Blasi Antonello ,
Recensione: Antonino Panepinto, Massimiliano Blasi, Manuale degli Enti ecclesiastici,
in
Antonianum, 84/2 (2009) p. 400-402
.
Il volume, agile e estremamente maneggevole, si presenta nel formato di un libro da tavolo di continua consultazione (non ci risulta una versione “di lusso” da biblioteca, peraltro non funzionale al contenuto) per il taglio profondamente operativo dato dagli Autori, entrambi commercialisti ed esperti della materia, nell’ambito della quale operano da anni nel loro lavoro quotidiano.
Corredato da un Cd-Rom ricco di formulari, check list, normativa e prassi, il testo si sviluppa in due parti per dieci capitoli, alla fine dei quali per ognuno viene proposto un formulario esemplificativo per le diverse procedure necessarie agli adempimenti descritti.
Il pubblico cui si rivolge e principalmente quello degli operatori del settore, in particolare i commercialisti, notai, avvocati specializzati in enti no profit, economi delle curie diocesane e degli enti religiosi, prestandosi altresì per uno studio seminariale della tematica costantemente in evoluzione secondo la dialettica ecclesiasticistica in cui confluiscono le istanze della Chiesa cattolica italiana e quelle delle istituzioni civili italiane, centrali e locali.
Tali problematiche devono mostrarsi altresì in sintonia con le regolamentazioni dei rapporti delle altre confessioni religiose con lo Stato italiano e le diverse normative specifiche applicative delle diverse Intese concluse e vigenti.
In linea con quanto appena ricordato, gli Autori non hanno inserito alcuna problematica dottrinale o de iure condendo, limitandosi – vero pregio dell’opera – a sul presente: l’ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, la fatidica legge n. 222 del 1985, la rilevanza della gestione dell’ente, l’universo degli enti esistenti, costituiscono i tre capitoli della “parte prima” che potremo definire “pars statica”, atta ad inquadrare i soggetti del Manuale.
Il primo capitolo inquadra la nozione dell’ente nei suoi elementi nativi, quali la fase esogena della costituzione nel diritto canonico, il fine principale di religione e di culto e la sua sede nel territorio italiano. Non tutti gli enti e le formazioni associative della Chiesa cattolica hanno interesse a veder riconosciuta la loro qualifica nel diritto italiano: da un lato infatti possono essere enti di diritto canonico che espletano la loro attività in ambiti assolutamente indifferenti all’ordinamento civile; in altri casi può trattarsi di enti che in Italia si muovono nell’ambito dell’associazionismo privato e non hanno interesse all’esibizione della dimensione confessionalista in quanto non preminente all’attività o agli scopi statutari.
La molteplicità degli enti e segno della plurisecolare attività della Chiesa Cattolica in Italia e dei suoi fedeli, presenti da venti secoli in Europa, che stenta a riconoscere nella sua giovane normazione l’oggettiva co-radice con l’ebraismo mista alla cultura greco-romana e germanica.
Il secondo capitolo e dedicato all’amministrazione degli enti riconosciuti in Italia, alla loro gestione ordinaria e straordinaria, ai controlli canonici e alla loro rilevanza civilistica; seguono due tematiche, di immediata utilità, ovvero la delicata licenza idonea a validare le alienazioni di beni secondo parametri di valore legati da controlli gradatamente incisivi e l’identificazione del legale rappresentante dell’ente dinanzi l’ordinamento civile, che può non coincidere con il legale rappresentante valido per il diritto canonico.
Il terzo capitolo elenca in maniera esaustiva gli enti ecclesiastici che sono riconosciuti in Italia ex iure, o con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, e le agevolazioni fiscali sia per le associazioni private che per quelle pubbliche e per il ramo onlus, non escluse le Confraternite e i Terzi Ordini, le fondazioni e gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
Fa seguito la “pars dinamica”, ovvero la “parte seconda”, composta dagli altri sette capitoli, ove emergono le attività istituzionali e le attività commerciali degli enti ecclesiastici nella loro dimensione contabile e fiscale, e la revisione contabile dei loro bilanci.
Il capitolo quarto tratta degli obblighi canonici e civilistici circa la rendicontazione dei bilanci e la tenuta dei libri contabili, con una serie di schemi e specimen idonei alla visualizzazione di bilanci e rendiconti, mentre il capitolo quinto riguarda gli enti che esercitano un’attività commerciale nei loro profili civili, ragionieristici e tributari.
Il sesto capitolo investe il settore della revisione contabile e il controllo di legittimità, della corretta amministrazione, della contabilità e il controllo fiscale da parte dei revisori dei conti in osservanza della normativa vigente e degli specifici statuti.
Il settimo e dedicato al diritto tributario e alla sua peculiarità nella regolamentazione dei soggetti bilateralmente riconosciuti, nonchè delle diverse tasse ed imposte che gravano o meno sugli stessi: il carattere dominante della non commercialita e la perdita della stessa quando la funzione economico-commerciale diventa prevalente ai fini statutari e non più strumentale e subordinata.
Segue, nello stesso capitolo, la regolamentazione degli enti ecclesiastici che hanno la denominazione di onlus per la quale ricadono in una normativa ulteriormente specifica e peculiare.
Il capitolo otto investe il diritto tributario nelle sue applicazioni ed esenzioni relativamente agli enti de quibus [imposte (IVA, IRES...), imposte comunali (ICI), IRAP, imposte catastali, ipotecarie, di registro] concludendosi in una serie di fattispecie concrete circa le sponsorizzazioni e i contributi e liberalità varie fino all’otto per mille. Concludono l’opera il rapporto di lavoro negli enti e la regolamentazione del trattamento dei dati secondo la normativa sulla privacy essendo tali enti sovente formati da una pluralità spesso fluida di soggetti che partecipano o meno all’attività in forme e gradazioni spesso inusuali per associazioni o fondazioni strettamente civili.
Nel capitolo nove, infatti, gli Autori si occupano della gestione delle risorse umane e del personale che presta servizio negli enti ecclesiastici e del decreto legislativo dell’otto giugno 2001 n. 231; non sono omessi i sacerdoti che svolgono il loro servizio attivo pastorale nelle diocesi, ne i religiosi che prestano il loro servizio presso gli enti e neppure i dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano; i sacristi, i volontari e i collaboratori domestici chiudono l’efficace capitolo.
Da ultimo, per la “tutela del diritto alla buona fama e alla riservatezza” (Conferenza Episcopale Italiana 20 ottobre 1999) seguito in Italia nel 2003 (30 giugno) dal decreto legislativo n. 196, viene trattato il tema della privacy, sia secondo il diritto canonico che secondo il diritto civile. La sezione termina con un’ampia serie di esemplificazioni modulistiche utili agli operatori del settore.
Una copiosa appendice, e una nutrita bibliografia concludono il volume, che realizza senz’altro il suo intento manualistico e specialistico.
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