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i Francescani e la Scienza. Seminario di studi (Assisi, 9 ottobre 2006) - La Scienza al Sacro Convento. I francescani a confronto con i misteri del creato. Mostra (Assisi, 9-31 ottobre 2006; 1 aprile-31 maggio 2007)

 
 
 
Foto Muzzi Sara , i Francescani e la Scienza. Seminario di studi (Assisi, 9 ottobre 2006) - La Scienza al Sacro Convento. I francescani a confronto con i misteri del creato. Mostra (Assisi, 9-31 ottobre 2006; 1 aprile-31 maggio 2007), in Antonianum, 81/4 (2006) p. 797-803 .

In occasione dell’inaugurazione della mostra La scienza al Sacro Convento. I francescani a confronto con i misteri del creato e dell’apertura dell’anno accademico 2006-2007 dell’Istituto Teologico di Assisi, lo scorso 9 ottobre si è tenuto un seminario di studio dal titolo I Francescani e la Scienza, con il patrocinio del Centro Italiano di Lullismo E.W. Platzeck – Pontificia Università Antonianum -, l’Istituto Teologico di Assisi, la Società Internazionale di Studi Francescani e l’Università degli Studi di Perugia.

Nel Salone Papale del Sacro Convento il Prof. Francesco Bottin dell’Università di Padova ha tenuto una relazione dedicata a Ruggero Bacone e la scienza; I francescani e la lettura del “liber naturae”è stato l’argomento trattato dal Prof. Lino Conti dell’Università di Perugia; l’intervento della Prof.ssa Michela Pereira  è stato incentrato su L’alchimia francescana; il Dott. Paolo Capitanucci, curatore della mostra, ha illustrato le peculiarità del materiale raccolto e lo scopo dell’esposizione. I testi completi di queste relazioni compariranno nel prossimo numero della rivista Convivium.

S. Francesco aveva abitato un mondo trasparente e traslucido che non ha altra ragione di essere che quella di esprimere Dio. In un universo teofanico, in cui per Dio creare è rivelarsi, ne risulta che come la creazione è rivelazione, la rivelazione è creazione. Ogni cosa creata è un simbolo in cui Dio si fa conoscere: Dio si manifesta seguendo un ordine gerarchico, che dà via via meno luce e meno essere dagli angeli all’uomo, dall’uomo ai corpi. La gerarchia che ne risulta è la reale partecipazione ordinata di tutti gli esseri a Dio. Questi elementi che sostennero il simbolismo medievale in teologia, in filosofia, nelle arti figurative, portarono anche ad un’interpretazione diretta della natura, ad un’attenzione alla realtà creaturale e all’esperienza che misero l’Ordine francescano sulla strada della moderna scienza sperimentale.

Il particolare rapporto tra i francescani e la scienza e la misura in cui trattati scientifici hanno trovato spazio nelle loro biblioteche sono stati i temi esaurientemente affrontati dal seminario di studio e dal percorso espositivo della mostra.

Dopo gli incoraggianti saluti del Vescovo e del Sindaco di Assisi, il Prof. F. Bottin ha descritto Ruggero Bacone come un personaggio inquieto, che trovò nell’adesione al francescanesimo uno spazio per i propri interessi scientifici ed esigenze spirituali, nonostante le forti restrizioni cui andò incontro nell’Ordine francescano per l’eccessiva fiducia mostrata nei confronti dell’astronomia e dell’alchimia.

In un momento in cui Parigi è quasi distrutta, si parla di una nuova crociata, la minaccia dei Tartari è sempre più forte ed i governanti sono incerti e terrorizzati, c’è la necessità di un rinnovamento. Nel linguaggio di Bacone, l’Anticristo si manifesta in un uso distorto del sapere. Il sapere aristotelico va completato con lo studio dell’arabo e dell’ebraico e controllato da un nuovo metodo: la continua verifica di ciò che si è tramandato e appreso. Se si vogliono conoscere i fenomeni naturali, non si può prescindere dall’esperienza. Reinterpretando il messaggio francescano, per cui in ogni cosa è rinvenibile una scala che porta al creatore, Bacone presenta la scienza come tale scala. Superando la concezione aristotelica, la scienza come ricerca delle cause sarà sostituita dalla ricerca del progetto o del piano divino. Il sapere va ricostruito cercando le leggi di natura, espressione che compare proprio in Bacone. Le leggi di natura non erano ricercate nel sistema aristotelico, dove i fenomeni venivano spiegati nel quadro prestabilito delle quattro cause, che non lasciava spazio alla contingenza o all’applicazione della matematica al mondo naturale. Per tale applicazione anche i francescani di Oxford vennero criticati da Alberto Magno. Bacone in tutte le sue opere esaltò la matematica, invece, come strumento indispensabile per costruire un sapere scientifico sicuro. Forse Bacone tentò di applicare il suo metodo a problemi che erano oggettivamente troppo complicati per quel tempo, ma ciò che è importante e che lo collega direttamente al francescanesimo è che, qualsiasi cosa l’uomo faccia, deve mirare al miglioramento etico del soggetto. Rovesciando il punto di vista epistemologico del suo tempo, l’etica doveva regolare le altre discipline. Criteri che ancora oggi sono elementi costitutivi della razionalità scientifica quali l’interesse per gli eventi contingenti e le realtà particolari, la semplicità e l’economia razionale quali criteri di scelta, la fiducia in un metodo che non sia apodittico e definitivo, ma sottoposto al controllo empirico, furono chiaramente presenti in Bacone ed in altri illustri francescani.

Il Prof. L. Conti ha lamentato la mancanza di studi che approfondiscano i legami tra il francescanesimo e la nascita della scienza sperimentale, evento rivoluzionario che segna il destino dell’umanità, che ha mutato la nostra concezione del mondo e di noi stessi. L’incompatibilità di scienza e religione è sempre stata storiograficamente sostenuta, ma allora per quale motivo, si chiede il Prof. L. Conti, la scienza sperimentale si è sviluppata proprio a partire dall’Occidente cristiano? La Cina era superiore tecnologicamente, l’Islam era una fucina di teorie scientifiche, ma invenzioni tecniche quali la bussola, la polvere da sparo, la carta non portarono ad una rivoluzione scientifica come quella che scosse l’Europa tra il ‘500 ed il ‘600. La nascita della nuova scienza della natura non era legata a scoperte occasionali, ma presupponeva un nuovo sentimento della natura, che era ben presente nei rinascimenti europei e nel movimento francescano. La nascita del moderno paradigma sperimentale coinvolgeva vari fattori senza sinergia se privi di una nuova concezione del mondo. Tale concezione del mondo e della natura ha provocato la nascita della scienza sperimentale. Il movimento francescano sostenendo la leggibilità razionale del mondo, del libro della natura, ha dato un forte impulso alla metodologia sperimentale. Secondo lo schema del Timeo platonico, Dio crea attraverso il Verbo, il Logos o la ratio, in cui sono presenti tutti i modelli attraverso cui Dio produce tutte le specie della natura; il mondo è creato in virtù del pensiero di Dio ed è espressione di un pensiero razionale. La natura, secondo questa visione, è un libro che contiene un codice razionale non immediatamente visibile, per coglierlo è necessaria una decodificazione che permetta di risalire all’invisibile Dio attraverso la visibilità della natura.

La Prof.ssa M. Pereira ha messo in evidenza le connessioni tra alchimia e pensiero scientifico e come le ricerche alchemiche siano state documentate fin dagli inizi del movimento francescano, legate alla cura del corpo. La lettura di alcuni testi ha attestato la presenza precoce dell’alchimia nell’ordine francescano. Nella Cronica di Salimbene de Adam si parla dell’undicesima colpa del frate Elia: la pratica dell’alchimia. Frate Elia tratteneva presso un palazzo di Gregorio IX, dove vivevano i frati minori di Assisi, quei frati che sapeva essere a conoscenza di questa materia e dei suoi processi operativi. L’alchimia non riguardava solo la produzione dell’oro, poteva portare anche ad un benessere collettivo attraverso la distillazione delle acque medicinali, come è emerso dalla lettura di alcuni brani tratti dal Liber Compostille di Bonaventura da Iseo. Alla ricerca di una pubblica utilità, i frati furono attratti dall’alchimia e furono sottoposti alle accuse ed ai divieti emanati dall’Ordine domenicano. Nonostante i divieti, le ricerche andarono avanti nelle stanze dell’Ordine in cui frate Elia aveva riunito i frati più preparati. Anche Bacone era preoccupato per il bene collettivo e la salute del corpo, alla ricerca di qualcosa di commestibile in cui gli elementi fossero in equilibrio, parlava dell’oro prodotto artificialmente attraverso la scienza sperimentale. Questo era quanto si comprendeva dalla lettura di passi tratti dall’Opus maius e dal Liber sex scientiarum. In quegli anni l’alchimia stava compiendo notevoli progressi con le tecniche più raffinate di Paolo di Taranto, francescano legato all’Italia meridionale, che influenzò il Testamentum ed il Rosarius di Arnaldo di Villanova. Il legame con il francescanesimo è forte anche sul versante medicale. Giovanni da Rupescissa, nel Liber de consideratione quintae essentiae, dà un’indicazione precisa: i fruitori dei nuovi artifici saranno i poveri di Cristo e gli uomini evangelici. Nel Liber lucis compare l’interesse di questo autore per il benessere di tutta la società, mostrando come la storia dell’alchimia, intrecciandosi con gli ideali di S. Francesco, offra una realizzazione concreta dell’amore per tutte le creature.

Il Dott. P. Capitanucci ha sottolineato il valore della mostra da lui curata: rappresenta una testimonianza completa di ciò che i francescani hanno prodotto e studiato in ambito scientifico. Il patrimonio, infatti, della Biblioteca del Sacro Convento non è costituito “solo” dai volumi degli ordini conventuali, al suo interno è confluito anche materiale proveniente dalla Biblioteca del Convento della Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, di S. Damiano, dell’Eremo delle Carceri, del Convento delle Carcerelle dei Padri Cappuccini e del Convento di S. Antonio del Terz’ordine Regolare di San Francesco.

L’incontro è proseguito con la visita alla mostra La scienza al Sacro Convento. I francescani a confronto con i misteri del creato. Nel pannello all’ingresso sono sintetizzate le quattro tappe concettuali che offrono al visitatore un orientamento completo, anche se generale, sul materiale esposto: l’origine e le fonti d’ispirazione della scienza francescana; la prima produzione scientifica cui dettero vita i maestri dell’Ordine; la considerazione e la pratica delle varie scienze, ricostruita attraverso i trattati ed i documenti d’archivio custoditi dai frati nella loro Biblioteca; il ritorno finale ad alcuni significativi rappresentanti dell’Ordine, privilegiando i Frati Minori Conventuali, di Età rinascimentale e moderna. Per la stretta attinenza con i temi trattati nel seminario di studi riporterò parti delle schede descrittive del materiale in esposizione curate dal Dott. P. Capitanucci.

Il percorso non poteva che iniziare con il Libro della Creazione; il primo dei quindici volumi di una Bibbia miniata del XIII sec., è stato esposto, come si legge nella scheda perchè: L’idea cristiana della creazione del mondo dal nulla, compiuta in modo consapevole da Dio e scaturente dalla sua sapienza, dalla sua volontà, dalla sua bontà e dalla sua libertà, è il solido fondamento su cui poggiano le dorsali del pensiero scientifico cristiano e francescano. Se la creazione del mondo è la manifestazione nel tempo di un effetto prodotto dall’Onnipotenza creatrice, la spiegazione del formarsi del mondo passa necessariamente attraverso l’interpretazione dei primi capitoli della Genesi: «In principio Dio creò il cielo e la terra… Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona... Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere» (Gn 1,1.31; 2,1). Con la teca successiva si entra appieno nell’argomento della mostra, vi compaiono manoscritti che accolgono le opere di filosofi e scienziati greci e gli scritti di Francesco d’Assisi, contenuti nel celebre codice 338 del Fondo antico della Biblioteca Comunale di Assisi. In quanto è dall’incontro della razionalità scientifica greca con l’amore francescano per il mondo e le sue creature che germoglia un’attenzione tutta particolare per la natura e le sue intime articolazioni, come riportato dalla scheda del curatore della mostra.

La ricerca di un sistema in grado di classificare tutto il sapere umano è rappresentata da una teca dedicata ad Isidoro di Siviglia, Bartolomeo Angelico, Raimondo Lullo, Francesco Zorzi. Scrive il Dott. P. Capitanucci presentando la quarta teca: La perspectiva (scienza della luce) fu tenuta in grande considerazione dai francescani della prima ora, che ne coltivavano lo studio tanto in ambito fisico-matematico (ottica geometrica), quanto in quello fisiologico (spiegazione della facoltà visiva). Così sono state esposte le opere di fr. Giovanni Peckham, accanto a quelle di Alhazen e del dottore francescano Guglielmo di Ockham.

Proseguendo, viene presentata la fisica francescana nei primi libri a stampa. Nella sesta teca domina il Liber Compostelle del frate Bonaventura di Iseo. Il Liber Compostelle tratta, come riportato efficacemente dalla scheda che lo introduce, vari argomenti alchemici estratti da manuali e testi di alchimia ampiamente diffusi nel XIII secolo («ex dictis et scriptis multorum philosophorum antiquorum»). Lo stesso nome Compostelle giustifica le prerogative del libro, che è “cum”, ossia l’“insieme” di altri libri; “post”, scritto dopo di loro; “compos” e “stella”, cioè dotato di ordinata bellezza e nobiltà celeste. Il trattato, diviso in tre libri, espone le diverse proprietà di acque, oli e sali di uso alchemico. Nel secondo libro, ampio spazio viene dato ai processi di generazione e trasmutazione dei metalli, mentre nel terzo vengono descritti vari esperimenti tratti per la maggior parte dall’opera attribuita a Geber, presunto alchimista arabo, identificato recentemente dallo studioso W. Newman col francescano Paolo di Taranto, «lector fratrum Minorum in Assisio».

La pratica diffusa tra i frati della medicina e della matematica è testimoniata da due teche che ospitano una i primi trattati di medicina a stampa di Giacomo da Forlì e Giovanni da Ketham ed un’altra l’opera matematica di Pappo Alessandrino, Boezio, Egnazio Danti, Gerolamo Cardano ad attestare come sin dal XIII secolo, i figli di Francesco si applicarono allo studio della matematica, riconoscendone, prima dell’affermarsi della moderna visione scientifica del mondo, l’importanza fondamentale per la scienza.

Gli interrogativi cui il Dott. P. Capitanucci tenta di dare una risposta danno vita ad un’altra tappa di questo percorso tematico: Sempre dunque fu vivo tra i francescani l’interesse per i fenomeni celesti e per le leggi che li regolano. Ma che cosa studiavano i figli di Francesco per carpire i segreti del cielo? Quali erano i volumi di astronomia che, non solo nel Medioevo, ma anche in piena Età moderna erano custoditi nelle loro biblioteche? Ecco così che il piccolo spazio espositivo accoglie testi di Tolomeo, Giovanni di Sacrobosco, Giovanni Battista Riccioli, Francesco Fontana.

Il curatore della mostra ha poi raccolto materiale che documenta come Molti scienziati dell’Ordine, accanto allo studio teorico dell’astronomia, della matematica e della fisica, si dedicarono alla costruzione ed alla progettazione di ingegnose macchine, curiosi marchingegni e vari strumenti (…) e come i frati di Assisi abbiano in passato manifestato attenzione alle applicazioni pratiche della scienza redigendo significativi compendi, accurate annotazioni e curiosi progetti. Le teche successive accolgono, infatti, testi di Erone di Alessandria, Tartaglia, Filippo Buonanni, Francesco Lana Terzi, Antonio da Pisa; trattati di architettura di Vitruvio e del Vignola; opere di anatomia, come lo studio anatomico di Vesalio; la chirurgia è rappresentata da Ambroise Paré e Bartolomeo Maggi; infine studi di botanica medica come quello di Mattioli. Nella scheda, ricca di particolari di una delle teche che portano a conclusione il percorso espositivo della mostra compare lo stretto legame che ci fu tra francescanesimo ed alchimia: Molti tra i più illustri esponenti dell’Ordine francescano, nonostante i non pochi divieti ecclesiastici, subirono il fascino dell’alchimia (…) I manoscritti miscellanei in mostra in questa teca contengono vari trattati, in latino e italiano, legati al nome dei più conosciuti autori della tradizione alchimistica. Le opere attribuite ai francescani Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, Giovanni da Rupescissa, Raimondo Gaufredi ed allo stesso Frate Elia, insieme a quelle di Geber, Alberto Magno ed alcuni altri noti filosofi della natura e alchimisti, occupano le carte ingiallite di questi codici. In tali scritti, inusuali e suggestivi, vengono descritte le pratiche di laboratorio effettuate dagli alchimisti, così come le questioni tra loro dibattute sulla natura degli elementi, sulla possibilità della loro combinazione e trasformazione, sulla realizzazione della pietra filosofale e sulla preparazione di portentosi medicamenti.(…) Ampia è l’utilizzazione di mezzi grafici, come tavole combinatorie e figure circolari, variamente complicate da triangoli e quadrati inscritti, riconducibili alla tradizione dello pseudolullismo alchemico. Vi sono inoltre numerosi disegni di alambicchi, cucurbite, storte ed attrezzi necessari alla distillazione quali forni, tubi di raffreddamento e vasi di vario tipo per la raccolta del distillato.

Uno spazio è stato riservato anche agli appunti dei frati infermieri ed al grande matematico rinascimentale fr. Luca Pacioli. L’opera del matematico Ilario Altobelli, amico e corrispondente di Galileo Galilei e l’ Atlante veneto di Vincenzo Coronelli chiudono il percorso di questa mostra che, come accade spesso quando si tratta dei figli di S. Francesco, parla della speranza anche in ambito scientifico e costituisce un monito per gli scienziati di oggi.