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Recensione: H. Cancik, Veritā mitica e veritā storica

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: H. Cancik, Veritā mitica e veritā storica , in Antonianum, 79/3 (2004) p. 575-576 .

Questo curioso libretto dalla tematica così pretenziosa, è uno studio pubblicato nel 1970, quando cioè le nuove generazioni, figlie della migliore scuola esegetica tedesca, animate dallo spirito di profondo rinnovamento donato dal Concilio Ecumenico Vaticano II, cercavano di diventare adulte sia rispetto ai padri dell’esegesi sia rispetto a concezioni dogmatiche tradizionali ormai insostenibili. Un tema fondamentale era (ma lo è ancora) proprio la concezione di verità storica trasmessa dalla Bibbia. Qui il C., ottimo studioso di antichistica e di orientalistica, in poche ma dense pagine, affronta il problema nel quadro di una trattazione di “storia dei concetti”. Con il suo studio egli mira ai seguenti fini: 1) delineare la consistenza della storicità della verità biblica, in rapporto ad una concezione critica della storia, così come emerse con evidenza e formalmente nella cultura greca; 2) esporre la peculiarità della concezione critica della storia che la civiltà ittita, di origine indo-europea ma di formazione mediorientale, avrebbe avuto per prima in germe; 3) affermare il denominatore comune che tutto sommato, al di là delle differenze, soggiace alle concezioni greco-romane e mediorientali e che costituisce il nucleo che ha fatto nascere il pensiero europeo. Come si può vedere, l’impresa è ardua e la finalità pretenziosa, tuttavia, l’autore sa cavarsela egregiamente nel quadro della situazione di quegli anni. È difficile emanciparsi dalla “storia della tradizione”, perché è questa che, mitizzandosi e sacralizzandosi, diviene il criterio del fare storia, ma paradossalmente proprio grazie al mito e al confronto dialettico con esso, è nata la concezione critica della storia: così è stato in Grecia, così in certo qual modo è stato, anche se non in modo riflesso, anche nella storiografia israelitica. La tesi del C. viene avvalorata soprattutto se si lasciano da parte le storiografie (Jahvista, ecc.) della teoria documentaria, cosa che lui non fa, e si considerano invece i grandi affreschi storici biblici contemporanei delle prime grandi narrazioni storiche greche (VI sec. a.C.)!