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Le deliberazioni del Comune di Viterbo del 1512 riguardo la processione civica per la festa di Santa Rosa, Giornata di studio Viterbo 10 giugno 2012

 
 
 
Foto Sedda Filippo , Le deliberazioni del Comune di Viterbo del 1512 riguardo la processione civica per la festa di Santa Rosa, Giornata di studio Viterbo 10 giugno 2012, in Antonianum, 87/4 (2012) p. 813-815 .

Santa Rosa continua a far parlare di sé. Questa volta l’occasione sono i 500 anni dalle due delibere con le quali il Comune di Viterbo decise di solennizzare il culto di Rosa con una processione civica il giorno della sua traslazione (4 settembre). Così affermava ser Spinello nella primavera del 1512 al Consiglio dei Quaranta: “Considerando che tra tutte le altre feste dei santi di Dio e di tutta la curia celeste che sono celebrate nella città di Viterbo, il popolo viterbese deve in primo luogo onorare e solennizzare più di tutte quella santa della quale nella medesima città si ha una qualche memoria […]. Con questo invito si sollecitarono i consiglieri, affinché deliberassero di organizzare ogni anno una luminaria in onore della Vergine viterbese, certi che – per intercessione della Santa – si sarebbero ricevuti mirabili benefici.

La proficua collaborazione tra il Centro Studi Santa Rosa da Viterbo Onlus, il Centro Diocesano di Documentazione, il Monastero di Santa Rosa e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Viterbo, con il patrocinio – tra gli altri – della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, ha permesso di organizzare la giornata di studi intitolata Ad Sonum campanae tubarumque clangorem (Al suono della campana e allo squillo delle trombe), svoltasi nella prestigiosa sede della Sala Regia del Palazzo dei Priori il 10 giugno 2012.

Le due delibere sono ancora tramandate nel transunto del libro delle Riforme redatto dal notaio Augustinus quondam ser Bernardini de Viterbio su due pergamene conservate nell’archivio del Monastero di Santa Rosa. Il “Centro Studi Santa Rosa da Viterbo-Onlus” opera da circa un anno e mezzo proprio per valorizzare questo ricco patrimonio, tuttora sepolto negli scaffali dell’archivio delle sorelle Clarisse. L’obiettivo primario del Centro è quello di promuovere il recupero e l’edizione del fondo archivistico, mediante una serie di incontri di studio volti ad aprire un nuovo importante percorso per la città di Viterbo, per la storia del Monastero, ma anche per il culto e la figura storica di Rosa in ciò che ha significato nel corso di questi otto secoli.

Il convegno si è aperto nella mattinata con la relazione di Attilio Bartoli Langeli, Vicepresidente del Centro Studi Santa Rosa da Viterbo, noto paleografo e diplomatista, il quale ha proposto una lettura approfondita delle due delibere comunali del 1512 e una loro contestualizzazione nel quadro delle istituzioni cittadine nel volgere del XV secolo. Tra l’altro, gli organizzatori avevano già fornito a tutti i convenuti una edizione delle delibere (corredata da traduzione in italiano) in un comodo opuscoletto, curato da Eleonora Rava.

La relazione di Mauro Ronzani dell’Università di Pisa si è concentrata sullo svolgimento delle processioni civiche in età medievale, evidenziando come esse diventarono segno e simbolo di un dominio ora civile ora religioso, secondo i fautori di tali manifestazioni pubbliche.

Subito dopo Ottavia Niccoli dell’Università di Trento ha parlato di come le forme del rituale fossero centrali nella vita urbana della prima età moderna e del significato peculiare che allora assunsero le processioni religiose.

Le varie componenti del mondo cittadino vi partecipavano con la loro preghiera collettiva, nello stesso tempo segnalando le proprie gerarchie interne, articolando lo spazio urbano e il tempo del calendario. In epoca tridentina esse furono regolate, pur mantenendo la loro rilevanza.

Con Letizia Pellegrini, dell’Università di Macerata, si è approfondito il tema del rapporto tra canonizzazioni e città nel xv e all’inizio del xvi secolo: partendo dalla figura del frate osservante Bernardino da Siena, canonizzato nel 1450, la cui predicazione è testimoniata anche a Viterbo, la Pellegrini si è soffermata sull’analisi del culto di Rosa intorno al processo callistiano del 1457, e quindi ha concluso con la figura di Lucia da Narni, terziaria domenicana, che ricevette nel 1496 le stigmate a Viterbo e fu rapita dal Duca Ercole d’Este, cosa che scatenò una grande sollevazione del popolo viterbese.

Nel pomeriggio i lavori sono proseguiti con la relazione di Filippo Sedda, Segretario del Centro Studi Santa Rosa, che ha trattato il tema delle indulgenze concesse al monastero delle Clarisse e a coloro che partecipavano alla processione in onore della Santa viterbese fino al 1512. Tale relazione ha ancora una volta evidenziato la necessità di un lavoro sistematico sul fondo diplomatico conservato in Monastero.

Don Mario Brizi, Amministratore parrocchiale di S. Maria Nuova di Viterbo, ha invece analizzato la rubrica dello Statuto viterbese del 1344, concernente le processioni in calendario per le feste stabilite dal Comune di Viterbo. Infine Antonio Riccio, della Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino, ha descritto gli aspetti antropologici del passaggio dalle processioni e dalle luminarie alla Macchina di Santa Rosa.

Santa Rosa ritorna dunque al centro della scoperta identitaria civile e religiosa della comunità viterbese, così come lo è stata – con i suoi alti e bassi – nel corso degli ultimi otto secoli per la comunità dei credenti e persino per quella scientifica. L’auspicio sarebbe quello di poter continuare a studiare la documentazione e divulgarne i risultati oltre le mura della clausura, per renderla accessibile, e non solo alla universitas studiorum.

È in quest’ottica che ho posto mano, insieme a Eleonora Rava, all’edizione del processo callistiano di Rosa da Viterbo, allogato anch’esso in due manoscritti conservati in monastero, che spero presto possa diventare occasione di un prossimo incontro.