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Recensione: Marzano Marco, Quel che resta dei cattolici. Inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italia

 
 
 
Foto Oviedo Lluis , Recensione: Marzano Marco, Quel che resta dei cattolici. Inchiesta sulla crisi della Chiesa in Italia, in Antonianum, 87/4 (2012) p. 809-811 .

Si discute da tempo sulla vera portata della secolarizzazione o della crisi religiosa nei paesi occidentali. Non è facile ottenere dati affidabili, e spesse volte le analisi sono influenzate dagli interessi o dai pregiudizi degli osservatori. Pare che nel caso italiano la cosa si complichi ulteriormente, nel senso che questa diventa una questione legata a forti interessi politici e di altro genere. Infatti pare sia in gioco la capacità di un ‘ceto cattolico’ di far pesare le proprie opinioni e di determinare linee di governo. Insomma, siamo dinanzi a una questione molto carica di conseguenze pratiche. In ogni caso, il sociologo dovrebbe svolgere il proprio lavoro e cercare di essere fedele alla realtà per descriverla nel modo più accurato possibile. Forse tale descrizione potrebbe essere solo frutto della combinazione di più interventi, non dell’apporto di un solo autore.

Tenendo conto di tali riflessioni, ritengo che il nuovo libro di Marzano costituisca una delle visioni che meglio descrivono la crisi della Chiesa cattolica in Italia, i suoi limiti e le sue difficoltà. L’autore espone in modo narrativo il risultato della sua ricerca di campo svolta negli ultimi anni: uno studio mosso dalla domanda su come stanno veramente le cose all’interno del cattolicesimo italiano. La sua indagine si centra soprattutto nel Nord d’Italia, anche se con qualche incursione al Sud. L’autore ha raccolto instancabilmente centinaia di interviste, soprattutto a preti; ha frequentato decine di incontri, catechesi e attività parrocchiali; e ha assistito a numerose celebrazioni ecclesiali. Il suo approccio s’inscrive decisamente nella tradizione della ‘osservazione partecipativa’; in molti casi si percepisce un punto di empatia col suo oggetto di studio, o meglio con molte delle persone coinvolte in questa ricerca.

Sono tre le sezioni in cui si divide l’esposizione del materiale raccolto. La prima parte è dedicata a descrivere il vero profilo della secolarizzazione italiana, che si osserva soprattutto attraverso una analisi empirica della frequentazione dei sacramenti, a cominciare dalla messa domenicale. Il suo metodo è semplice ma efficace. Per diverse domeniche si è dato da fare per contare – anche con l’aiuto di collaboratori – il numero di fedeli che frequentano le messe del fine settimana in un paese medio o in un vicariato diocesano. Il Piemonte è stata la zona oggetto della prima indagine. I risultati sono scoraggianti: le cifre rivelano solo un 4,5% di presenze sul totale della popolazione censita in una delle aree selezionate. In un’altra zona della stessa regione la percentuale si attesta al 9%.

Le cose vanno meglio in una diocesi vicino Taranto, dove risulta un 13%, sempre utilizzando lo stesso metodo di conteggio. Comunque sia, questi risultati si discostano assai da quelli pubblicati sulla base d’inchieste di opinione, che sempre danno più del 20% di partecipazione. Un tale scarto tra le cifre ufficiali e quelle reali impone un ripensamento sull’eccessivo ottimismo con qui si guardava alla situazione del cattolicesimo italiano, che si riteneva più al riparo che in altri paesi europei dai devastanti effetti della secolarizzazione.

Ai dati numerici esposti nel primo capitolo del libro seguono altri capitoli in cui si mette in risalto la crisi che affligge l’amministrazione dei sacramenti.

Con abbondanza di narrazioni su casi reali si fa riferimento alla prassi attuale riguardo alla prima comunione, la confessione, il matrimonio e i funerali. La nota comune è sempre la stessa: mancanza di motivazioni veramente cristiane, consuetudini e motivi piuttosto estetici o di convenienza sono quelli che mantengono spesse volte l’afflusso ai sacramenti, che comunque registrano pure un notevole calo numerico.

La seconda parte descrive la realtà parrocchiale. Essa ripercorre due ‘casi di studio’. Il primo propone la vita di una parrocchia aperta, accogliente, di segno progressista e che non nasconde le sue critiche verso la gerarchia cattolica. Il secondo rappresenta il caso di una guida carismatica, di un parroco in grado di far sorgere una comunità di giovani impegnati e coraggiosi, che trovano ispirazione in quella persona. Sono due casi di parrocchie di grande vitalità. Invece la situazione diventa molto meno incoraggiante quando si guarda a tante altre realtà in cui le difficoltà del clero, o capacità più scarse di mobilitazione, ne limitano l’azione alle funzioni tradizionali. La situazione del clero, il suo declino e le sue limitazioni, sono altresì oggetto di analisi dopo che l’Autore ha raccolto le testimonianze e le critiche di tanti sacerdoti.

La terza parte s’incentra sulla deriva settaria della Chiesa italiana. Il caso di studio ora sono le Comunità Neocatecumenali. L’approccio in questo caso è devastante: dopo una descrizione delle loro catechesi e chiavi comunitarie, ci viene presentato il caso di una famiglia che ha lasciato quell’organizzazione dopo anni di appartenenza. Emergono vari dissidi interni, pratiche settarie molto aggressive e situazioni di grande sofferenza. La narrazione somiglia quasi un romanzo con la sua suspense, ma con un finale prevedibile. Il caso raccolto – insieme ad altre testimonianze – porta a giudizi assai negativi riguardo a tali forme di aggregazione cattolica, il cui successo viene descritto con tratti storici.

L’aperto appoggio degli ultimi papi e di una parte della gerarchia cattolica desta sospetti riguardo agli interessi comuni tra le due parti.

Dall’inizio del suo libro fino al capitolo conclusivo, Marzano sostiene in modo esplicito una tesi sulla struttura duale del cattolicesimo italiano: esso è formato da un settore aperto, progressista, conciliare; e poi c’è un settore più chiuso, settario, di grande vitalità, ma di orientamento esclusivista. L’autore non si limita alla descrizione di questi due modelli o stili, ma ovviamente giudica in modo positivo il primo e negativo il secondo.

Ci sono alcune osservazioni da fare riguardo al suo metodo. Anzitutto è ammirevole il lavoro compiuto e la sua raccolta di dati attraverso osservazioni e interviste è molto proficua. Sarebbe bene che un approccio siffatto potesse diventare uno standard della ricerca empirica in sociologia della religione. La sua impostazione apporta un sano realismo alla conoscenza del cattolicesimo italiano, oltre alla ‘sociologia di salone e biblioteca’. Tuttavia, pare evidente che tale metodo contribuisce a rinforzare le idee che l’Autore aveva già in precedenza, non prive di certi bias. Infatti è fin troppo facile trovare ciò che si cerca, e probabilmente un libro simile, ma di altro segno, si potrebbe comporre visitando le realtà più positive e raccogliendo le esperienze migliori. Il caso delle Comunità Neocatecumenali diventa paradigmatico: non sono sicuro se sia giusto fare più attenzione a quelli che hanno avuto esperienze molto negative. Sarebbe come scrivere un saggio sul matrimonio tenendo conto solo delle esperienze vissute dai divorziati.

Pare che la realtà del cattolicesimo italiano sia assai complessa e ricca, sicuramente più che in altre zone di Europa. Per coloro che seguono da vicino le cifre della secolarizzazione, quelle che Marzano offre possono sembrare ancora abbastanza buone, se si tiene conto di altre realtà in Europa. Vi sono spinte di vitalità che egli stesso segnala in diversi casi, e che infondono speranza; c’è ancora una ‘gioia di credere’ in molte aree di questo paese, un entusiasmo in molti sacerdoti che non si riscontrano in altre zone occidentali e poco in questo libro.

E comunque non sarebbe saggio ignorare la realtà che descrive Marzano: essa riflette situazioni di fatto che richiedono correzioni e riforme. Ritengo che una tale analisi possa essere un buon inizio nella ricerca di risposte adatte ad affrontare quella realtà e le sue mancanze. I cattolici italiani ne dovrebbero essere grati!