Messa Pietro ,
Presentazione di Verum, pulchrum et bonum. Miscellanea di studi offerti a Servus Gieben in occasione del suo 80° compleanno, a cura di Y. Teklemariam (Bibliotheca seraphico-capuccina, 81), Roma, Istituto Storico dei Cappuccini, 2006 e “Franciscana”. ,
in
Antonianum, 82/3 (2007) p. 619-622
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Organizzata dall’Istituto Francescano di Spiritualità, l’Istituto Storico dei Cappuccini e la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, si è svolta la presentazione dei due volumi in cui numerosi studiosi hanno voluto esprimere la loro gratitudine a p. Servus. Rivolgendo un saluto ai presenti, il prof. Johannes Baptist Freyer, OFM, Rettore della Pontificia Università Antonianum, richiamandosi al titolo della miscellanea ha ribadito l’importanza del bello per la tradizione francescana e il merito di p. Servus è proprio quello di aver fatto riscoprire il “bello francescano”; per questo motivo è doveroso un grazie a p. Servus per il lavoro svolto. Non potendo essere presente di persona, il M.R.P Mauro Jöhri, Ministro Generale dei Frati Minori Cappuccini, ha inviato un messaggio – letto dal suo segretario personale, p. Carlo Calloni – in cui elogia il giovanile e scattante spirito del confratello Servus, caratterizzato dalla costante ricerca, soprattutto nell’iconografia francescana; lo ringrazia particolarmente per il servizio presso il Museo Francescano di Roma.
Nel primo intervento p. Theo Jansen OFMCap. afferma che la triade verum, pulchrum et bonum può sintetizzare la vita del suo confratello e connazionale Servus. Al verum spetta il periodo che va dalla nascita all’entrata nell’Ordine dei cappuccini, fino agli studi culminati con l’edizione di alcune opere di Roberto Grossatesta. Il pulchrum si è espresso nella passione per la musica, soprattutto del clarinetto; inoltre da autodidatta ha cominciato a occuparsi di iconografia francescana pubblicando studi e mantenendo una vasta rete di contatti con studiosi. Egli tenne dei corsi presso l’Antonianum di Roma e l’università di San Bonaventura di New York, ottenendo anche The Franciscan Institute Medal. Recentemente, sempre animato dalla ricerca del pulchrum, ha seguito il riordinamento del Museo Francescano. Il bonum nella sua vita è espresso da una solida spiritualità, avendo avuto cura di non estinguere mai lo “spirito di orazione e devozione”; nel suo servizio veramente il bonum è diventato diffusivum sui.
Il prof. Stefano Brufani della Società Internazionale di Studi Francescani presenta l’umile e faticoso lavoro di Servus Gieben, espressione del servizio prezioso di centri di ricerca come l’Istituto Storico dei Cappuccini e il Collegio San Bonaventura – Quaracchi – di Grottaferrata. Citando Grado Giovanni Merlo, afferma che gli studiosi possono distinguersi in cicale che divulgano interpretando i testi e formiche che accumulano mediante la ricerca. Servus appare bene tra queste ultime avendo vissuto lo studio come un servizio alla cultura; a lui si può bene applicare l’espressione del recente film del regista Ermanno Olmi, «mille libri non valgono un buon caffé» essendo proverbiale la sua interruzione del lavoro a metà mattinata per il classico caffé che volentieri offre anche agli ospiti.
L’intervento di p. Pasquale Magro OFMConv. è stato letto dal suo confratello Massimo Vedova; inizia richiamando il valore delle immagini nell’itinerario spirituale di Angela da Foligno. Illustra il valore degli studi di p. Servus citando testi di Marie-Dominique Chenu e Hans Urs von Balthasar il quale sostiene che «fra i grandi scolastici San Bonaventura è quello che dà più spazio alla trattazione del bello». Leonhard Lehmann ricorda nominalmente tutti coloro che hanno scritto nella miscellanea in onore di p. Servus, per poi passare ad una analisi abbastanza dettagliata degli interventi del volume ottavo di Franciscana, oltre agli articoli della miscellanea di lingua tedesca inerenti l’iconografia.
Al termine prende la parola p. Servus, il quale comunica che il segreto della sua vita è nel noviziato: infatti, in una provincia religiosa di circa seicento frati e ventitre novizi, quale quella olandese quando egli vi entrò, c’era il problema di trovare un nome per tutti. E così, al momento dell’ingresso tra i cappuccini gli fu dato il nome di “Servus”, che divenne per lui un vero e proprio programma di vita: comportarsi sempre da servo, come dice il Vangelo. Egli ribadisce che proprio questo programma ha guidato la sua vita. Altro frutto del noviziato è il consiglio che gli diede il suo maestro di allora: non leggere con troppa attenzione le opere di “seconda, terza, quarta mano”, ma leggere sempre le opere di “prima mano”, andando alle fonti, cosa che ha sempre cercato di applicare. Termina ringraziando tutti di cuore.
Le fotografie finali con confratelli e parenti hanno conluso un atto accademico che ha voluto essere un omaggio ad un Maestro per molti giovani.
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