interpretato come il testamento spirituale di Chiara (cap. VIII). Secondo Alberzoni aspetti importanti emersi dalla lettura fatta da Chiara Frugoni sono le visioni avute e narrate da Chiara d’Assisi; esse avrebbero la stessa funzione degli scritti di Francesco posti nel capitolo VI della Regola della Santa. A proposito della visione avuta da una suora nel momento finale della infermità di Chiara in cui appare un corteo di vergini incoronate con a capo la Madonna, Alberzoni ha mostrato una forte comunanza di elementi con l’esortazione Audite poverelle indirizzata da Francesco alla comunità di San Damiano.
Il professor Attilio Bartoli Langeli ha definito il libro con l’espressione “Chiara d’Assisi allo specchio di Chiara Frugoni”. Dopo aver evidenziato che molte studiose di nome Chiara si sono occupate di Chiara d’Assisi – quasi sempre clarisse – ha detto che uno studio inerente questa donna medievale della Frugoni era atteso, dopo che la studiosa si è lungamente interessata a Francesco d’Assisi. Anche in questo caso l’autrice studia il suo personaggio attraverso le fonti scritte e l’iconografia, i testi cioè e le immagini, raggiungendo il massimo impegno dal punto di vita storico nel secondo capitolo, come evidenzia il notevole numero di note bibliografiche. Secondo lo studioso il capitolo è di una chiarezza e serietà esemplare e tratta soprattutto del conflitto tra Gregorio IX, prima, e Innocenzo IV, poi, e Chiara. Tuttavia c’è da ammettere che le note poste a fine del libro non aiutano nel rendere subito ragione di ciò che la Frugoni afferma. Questo capitolo secondo Bartoli Langeli è tutto da condividere e a proposito dell’autografo di Innocenzo IV sulla lettera di approvazione della Regola di Chiara, rimanda ad uno studio suo e di Stefano Brufani di prossima pubblicazione. Seguendo l’analisi sempre sul doppio binario di testi e immagini afferma che Chiara Frugoni si rivela una buona filologa e interprete di testi, soprattutto in merito alle aggiunte apportate ai piedi della grande croce della Basilica di Santa Chiara in Assisi. La preferenza di Chiara Frugoni è per il Processo di canonizzazione della Santa mentre guarda con distanza l’anonimo autore della Legenda e l’attività svolta dai papi. Il libro diventa davvero avvincente quando parla delle immagini, come ad esempio nella descrizione dei sei candelabri “sospesi in aria”, la collocazione della croce di Benedetta e la tavola istoriata di Chiara e di Maria, la discussione sul mantello rigato della Santa. Bellissime dunque le immagini e le interpretazioni che la Frugoni ne dà. Il testo dell’autrice è giudicato ferreo nell’analisi e nella discussione, caratterizzato da pacatezza e semplicità comunicativa. Di questo libro secondo Atttilio Bartoli Langeli vale la formula di Alessandro IV Clara claris praeclara meritis, che detto inter nos significa brava Chiara.
Infine ha preso la parola Corrado Bologna che in una serie di reminiscenze tratte dalle affermazioni di Chiara Frugoni e dalle immagini proposte nel libro ha richiamato l’importanza del tema della tenerezza nel periodo medievale. Soprattutto si è soffermato nel paragone tra la morte di Chiara e la dormitio Mariae. Con una serie di richiami tra gli scritti di Francesco, la letteratura romanza e l’iconografia ha dato prova di una grande erudizione. Con affermazioni iperboliche ha fatto l’esaltazione della virgola spostata dalla Frugoni nel testo della “visione della mammilla”, sostenendo così che nella bocca di Chiara rimase il latte e non il capezzolo di Francesco, aggiungendo la sua meraviglia che il padre Giovanni Pozzi non si sia accorto di tale sottigliezza.
Al termine dell’incontro Chiara Frugoni ha ribadito la sua dedica del libro al p. Servus Gieben il quale ha ringraziato tutti per la loro stima.
Certamente è stata avvertita la mancanza di un tempo finale per la discussione soprattutto in merito alla famosa visione analizzata dalla Frugoni; infatti l’interpretazione data dall’Autrice secondo la quale, spostando una virgola, ciò che rimase in bocca a santa Chiara fu il latte, è contraddetta apertamente da una successiva testimonianza del Processo di canonizzazione, come mostrano i due testi qui di seguito riportati:
Sora Philippa figliola già de mesere Leonardo de Gislerio, monacha del monastero de Sancto Damiano, giurando disse… Referiva ancho epsa madonna Chiara, che una volta in·visione li pareva che epsa portava ad sancto Francesco uno vaso de acqua calda, con uno sciucchatoio da sciucchare le mane, et salliva per una scala alta, ma andava cusì legieramente, quasi come andasse per piana terra. Et essendo pervenuta ad sancto Francesco, epso sancto trasse del suo seno una mammilla et disse ad·essa vergine Chiara: « Viene, receve et sugge ». Et havendo lei succhato, epso sancto la admoniva che suggesse un·altra volta. Et epsa suggendo, quello che de lì suggeva, era tanto dolce et delectevole, che per nesuno modo lo poteria explicare. Et havendo succhato quella rotondità o vero boccha dela poppa donde escie [versione di Chiara Frugoni: escie, lo] lo lacte, remase intra li labri de epsa beata Chiara; et pigliando epsa con le mane quello che li era remaso nella boccha, li pareva che fusse oro così chiaro et lucido, che ce se vedeva tucta, come quasi in·uno specchio (cfr. FF 2967.2995).
Sora Cecilia figliola de messere Gualtieri Caccia guerra da Spello, monacha del monasterio de Sancto Damiano, giurando disse… Ancho disse de la visione de la mammilla de sancto Francesco, quello che sora Phylippa, excepto che non se recordava de quello che epsa haveva dicto de la boccha de la mammilla, che sancta Chiara retenne nella boccha sua (cfr. FF 3036).
Il padre Pozzi nella sua analisi tenne conto, indubbiamente, anche della seconda testimonianza la quale conferma la classica lettura di quella visione.
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