Nobile Marco ,
Recensione: HANS HÜBNER (ed.), La Sapienza di Salomone. Tre saggi di teologia biblica ,
in
Antonianum, 81/3 (2006) p. 574-576
.
In questo libretto sono raccolti tre saggi, rispettivamente di Lothar Ruppert, Hans Hübner (il curatore) e Nikolaus Walter, frutto di un incontro di studio del gruppo di lavoro “Teologia Biblica” della Wissenschaftliche Gesellschaft für Teologie, sotto la direzione di Henning Graf Reventlow, nella località di Pforzheim.
I tre studi hanno come oggetto di studio comune il libro della Sapienza o della Sapienza di Salomone, canonico per i cattolici e apocrifo per gli evangelici, sia luterani che riformati. Nel contempo, l’attenzione focalizzata su tale libro ha l’intento di dare una dimostrazione di come vada intesa la disciplina della “teologia biblica” e delle modalità mediante le quali essa debba essere realizzata. In verità i tre studi sono densi e interessanti e si prestano a discussioni, soprattutto di ordine metodologico ed ermeneutico. Il primo studio, quello di Ruppert, “Giusti e scellerati (empi) in Sap 1,1-6,21”, tenta di dimostrare come l’autore della Sapienza si sia servito di un dittico “apocalitticizzante”, 2,10-20 e 5,1-7, e del contributo della tradizione veterotestamentaria offerto dal testo greco d’Isaia, per svolgere un trattato di antropologia teologica, che potremmo definire anche in termini moderni di teologia fondamentale. L’autore infatti sarebbe riuscito a conciliare la fedeltà alla tradizione dell’AT, per il tramite della traduzione greca d’Isaia, con le nuove esigenze culturali ed ermeneutiche provenienti dall’ellenismo. Così, avremmo un bell’esempio di attualizzazione culturale e teologica di alto livello, che riesce a fuoriuscire dal particolarismo nazionale verso un universalismo proprio di un modo di pensare qual era quello ellenistico.
L’aspetto più decisamente e più direttamente storico-filosofico è preso invece a carico dal lavoro di Hübner, già famoso per la sua Teologia biblica del NT: “la Sapienza di Salomone e la filosofia antica”. Egli cerca di capire se vi siano state relazioni dirette tra il pensiero dell’autore della Sapienza e le correnti filosofiche greche del tempo, in particolare lo stoicismo e il platonismo (meglio, il medio-platonismo). Come si può vedere, la prospettiva dell’H. denota gli interessi dello studioso per la teologia fondamentale e la sua inclinazione all’indagine speculativa. Egli tenta di dimostrare, sulla base dell’analisi del c. 7, in particolare di 7,22ss, come la bravura dell’autore della Sapienza sia consistita nell’adoperare concetti e vocaboli della filosofia stoica e di quella platonica, in se stessi insufficienti, se presi isolatamente, a conciliarsi col monoteismo ebraico, per rendere ragione del suo concetto di “sapienza” in termini certamente nuovi rispetto alla tradizione e, sotto certi aspetti, rivoluzionari (la Sapienza come entità ipostatica). Mentre lo stoicismo avrebbe offerto l’occasione per sviluppare l’idea di “spirito”, mediante il quale la divinità si mette in relazione col mondo, il platonismo invece avrebbe scongiurato la componente panteistica della visione stoica, favorendo la natura trascendente del divino presente nel pneuma. Infine, il Walter con il suo contributo “la Sapienza di Salomone e Paolo”, desidera ricordare e presentare come ancora attuale la dissertazione non pubblicata di Paul-Gerhard Keyser (1928-1987): “La Sapientia Salomonis e Paolo. Analisi della Sapientia Salomonis e confronto dei suoi problemi teologici e antropologici con quelli di Paolo nella lettera ai Romani” (1971).
Tre studi che s’integrano a vicenda e che si aprono, com’è intento dell’iniziativa del gruppo, ad un’ampia discussione, che qui non può essere affrontata, circa i rapporti tra l’AT e il NT, il modo d’intendere l’AT e il corrispondente modo d’intendere il NT (legati spesso a precomprensioni ideologiche, come mostrano gli stessi autori degli studi in questione).
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