Nobile Marco ,
Recensione: H.W. Hertzberg, I Libri di Samuele,
in
Antonianum, 79/3 (2004) p. 574-575
.
Continua la pubblicazione italiana dei commentari della serie tedesca Altes Testament Deutsch. Il presente commentario ai due libri di Samuele ha ricevuto la sua settima edizione tedesca nel 1986. Abbiamo già parlato altre volte di tale iniziativa editoriale. Nomi tra i più illustri delle passate generazioni dell’esegesi tedesca sono legati a questa serie (Von Rad, Noth, Weiser, ecc.), la quale è stata pensata come un’operazione di alto livello divulgativo e di formazione teologico-biblica. Che dire? È sempre di grande utilità leggere pagine di notevole rigore esegetico, nel quadro della più stretta metodologia storico-critica. E tuttavia l’operazione, e questo libro in particolare, è datata; non solo per quanto riguarda la bibliografia ferma agli anni Cinquanta, ma soprattutto per una concezione della storia biblica e della natura dei testi lontana dalle odierne problematiche. Può bastare un’affermazione del genere: “Gli avvenimenti descritti nei libri di Samuele si trovano, per una parte considerevole, cronologicamente vicini alla loro redazione scritta, così che in talune sezioni della terza parte (Samuele e Saul) e delle storie di Davide si ha l’impressione che qui stiano parlando dei contemporanei” (p. 14). La fiducia di H. è legata all’ottimismo metodologico con cui viene condotta l’analisi dei singoli testi e delle singole sezioni e dobbiamo dire che l’analisi letteraria è fatta con magistrale acribia. Ma il punto debole sta a monte, cioè nelle teorie che facevano da forza motrice e orientatrice dell’esegesi di trent’anni fa. Gli attuali studi storici ed esegetici ci pongono problemi spinosi di difficile soluzione. Per quanto riguarda i primi, quelli storici, non si può più accreditare una storiografia legata al dettato biblico; per quanto riguarda i secondi, invece, cioè gli studi letterari, la qualità e la maturità del racconto biblico rendono difficile oggi la fiduciosa frammentazione atomistica del testo, accessibile e fruibile soprattutto e innanzi tutto come operazione redazionale e compositiva tardiva (edizione deuteronomistica, sacerdotale e via dicendo). Questa critica di fondo, che va doverosamente fatta, non inficia il fascino della rigorosità che anima un certo tipo di esegesi storico-critica del passato; senza parlare dell’utilità della dovizia dei dati storico-geografici e archeologici (che però vanno vagliati alla luce degli studi attuali). Io direi che le persone ben informate sullo “status quaestionis”, possono leggere con tranquillità e proficuità questa letteratura “nobile”.
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