Serafini Marcella ,
Relationes bibliographicae: “Die Rezeption Edith Steins”. Una bibliografia internazionale nutrita di ‘spirito comunitario’,
in
Antonianum, 88/1 (2013) p. 181-188
.
L’itinerario esistenziale e intellettuale di Edith Stein può essere racchiuso in un binomio inscindibile: verità e comunità (Gemeinschaft). La ricerca della verità ha costituito il filo conduttore della sua vita, orientandola agli studi filosofici con tale intensità che la filosofia divenne per lei, almeno in una fase della sua ricerca, sostanza di vita e di pensiero. Tuttavia la verità non si e lasciata raggiungere nella chiusura ‘solipsistica’ del pensiero, ma nella ricerca‘comunitaria’, in cui concorrono apporti diversi e convergenti. Ecco perche la Stein, dopo la conversione, ha fatto confluire nella sua ricerca apporti del mondo classico e medievale, rimanendo fedele al metodo husserliano ma ampliandone gli orizzonti, allargando i confini della ragione e attingendo alle idee di coloro che, nel corso della storia, avevano contribuito a illuminare le grandi questioni della philosophia perennis.
Il recente lavoro di P. Francesco Alfieri Ofm1 – Die Rezeption Edith Steins – prima bibliografia internazionale su Edith Stein, testimonia questo articolato itinerario: la ricerca della verità come esperienza intellettuale in cui filosofi del passato e del presente possono offrire strumenti per chiarire le diverse problematiche.
La filosofia non è chiusa in una ricerca razionale autoreferenziale ma si apre ad altre fonti di verità, pur mantenendo la propria identità e il proprio metodo.
In nome di questa ‘verità’ che sempre l’ha attratta e mantenuta in cammino, Edith Stein ha conservato e difeso l’antica idea di ragione, capace di indagare il senso dell’essere con rigore scientifico, per comprendere la realtà fino alle prime radici e rendersi intima la verità; una ragione dinamica e aperta, sottratta alle derive relativiste e nichiliste del pensiero ‘debole’2. Giovanni Paolo II l’ha citata, unica donna filosofa, nell’enciclica Fides et Ratio; alla base di tale scelta sicuramente vi fu la particolare attenzione del Pontefice per il ‘genio femminile’, ma soprattutto l’originalità del pensiero steiniano, particolarmente significativo e attuale in relazione agli obiettivi e alle finalità dell’enciclica3.
Il volume di Francesco Alfieri mette a disposizione degli studiosi un contributo qualificato, una bibliografia ragionata contenente 2855 pubblicazioni che saranno aggiornate in una prossima riedizione, alla quale verrà inoltre aggiunto un elenco degli autori che ne faciliti la consultazione4. Il lavoro e stato pubblicato su invito di P. Ulrich Dobham, Direttore dell’Edith-Stein-Jahrbuch, al fine di realizzare un Festgabe per il novantesimo compleanno della suora carmelitana Maria Amata Neyer, che tanto si e adoperata per la nascita dell’Archivio
Edith Stein a Colonia. Il testo in esame e apparso come numero speciale dello Jahrbuch, in occasione del LXX anniversario della morte della Stein5. L’attività di Sr. Neyer non si e limitata all’organizzazione dell’Archivio e alla conservazione dei manoscritti della Stein, fortunosamente ritrovati dopo i bombardamenti nazisti; appoggiando il programma di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, ha altresì contribuito a progettare una nuova edizione delle opere della Stein in tedesco (ESGA – Edith Stein Gesamtausgabe), che si affianca all’edizione critica iniziata dal francescano Herman-Leo Van Breda (ESW – Edith Steins Werke). Tale edizione ha incoraggiato gli studiosi a ulteriori approfondimenti, avviando una nuova stagione di ricerche in ogni parte del mondo. Con la bibliografia di P. Alfieri, frutto del lavoro di otto anni, si consolida la tradizione che vede i Francescani coinvolti in prima persona per la salvaguardia dell’opera della Stein. Fu infatti P. Van Breda che, dopo aver salvato gli scritti di Husserl dalla distruzione nazista raccogliendoli nell’archivio a lui dedicato a Lovanio, accolse provvisoriamente nello stesso archivio anche i manoscritti della Stein, reperiti tra le macerie del monastero di Echt.
≪Per cogliere fino in fondo il senso pieno del pensiero di Edith Stein si ‘ricordi’ che le sue sono ‘ricerche vissute in uno spirito comunitario’. Questo aspetto ci aiutera a comprendere la complessita dei suoi scritti≫6. Questa la testimonianza di Suor Maria Amata Neyer, condivisa con P. Alfieri in una delle numerose visite all’Archivio di Colonia. Effettivamente, l’ambiente vitale in cui maturano le indagini di Edith Stein puo essere considerato un tratto qualificante per ‘rileggere’ la genesi dei suoi scritti: la specificità della produzione steiniana sta nel fatto che il suo lavoro e sin dall’inizio un lavoro comunitario: ogni ‘luogo’ della sua opera e intessuto di confronti e riferimenti ad altri autori, fondamentali nel cammino per il raggiungimento del vero. Il metodo appreso alla scuola di Husserl consisteva infatti in un lavoro estraneo alle forme di puro soliloquio; lo stesso Husserl invitava i suoi allievi a seguire determinati filoni di ricerca da far convergere nel confronto e nel continuo arricchimento reciproco7.
Questo ‘spirito comunitario’ e stato messo in evidenza nel saggio introduttivo dello stesso Alfieri – Theoretische und praktische Voraussetzungen fur die ‘Edith Stein-Forschungsgemeinschaft’8 – e viene ribadito da Angela Ales Bello, che si e soffermata sul contributo originale della Stein all’elaborazione di una filosofia cristiana – Edith Stein zwischen Husserl und Thomas von Aquin. Phanomenologie und christliche Philosophie9. Coerentemente con quanto appreso dalla metodologia fenomenologica e steiniana, Alfieri riconosce che anche il suo lavoro e frutto di una ‘esperienza comunitaria’, maturata negli anni attraverso incontri, colloqui, condivisione e sostegno reciproco, come dimostrano i numerosi ringraziamenti in margine al lavoro. Con questa testimonianza egli vuol dimostrare come ≪il banco di prova della cultura e il continuo “stare” in confronto con gli altri in modo disarmante, in quanto la Verita si serve di noi, ma si fa strada da se≫10. Per tale motivo ≪lo “spirito” per condurre la ricerca deve investire tutta la nostra esistenza e più che essere una professione deve essere una vocazione (Beruf)≫11.
La struttura del volume prevede, dopo alcuni testi indirizzati a mo’ di dedica a Sr. Amata Neyer, una sintetica biografia sulla Stein; subito dopo, Alfieri mette a disposizione l’elenco degli scritti della Stein secondo la prima edizione (ESW) e le traduzioni di questa nelle diverse lingue. Segue l’elenco delle opere secondo la nuova edizione (ESGA), in base all’ordine di pubblicazione dei volumi editi in lingua tedesca, per poi passare in rassegna le traduzioni sulla base di questa nuova edizione critica. Per quanto riguarda la ricezione di Edith Stein nel mondo, Alfieri non si e limitato all’intervallo di tempo che va dal 1942 al 2012, ma e partito dal 191912. Nella bibliografia secondaria, oltre a monografie, saggi, articoli e volumi collectanei, sono state inserite anche le recensioni, al fine di avere un quadro più completo sul lavoro svolto. In alcuni casi, Alfieri ha inserito alcuni suggerimenti o piste di lavoro (introdotte sempre dagli apici, mettendo a disposizione del lettore notizie o riflessioni maturate nel corso degli anni, consultando i vari studi per le proprie ricerche personali. Dove è stato possibile, le indicazioni bibliografiche sono complete di codici ISSN e ISBN per facilitare la reperibilità dei volumi.
I libri, gli articoli e i saggi presentati sono di varia natura (filosofia, spiritualità e mistica), ma sempre di alto livello scientifico o piuttosto divulgativi, il che da prova dell’ampia diffusione degli studi e della poliedrica personalità della Stein. Nei suoi scritti si riscontra una raffinata applicazione del metodo fenomenologico, realizzata con intelligenza e intuizione non comuni, come anche una spiritualità diretta e semplice. Lo stile espositivo rivela chiarezza, capacità comunicativa e di sintesi, onesta intellettuale e assenza di spirito polemico.
Equilibrata e pacata, tesa a intendere e far intendere le diverse posizioni eliminando ogni possibile pregiudizio, Edith Stein cerca e individua ciò che unisce, non ciò che divide, inserendosi nel solco della philosophia perennis. In tale contesto, lo studio del tomismo, l’amicizia e la comunione intellettuale con Hedwig Conrad-Martius, da cui venne la spinta verso una fenomenologia più realistica, operarono verso una svolta metafisica della sua ricerca: la comprensione dell’intera realtà richiede una metafisica che si apre alla verità rivelata.
Nella riflessione della Stein, la Gemeinschaft e una dimensione strutturale della persona associata al concetto di ‘abitazione’, che si sperimenta ed esprime a un triplice livello. La prima ‘abitazione’, la prima Gemeinschaft di cui facciamo esperienza, e l’equilibrio che siamo chiamati a raggiungere fra tutte le componenti che dimorano in noi, al fine di raggiungere l’armonia interiore, vivendo in equilibrio la propria complessità: la relazione tra il corpo, ‘luogo’ fisico della nostra ‘abitazione’, i processi psichici, necessari per ‘ascoltare’ e ‘regolare’ i richiami della corporeità, e la sfera spirituale, dove ciascuno scopre l’unita e la semplicità del proprio essere. L’intersoggettività si fonda pertanto su una dimensione comunitaria costitutiva dell’‘umano’: l’alterità ‘interiore’ apre alla persona la possibilità di scoprire la trascendenza di altri ‘io’ e di un Essere infinito.
In tale contesto si può comprendere l’apporto del ‘noi’ nella ricerca della verità: la ‘visione’ di ciascuno diviene profezia e ricchezza per l’altro; questa pluralità di vedute può condurre a intuire il ‘senso pieno’ delle cose.
A conclusione del saggio Il significato della fenomenologia come visione del mondo13, Edith Stein riporta un’espressione di S. Paolo che ripeterà più volte: “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che e buono” (1Tess 5, 21). E l’invito ad assumere un atteggiamento di apertura nei confronti delle diverse correnti di pensiero, poichè da un lato e necessario conoscere per poter prendere posizione consapevolmente, dall’altro e opportuno discernere prima di aderire.
Nel ‘tutto’ che deve essere indagato non rientra soltanto la storia della filosofia occidentale, e quindi i pensatori più significativi dell’età antica, medievale e moderna, ma anche la tradizione teologica e la verità rivelata.
Nella ricerca della verità si delinea l’apertura e la disponibilità verso fonti diverse dalla semplice ragione, come nel caso – paradigmatico – del pensiero medievale, sintesi di filosofia e teologia. Lo stesso Tommaso d’Aquino è stato un esempio significativo in proposito, in quanto ha preso in considerazione tutto ciò che veniva offerto dal passato, soprattutto il pensiero aristotelico, particolarmente avversato al suo tempo. Analogamente, il programma di ricerca della Stein, da cui emerge l’originalità della sua proposta, sarà quello di accogliere i suggerimenti che vengono dal pensiero classico-medievale e dalla modernità, al fine di ≪gettare un ponte fra la speculazione contemporanea e la tradizione≫14. In tale progetto, a suo giudizio, la scuola fenomenologica può fornire il metodo più appropriato per operare tale incontro15.
In un contesto siffatto si spiega anche il senso in cui la Stein ammette la possibilità di una ‘filosofia cristiana’: non si tratta di accogliere la verità rivelata qua talis nella filosofia, ma di fare proprie, rispetto a questioni insolubili, risposte che provengono da un’altra fonte, in modo che la fede stessa sia per la ragione un ampliamento di conoscenza. La filosofia non perde cosi il suo carattere di ricerca rigorosa, scientifica, secondo l’ideale husserliano, ma riconosce l’insufficienza degli strumenti razionali e si apre ad altre prospettive. Nel saggio dedicato al confronto fra Husserl e Tommaso d’Aquino, Edith Stein si interroga sulla possibilità o meno di far convergere la speculazione contemporanea e quella medievale: non abbandona la formazione fenomenologica, ma la approfondisce e la dilata mediante gli apporti della nuova impostazione. Attraverso i due pensatori, rilegge la propria storia culturale sullo sfondo della filosofia del tempo e inizia anche ad avanzare una proposta di sintesi. La filosofia e una ricerca della verità seria e rigorosa, condotta con gli strumenti razionali che l’uomo ha a disposizione; su questo terreno si incontrano pensatori lontani nel tempo come Husserl e S.Tommaso. Nondimeno, le loro strade divergono sui mezzi per raggiungere lo scopo: Husserl, erede della filosofia moderna, ritiene che le forze umane, pur nei loro limiti, siano le uniche a nostra disposizione; la prospettiva di Tommaso e opposta. La Stein ne trae la seguente conclusione: se la filosofia e ricerca della verità, una volta constatata l’insufficienza della ragione nel raggiungimento della pienezza della verità, e necessario aprirsi alla novità della verità rivelata.
A partire da tale consapevolezza, la Stein riconosce che ogni via per raggiungere la verità e ben accetta, per questo accoglie con profondo rispetto e senso critico l’insegnamento della Chiesa, delle S. Scritture, dei Padri e dei filosofi antichi e medievali16. La sua parola d’ordine e l’onesta intellettuale, che dovrebbe muovere ogni autentico filosofo, unita alla consapevolezza che il singolo ricercatore non può attingere da solo tutto ciò che e nelle possibilità della mente umana. Per tale motivo il lavoro di ricerca e un lavoro comunitario, che unisce al di la del tempo e dello spazio; il Logos e dialogos. Dal momento che la verità e inesauribile, la sua conoscenza e prospettica, dialogica e comunitaria. L’inesauribilita della verita fonda la storicita di ogni proposta, segna il carattere sempre dinamico della filosofia (che e aspirazione più che possesso della verità) e l’umiltà del filosofo, come risulta dall’etimologia stessa del termine. Non si tratta pertanto di aderire a una determinata corrente o proposta interpretativa, quanto di accogliere i suggerimenti dei vari pensatori che possono illuminare meglio la conoscenza dell’essere umano, del mondo e di Dio. La filosofia mantiene la sua autonomia, delineandosi come campo di ricerca peculiare, in cui la ragione umana può ottenere risultati validi, sebbene limitati. Tuttavia essa può, nel contempo, lasciarsi illuminare dalla fede per procedere ulteriormente nella ricerca della verità. In tale riconoscimento, il filosofo non abdica alla ragione, ma ne coglie i limiti; questa fase del cammino e indispensabile, dacchè la si può percorrere insieme ai non credenti.
La ragione può andare alla scuola dei Greci e dei moderni: chi compie tale lavoro e accoglie altresì i suggerimenti della fede può essere considerato un‘filosofo cristiano’17.
La ‘filosofia cristiana’ non e ‘pura’ e ‘autonoma’, ne potrebbe esserlo una filosofia che si pone come obiettivo la ricerca della verità, dal momento che per raggiungere la verità una ricerca filosofica assolutamente autonoma si rivela insufficiente. E su tale pretesa che la Stein si stacca da Husserl il quale, a suo avviso (pur avendo colto i motivi che stanno alla base della ‘crisi’ della cultura contemporanea), rimane comunque ancorato alla mentalità moderna che vorrebbe superare. Si scontrano due modalità di intendere non tanto la filosofia o la finalità della ricerca umana, quanto i mezzi che l’essere umano ha a disposizione e la loro efficacia. Husserl infatti si limita a considerare l’impossibilità per la ragione di un risultato esaustivo, prospettando una ricerca senza fine; la Stein, invece, pone un rimedio a questa intrinseca debolezza, ispirandosi al modello di indagine delle Summae medievali. E quanto tenta di realizzare in Endliches und ewiges Sein. Versuch eines Aufstiegs zum Sinn des Seins18, nuova e raffinata summa in cui si incontrano, in una universale e trasversale ‘comunità di ricerca’, le indagini del passato e gli aspetti più convincenti del pensiero contemporaneo.
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