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Recensione: Walter Eichrodt, Ezechiele. Capitoli 1-24 (Antico Testamento 22/1); Ezechiele. Capitoli 25-48 (Antico Testamento 22/2)

 
 
 
Foto Nobile Marco , Recensione: Walter Eichrodt, Ezechiele. Capitoli 1-24 (Antico Testamento 22/1); Ezechiele. Capitoli 25-48 (Antico Testamento 22/2) , in Antonianum, 76/3 (2001) p. 571-572 .

Vede la luce la traduzione ormai di un classico della scienza biblica tedesca: il commentario in due volumi ad Ezechiele di Walter Eichrodt. Nonostante la traduzione sia stata condotta, come appare dal retro di frontespizio, sulla quinta edizione del 1986, in realtà non ci è sembrato che quella edizione più recente fosse diversa o più aggiornata di quelle precedenti.

Così, si è semplicemente di fronte ad un classico, statico anche nel suo testo, che comporta inevitabilmente una recensione ad orientamento obbligato.

Il commentario, che originariamente appartiene alla nota serie tedesca “Altes Testament Deutsch”, rappresenta un’ottima testimonianza delle acquisizioni esegetiche di circa quattro decenni fa  e della metodologia esegetica allora in voga. Non si tratta semplicemente dell’etichetta di “metodologia storico-critica”, che può valere anche oggi, ma del mondo ideologico che vi era dietro. Una buona conoscenza degli ultimi dati (di quel tempo) di orientalistica, una propensione pregiudiziale per l’autenticità del testo, attribuito in questo caso ad Ezechiele quasi al 90%, sulla base di un processo della storia d’Israele acquisito e quindi anch’esso pregiudiziale, un confronto, infine, con una letteratura che dall’ottocento giunge e si ferma agli anni cinquanta… Nel commentario non è dato di trovare molto della problematica oggi più viva che mai attorno ad un libro controverso come quello di Ezechiele e di cui danno testimonianza pubblicazioni come J. Lust (ed.), Ezekiel and his book. Textual and literary criticism and their interrelation (BETL 74: Leuven 1986), per citarne uno dei meno recenti. Certo, in nuce, l’Eichrodt affronta in qualche modo, specialmente nell’introduzione, quei nodi ieri come oggi propri al testo ezechielico: unicità o molteplicità dei luoghi del ministero profetico, ipotesi genetiche del testo, problemi redazionali, le glosse; tuttavia, il filologo contemporaneo non vi trova soddisfazione. D’altra parte, non bisogna dimenticare che la serie tedesca di commentari suddetta, pur costituita da celebri firme, prevedeva anche un fine divulgativo e pastorale, così che, ad es., lo studioso specialista avrà trovato e trova più soddisfazioni nel monumentale commentario di W. Zimmerli del 1969, per citare uno dei massimi esperti di Ezechiele della stessa generazione di Eichrodt.

Per quest’ultimo Ezechiele era un sacerdote che aveva ricevuto in esilio l’incarico profetico (interpretazione realistica, seppur nella cornice visionaria della pericope sulla vocazione) ed aveva proceduto ad una scrittura autografa dei vari oracoli, tornandovi sopra per integrarli, in forza di nuove esperienze storico-psicologiche. Il profeta ha comunque costituito una sua scuola, i cui discepoli hanno conservato le sue parole, commentandole con glosse.

Al di là di tali fondamenti su cui si regge la lettura del libro di Ezechiele e conoscendo le premesse suesposte, si può e si deve affermare che la mano ferma e magistrale del commentatore tedesco si lascia ancora godere nella forma di una lettura affascinante.