Schoch Nikolaus ,
Recensione: ZENON CARDINAL GROCHOLEWSKI, La Filosofía del Derecho en las enseñanzas de Juan Pablo II y otros escritos,
in
Antonianum, 77/3 (2002) p. 600-605
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Il curatore dell’edizione spagnola dell’originale polacco, Bogdan Potrowski, professore alla Facoltà di Scienze umane dell’Università di La Sabana in Colombia, ricevette dal Cardinale Zenon Grocholewski l’edizione polacca dell’opera “La Filosofia del diritto nell’insegnamento di Giovanni Paolo II”, la lesse con grande attenzione e decise insieme ad alcuni amici colombiani di procedere alla traduzione in lingua spagnola per rendere il libro accessibile al mondo ispanico. Ottenne l’autorizzazione del Cardinale e ricevette anche altri due testi Juan Pablo II, legislador nonché Los elementos específicos de la administración de la justicia en la Iglesia che vengono presentati ora nello stesso libro. La traduzione è stata approvata dall’autore. Si tratta d’una edizione pratica e leggera, a causa del numero contenuto di pagine, ma allo stesso tempo di notevole profondità perché il Cardinale Grocholewski ha seguito da vicino l’ascesa di Karol Wojtyla da quando era ancora professore di etica nel seminario di Cracovia fino al Pontificato ed ha potuto studiare le opere del Papa nella loro lingua originale polacca.
All’inizio del libro il curatore presenta una biografia di Zenon Cardinal Grocholewski (pp. IX-XVIII) cominciando con una pubblicazione del “The American Bibliografical Institute” dell’anno 1990 che enumera il Cardinale tra i polacchi più conosciuti nel mondo. Infatti, il Cardinale non è soltanto uno dei più noti cultori della Scienza del diritto canonico, ma occupa da anni incarichi di grande responsabilità nel Vaticano. E’ nato nella provincia di Poznan nella Polonia occidentale nel 1939. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto per tre anni l’ufficio di vicario parrocchiale. In seguito ha iniziato lo studio del diritto canonico presso l’Università Gregoriana a Roma. Il notissimo processualista Ignacio Gordon fu direttore della sua tesi di licenza intitolata: “De exclusione indissolubilitatis ex consensu matrimoniali eiusque probatione”. La tesi dottorale, intolata “Considerationes super recentiores sententias rotales”, è stata premiata con la medaglia d’oro dell’Università. Due anni più tardi conseguì il titolo di Avvocato rotale.
Nell’ottobre 1972 iniziò a lavorare presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Svolse susseguentemente gli uffici di notaio, di cancelliere dal 1982, quello di segretario ed, infine, giunse al vertice del Dicastero il 5 ottobre 1998. Venne creato Cardinale ed il 15 novembre 1999 nominato Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Oltre agli impegni presso la Segnatura Apostolica si dedicava all’attività scientifica. Nel 1975 venne nominato professore all’Università Gregoriana con la cattedra di diritto processuale. Impartì, inoltre, lezioni di diritto amministrativo presso l’Università Lateranense e sin dal 1987 presso lo Studio rotale. Il suo ricco elenco di pubblicazioni comprende in tutto 600 titoli soprattutto sul diritto processuale, amministrativo e matrimoniale. Numerose pubblicazioni sono state tradotte in varie lingue. Dal 1983 – 1985 appartenne alla Commissione per la riforma della Curia Romana. Oltre al successo nell’attività scientifica ottenne onorificenze con la nomina a cittadino onorario di varie città negli Stati Uniti, tra le quali Princeton, sede della famosa Università dove insegnava Einstein, e Trenton. Alla fine della biografia il curatore presenta un elenco bibliografico sul Cardinale con opere in lingua inglese e polacca.
All’abbondante biografia segue una breve presentazione da parte di Hernán Salcedo, Preside dell’Istituto de Humanidades dell’Università di La Sabana in Colombia (pp. XIX-XXI) che da fedele membro dell’Opus Dei mette in luce come il Santo José María Escriva de Balaguer, ispiratore dell’erezione dell’Università di La Sabana aveva insegnato che attraverso Pietro parla Cristo per cui si augura la massima diffusione del libro che il Prof. Bogdan Piotrowski, direttore del Departamento de Lengua y Leteratura dell’Instituto de Humanidades di tale Università, ha tradotto.
La Prof.ssa Ilva Myriam Hoyos Castañeda della medesima università ha preparato durante un soggiorno a Roma la prefazione (pp. XXIII-XXXVI) sotto il titolo Il diritto e la giustizia – beni della persona e della società. Ammette che Giovanni Paolo II non ha mai sviluppato un sistema filosofico come tale. La sua riflessione filosofica era sempre guidata dalla fede. Egli richiama gli elementi propri e irrinunciabili del diritto presentato come bene della persona e della società, un diritto che suppone l’esistenza del dovere. Non basta la filosofia del diritto, ma occorre anche una teologia del diritto che tenga conto del bene di tutta la persona.
Le tre conferenze del Cardinale Grocholewski cominciano con l’impaginazione in cifre arabiche da 1 a 73. Il primo centrale contributo riguarda soprattutto il diritto laico, statale, mentre il secondo il diritto canonico. Sottolinea che non è sufficiente una filosofia del diritto, ma è necessaria anche una teologia del diritto. Tale teologia dovrà tener conto della Rivelazione di Dio al mondo. Il terzo contributo invece riguarda l’amministrazione della giustizia nella Chiesa, con i suoi organi e i suoi processi per indagare seriamente la verità. Si sottolinea che l’amministrazione della giustizia nella Chiesa è inseparabilmente legata al mistero della Chiesa e sta al servizio della salvezza degli uomini.
Il primo testo del Cardinale Grocholweski si occupa dell’antropologia filosofica dell’allora Arcivescovo di Cracovia, Cardinale Karol Wojtyla. Attinge soprattutto alla sua nota opera Persona e atto, pubblicata per la prima volta a Cracovia nel 1969. Il redattore ha aggiunto nelle note le fonti in lingua originale, cioè in polacco e l’edizione dell’opera in lingua spagnola o italiana, quando esiste. Non è difficile costatare che la filosofia di Giovanni Paolo II è essenzialmente filosofia dell’uomo, basata soprattutto sui principi del Tomismo. Ha utilizzato anche il metodo fenomenologico sulla scia di Max Scheler. Sviluppando la filosofia tomista con il metodo della fenomenologia contemporanea Karol Wojtyla ha sviluppato il suo pensiero originale. Sua filosofia è influenzata dall’esperienza del Concilio Vaticano II al quale ha partecipato attivamente come Arcivescovo di Cracovia. Di particolare interesse per la costituzione pastorale Gaudium et spes è la questione dell’uomo in essa trattata. Ha sottolineato le linee guide della comprensione dell’uomo come soggetto personale: l’uomo è un essere creato, cioè esiste grazie alla libera iniziativa di Dio che è capace di conoscere l’esistenza del suo creatore come sua causa primaria ed è chiamato nella libertà a dare una risposta al dono dell’esistenza.
L’uomo è definito con il termine di persona per sottolineare la sua irriducibilità alla nozione di individuo di una specie. L’uomo come persona è il soggetto metafisico e autonomo nel suo proprio essere e in tutto il suo dinamismo operativo. L’uomo è libero nella sua attuazione e capace ad agire pur senza esserne obbligato. Può dirigersi verso una varietà di atti senza che sua persona sia determinata. L’uomo mostra e sperimenta il possesso di se stesso e l’autodominio come struttura essenziale della persona. La pienezza della persona appare nella sottomissione della sua azione alla verità che concerne il bene: 1) la ragione è capace di apprendere la verità o di distinguere ciò che è vero e ciò che non lo è; 2) grazie alla volontà l’uomo domina su se stesso, dipende da se stesso e si subordina a se stesso; 3) la sua libertà è sostanzialmente anche dipendenza dalla verità e dal bene.
Passa all’attuazione dell’uomo insieme ad altri e alla partecipazione connessa con essa. L’autore distingue tra la dimensione interpersonale e la dimensione sociale della comunità. La dimensione interpersonale può essere espressa con i binomi “io – tu”, “io – l’altro” e permette di captare il concetto di partecipazione nel suo nucleo centrale. Entrambi si presentano come “io” come irrepetibili soggetti personali. La dimensione sociale della comunità è espressa con il pronome “noi”. Si riferisce direttamente ad una molteplicità di persone, ad una collettività che possiamo chiamare società, gruppo sociale ecc. La scoperta dell’altro come altro “io” significa scoprire in lui il prossimo. Da qui parte la necessita dell’amore del prossimo.
La realtà della partecipazione può essere ridotta e annichilita dalle varie forme di individualismo o totalitarismo. Nell’individualismo il bene dell’individuo si presenta come bene primario e fondamentale, al quale si devono subordinare tutte le comunità o società in modo di far mancare la partecipazione. Nel totalitarismo l’individuo ed il suo bene si subordinano totalmente alla comunità e alla società che rendono la partecipazione impossibile. La negazione della partecipazione porta all’alienazione dell’uomo. Tali principi sono fondamentali per la filosofia del diritto.
La seconda parte del primo articolo (pp. 23-43) si occupa della filosofia del diritto secondo Giovanni Paolo II. Si tratta del tentativo di svilupparne una perché non esiste un’esposizione completa e sistematica a riguardo. Non esiste neanche un suo completo sistema filosofico. Il Papa ne è cosciente perché ritiene il suo ministero fondamentalmente di carattere religioso. La libertà è per l’uomo la condizione e la base della vera dignità della persona umana e simultaneamente un elemento necessario per lo sviluppo integrale della società. I diritti dell’uomo ed i diritti di Dio stanno tra di loro in una stretta relazione. Là dove Dio ed i suoi diritti non sono rispettati, là non viene rispettato neanche l’uomo. I diritti di Dio ed i diritti dell’uomo sono simultaneamente rispettati o simultaneamente calpestati. Solo Dio è fonte di verità e bene supremo.
Un ruolo centrale nell’antropologia di Karol Wojtyla spetta al lavoro. Il lavoro è un bene dell’uomo un bene dell’umanità perché mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma si realizza come uomo, diventa in un certo senso più profondamente uomo. Tratta a partire dal lavoro del concetto del vero ed autentico progresso e si occupa dei valori della solidarietà e del dialogo. Il Papa esorta al dialogo come unico mezzo per risolvere le tensioni per il bene di tutti. L’esperienza del passato e dei nostri tempi dimostra che la giustizia da sola non è sufficiente e che può condurre alla negazione ed al annichilimento di se stessa se non si apre alla forma più profonda che è l’amore. Di conseguenza non si concepisce un’autentica giustizia senza amore. Altri elementi che riguardano la filosofia del diritto sono l’uguaglianza di tutti gli uomini, la famiglia come comunità primaria, il concetto del bene comune, il senso dello Stato come comunità politica, l’ordine internazionale, il diritto naturale e positivo, il principio di sussidiarietà che Grocholewski accenna senza più entrare in profondità.
Nell’ordine giuridico il diritto deve rispettare e appoggiare la dignità della persona umana e la sua fondamentale soggettività, la sua dimensione integrale, il suo bene, i suoi diritti inalienabili, la sua libertà; questo dovere deve essere interpretato soprattutto nella legislazione che concerne il lavoro umano o le varie attività nelle quali l’uomo realizza la sua attuazione. Nella vita comunitaria e sociale, le relazioni tra gli uomini devono essere regolati in modo da promuovere le relazioni interpersonali basati sull’unica e irrepetibile soggettività di ciascuno senza dimenticare il bene comune nello spirito di solidarietà che conduce all’amore. In nessuna istanza si deve trascurare la verità oggettiva del bene. Solo in questa prospettiva si può raggiungere un autentico sviluppo degli uomini e della società.
Il secondo contributo si occupa di Giovanni Paolo II come legislatore (pp. 44-54). Giovanni Paolo II passerà alla storia come il primo Papa che è autore di tutta la legislazione basica della Chiesa: CIC/1983, Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana del 1988 e CCEO del 1990. Il Cardinale Grocholewski analizza brevemente il contributo personale del Papa a questi tre testi legislativi fondamentali per la vita di tutta la Chiesa. Un frutto concreto della sua dottrina sul valore del lavoro è l’istituzione dell’Ufficio di lavoro e del Consiglio dei Cardinali per studiare le questioni organizzative ed economiche della Sede Apostolica che non riguardano soltanto la Curia Romana, ma anche altri organi che si trovano nella Città del Vaticano. Sottolinea il contributo personale del Papa nella creazione dei tre testi legislativi nonostante il fatto che Giovanni Paolo II non sia un canonista. Tale impegno personale non si limita alla promulgazione, ma si estende anche allo studio del materiale elaborato con la collaborazione di tutta la Chiesa in modo tale che fece i testi veramente suoi. Al momento della promulgazione di ciascuna legge invocò la Madre di Dio e raccomandò alla sua protezione l’esito dell’opera legislativa.
L’ultimo testo tratta degli elementi specifici dell’amministrazione della giustizia nella Chiesa (pp. 55- 73). Cita nell’introduzione una lunga serie di articoli propri sull’argomento. Ha una ricca esperienza nel campo a causa del suo lavoro presso la Segnatura Apostolica dal 1972 al 1999. Dal punto di vista storico il diritto canonico ha contribuito senz’altro allo sviluppo del diritto processuale e penale nella legislazione statale dei vari paesi sia nell’Europa continentale che nei paesi del Common Law.
Nella realtà attuale la Chiesa opera in contesti sociali molto diversi, con paesi di diverse tradizioni e mentalità giuridiche. Tutta l’attività giurisprudenziale della Chiesa ha i suoi cardini nel Vescovo, primo giudice nelle Chiese locali per diritto divino, ed il Papa nella Chiesa universale che esercita il suo potere giudiziale principalmente attraverso il Tribunale della Rota Romana, ma anche attraverso la Segnatura Apostolica, Corte di Cassazione, Tribunale supremo amministrativo e ministero della giustizia allo stesso tempo. Senza far venir meno la potestà giudiziale della Chiesa ed i diritti dei fedeli connessi il Codice di diritto canonico preferisce le varie vie di soluzione di conflitti fuori dei tribunali. Tale aspetto è molto più presente che negli ordinamenti civili.
Il concetto della giustizia tiene un significato specifico: giusto è nella Bibbia ciò che Dio chiede e ciò che concorda con la volontà di Dio. Giusto è anche perdonare, portare la croce, accettare l’umiliazione ecc. In altre parole è anche giusto rinunziare a qualche diritto proprio in nome della realizzazione di valori superiori. Questo non significa che il cristiano non abbia il diritto di combattere per ciò che ha significato negli occhi di Dio, per i valori nella dimensione eterna. Anche il trattamento giudiziale dei litigi tra persone private e gli organi della potestà amministrativa è presente nella Chiesa molto prima che in qualsiasi ordinamento statale. Purtroppo, proprio mentre negli ordinamenti civili si formarono i primi tribunali amministrativi, la Chiesa terminava l’esame giudiziale dei ricorsi amministrativi. Essa fu ripresa soltanto dopo il Concilio Vaticano II che ha sottolineato la dignità della persona umana e dei suoi diritti. La seconda sezione della Segnatura Apostolica era il primo Tribunale amministrativo che il Papa istituì nel 1967.
Soltanto la decisione che corrisponde alla verità oggettiva, positiva o negativa è veramente creativa dal punto di vista teologico-pastorale. La decisione che contrasta con la verità oggettiva è necessariamente controproducente nell’ordine della grazia e della santificazione. Per tale ragione le cause sullo stato delle persone non vanno mai in giudicato (can. 1643), fatto inconcepibile negli ordinamenti civili. Così il Cardinale Grocholewski è partito dall’antropologia del Romano Pontefice regnante, ha sviluppato elementi di filosofia del diritto del Papa basandosi soprattutto sulle sue opere scritte nel periodo in cui era ancora professore di etica al seminario di Cracovia ed è giunto ad un’analisi dell’inserimento di tali principi da parte di Giovanni Paolo II nella sua ricca opera legislativa. I tre articoli del Cardinale Zenon Grocholewski raccolti in traduzione spagnola nel libro recensito costituiscono una chiave per l’interpretazione di tutta la legislazione vigente della Chiesa universale.
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