Nobile Marco ,
Recensione: O. Kaiser, Isaia Capitoli 1-12,
in
Antonianum, 78/1 (2003) p. 173-174
.
Il lettore colto, non esegeta, che voglia farsi un’idea dell’esegesi contemporanea, della sua vivacità e del suo carattere avventuroso, può prendere il presente commento ad Isaia 1-12 come campione.
L’editore italiano ha pubblicato la sua traduzione purtroppo solo molto dopo la pubblicazione del testo originale, che risale al 1981 per la serie “Altes Testament Deutsch”; ma per fortuna la vicenda critica che riguarda Isaia in seguito non è cambiata di molto (si legga ad es. J. Vermeylen, ed., The book of Isaiah. Le livre d’Isaïe. Les oracles et leurs relectures; unité et complexité de l’ouvrage, Leuven 1989). Ma, riguardo al presente commento, la cosa non è finita qui. Difatti, il 1981 era la data della sua quinta edizione, la quale era ormai radicalmente diversa dalla terza edizione del 1970. L’A., ormai noto specialmente nel campo degli studi isaiani, è passato da una visione storico-critica fedelmente conservatrice ad una convinzione adeguatamente rispondente all’attuale orientamento, che dà priorità allo studio della redazione finale dei testi biblici. In realtà, egli continua ad usare con maestria il miglior metodo storico-critico, solo che colloca la sezione isaiana in questione, i cc. 1-12, nel V sec. a.C., in era preellenistica.
La posizione del Kaiser fa parte delle acquisizioni ormai note e assimilate dell’esegesi contemporanea. Anche per lui, come per altri, ad es. J. Schreiner, l’origine del rotolo isaiano va ricercata nel “memoriale del profeta Isaia al tempo della guerra siro-efraimita (734-732)”, cioè nella sezione 6,1-8,18, tuttavia la sua ricostruzione genetica è tanto originale quanto complicata. All’inizio del V sec. vi sarebbe stata una raccolta di oracoli (cc. 28-31) che poi sarebbe stata unita al memoriale, con la soprascritta di 6,1 che denoterebbe l’operazione deuteronomistica ( = dtr) in atto in tale fase redazionale. Ma la mano dtr si noterebbe anche nell’aver apposto al rotolo un prologo (5,1-7.8-24+10,1-3*) che denunciava i mali prodotti dal popolo eletto e un epilogo (9,7-20+5,26-29) che ne giustificava la conseguente punizione con la catastrofe del 587. La generazione successiva a quella della redazione del rotolo avrebbe cominciato ad inserirvi le proprie aspettative apocalittiche: nella presente sezione solo in 2,12-17, ma con ampio sviluppo nei cc. 24-27, la cosiddetta apocalisse d’Isaia. Ancora una generazione dopo, si sarebbero sviluppate attese messianiche rilevabili in 7,14b-16b, in 9,1-6 e 11,1-5. In una fase ulteriore il redattore avrebbe accentuato il carattere pseudoepigrafico del testo, facendolo risalire all’Isaia del 701 e alla minaccia contro Assur (in realtà, contro il nemico simbolico d’Israele, ora Babilonia ora un altro dominatore) con la “compilazione di Assur”(cf. pp. 301-307). Molte interpolazioni apparterrebbero a tale compilazione. Questi interventi avrebbero poi offerto la base per l’elaborazione di 10,5-12,6 o della “piccola storia del tempo finale” (cf. p. 18). Il lavoro sostanziale, contando vent’anni per generazione, sarebbe da collocare tutto entro il V sec., anche se non è mancato poi un processo continuo di riscrittura, mutatosi, all’apparire e al diffondersi delle traduzioni in età ellenistica, in esegesi e omiletica. L’ambiente dal quale sarebbe sorta questa complessa operazione sarebbe quello levitico-sacerdotale, al quale bisogne-rebbe aggiungere però sia la tradizione profetica che quella sapienziale.
La ricostruzione del Kaiser è certamente significativa ed interessante, anche se l’acribia sul dettaglio lascia talora perplessi: la difficile e talora casuale genesi di un testo rende altamente ipotetica la positivistica ansia di ricostruzione del particolare. Ma si tratta della perplessità che si allarga a tutto un modo tradizionale d’impiegare il metodo storico-critico: vi si riscontra quell’asetticità chirurgica astorica che paradossalmente viene rimproverata a quei metodi di lettura semiotica oggigiorno pure impiegati. Non dipende invece dall’A. la contraddizione tra il limite del commento alla sezione dei cc. 1-12, voluto dal programma della collana, e la chiara concezione redazionale del Kaiser stesso, che estrapola da tale limitazione.
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