Cacciotti Alvaro ,
Recensione: REMO L. GUIDI, Jean Baptiste de La Salle, un problema storiografico del Grand Sičcle,
in
Antonianum, 75/2 (2000) p. 376-379
.
La densa e articolata problematica di storiografia agiografica che il volume di Remo L. Guidi muove intorno alla figura di Jean Baptiste de La Salle (1651-1719) intende attivare uno status quaestionis che puntualizzi l’opera e il pensiero del fondatore dei "Fratelli delle Scuole Cristiane". A tre secoli di distanza la devozione e l’ammirazione per Monsieur de La Salle non rendono ragione appieno della sua vasta azione pedagogica e della sua intelligente linea didattica e della sua profonda spiritualità. l’A. del presente studio ben documenta lo stato delle cose quando sottolinea che si è ancora prigionieri della biografia redatta dal canonico Jean-Baptiste Blaine, La vie de Monsieur Jean-Baptiste de La Salle instituteur des Frères des Ecoles Chrétiennes (1733); o come, ancora, l’editio princeps delle Opere sia spesso frutto di manchevolezze, manomissioni arbitrarie e lacunosi fraintendimenti. Ragioni sufficienti per tentare di far riemergere la figura del de La Salle con una operazione che non vuole accreditarsi come definitiva. Porre rimedio a tanta trascuratezza di memorie d’archivio può risultare vano. E l’A. dichiara la difficoltà del lavoro. Difficoltà che nasconde il pericolo di giungere a preclusioni aprioristiche poiché lo scavo analitico condotto non sempre può essere suffragato da riscontri rigorosi. Riscontri storici e testuali problematici che potrebbero cadere nell’equivoco di coincidenze e complementarità fittizie. Mentre, dunque, l’A. si augura che gli archivi restituiscano alla solerzia dei ricercatori motivi per una più corretta interpretazione del de La Salle, egli raccoglie al momento nuclei di indagine che lo stesso de La Salle autorizza. Le radici ideologiche e la maturazione dei suoi convincimenti, la sofferta azione della sua fondazione, i percorsi personali e comunitari della sua spiritualità, l’affronto e lo studio delle depresse realtà sociali contemporanee, sono individuati come coordinate atte alla ricostruzione di questa figura in debito di una più corretta valutazione storica. Il volume, dunque, -pur consapevole del precario stato critico delle fonti agiografiche-, offre l’opportunità di articolare una ricostruzione dei lineamenti di Jean-Baptiste a partire da ciò che lui stesso ha ritenuto irrinunciabile e, contemporaneamente, stabilisce ascendenze e riferimenti della sua figura che potranno agevolare la corretta interpretazione futura. Opera meritoria quella dell’A. che riesce ad offrire tramite letture di figure ed eventi culturali un vasto recupero capace di supportare una nuova lettura della figura e del pensiero del de La Salle. L’indagine -puntualizzata sull’indole, sulle letture, sull’attività e i rapporti sociali, sull’interno evolversi del protagonista verso le forme più alte della spiritualità- si esplicita in una esposizione attenta e documentata. Cinque i capitoli che infine costringono gli studi lasalliani ad orientarsi verso nuovi percorsi. Il primo capitolo mette in cantiere la rivendicazione dell’autonomia della figura del santo da ciò che è stato ereditato. E’ così che nel secondo capitolo si possono discernere linee di indagine più rispondenti all’emergere del santo dai suoi stessi scritti. I restanti capitoli veicolano una puntigliosa opera di recupero su tre eminenti figure della santità cristiana particolarmente care allo stesso de La Salle: Benedetto, Francesco e Ignazio. Sulla scorta degli scritti dello stesso protagonista l’A. evidenzia, su base diacronica, i contributi di fondo che ne hanno stimolato e influenzato l’opera e la personalità. Percorsi frastagliati a volte, ma che raggiungono lo scopo della restituzione di una più verace immagine di Jean-Baptiste all’interno di una evoluzione di pensiero spirituale spesso volutamente negletto. Una ricca bibliografia e un ancor più ricco indice degli incunaboli, dei manoscritti, degli argomenti e dei nomi completano il volume.
In questa sede è opportuno soffermare la nostra attenzione sul recupero francescano del pensiero di Jean Baptiste de La Salle che l’A. tratta nel IV capitolo (circa 100 pagine complessivamente). Anche a questo proposito la limitatezza e la trascuratezza del materiale d’archivio pesa negativamente; ma è il de La Salle stesso che insistentemente medita su Francesco d’Assisi e la sua santità. Il confronto tra la grande figura francescana e la grande figura lasalliana è per ovvi motivi di tempo, di società, di lingua, di azione ecclesiale assolutamente diverso e assai spinoso. Ma sono le Méditations pour les fêtes ad autorizzare il confronto quando, in particolare, il de La Salle accetta di individuare, in modo libero ed autonomo, personaggi e tematiche de francescanesimo da proporre all’attenzione dei Fratelli.
Sostanzialmente il merito maggiore del Guidi non sta tanto nel pur impressionante, preciso, a volte maniacale, scavo delle relative fonti che già da solo sancisce il più serio intervento storiografico lasalliano; ma, sorretto dal riscontro testuale, si esplicita un totale rovesciamento di una visione "cosificata" della spiritualità lasalliana. Il de La Salle concede al concetto di uomo la nozione di essere spirituale e non semplicemente la preoccupazione dell’avere uno spirito. La sua vicenda personale, l’eroismo della sua santità e l’attività di educatore, sono state interpretate non come una lezione per la promozione della persona, ma come misure edificanti e schematiche per una vita cristiana. E’ in questo suo impellente proposito il motivo della meditazione intorno a Francesco e al francescanesimo. Il lavoro del Guidi ci restituisce questo processo in filigrana perché si possa arrivare tra smentite e affermazioni, tra suggerimenti e nuove piste, tra conferme e negazioni, alla nuova comprensione della figura del de La Salle. L’erudizione del testo, insomma, esplora i tracciati del confronto enucleando il frutto migliore in una lezione buona per l’azione formativa dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Per di più la meditazione del santo recupera una freschezza ideale dal francescanesimo e la mutua in impiego educativo, pratico, metodico. Nel vaglio di figure quali Francesco, Antonio da Padova, Bonaventura da Bagnoregio, Pietro d’Alcantara, Elisabetta di Turingia, Bernardino da Siena e molti altri; nello sviscerare la larghissima proliferazione di dibattiti umanistico-rinascimentali (nei quali il Guidi è ormai maestro stimato!) per delineare il senso della sua azione; il de La Salle opera una autonoma lettura motivata da fini didattici. Egli ha mirato a trarre dal francescanesimo esempi ai quali rifarsi in una situazione storica completamente mutata. Nonostante la inaffidabilità testuale delle Méditations del de La Salle è storicamente esatto che su punti precisi che definiscono il suo Istituto, quali: la conformità a Cristo, l’amore per la povertà e i poveri, l’interesse formativo per i figli degli umili e dei disagiati, lo zelo per il prossimo e il primato da dare alla carità, egli si sia cimentato in un confronto ricco e variegato col francescanesimo. Confronto non operato per una sorta di serio volontariato, ma che nei temi ricordati esprime scelte elementari e irreversibili che si imponevano non solo alle culture di stampo cristiano. Scelte non per trovare una via d’evasione dagli urgenti problemi della vita; al contrario esse sono concepite per l’impegno alla trasfigurazione delle disagiate condizioni di vita. Così, francescanamente, ad esempio, il primato della persona è espresso dalla povertà e dalla scelta di soccorrere i più poveri; la negazione delle mediazioni del potere per poter essere finalmente uomini è data dalla azione pedagogica della formazione; la dignità di uomo messa in essere in ogni circostanza è posta nell’amore che configura a Cristo.
Per non citare all’infinito le molte suggestioni del volume ne ricordiamo due tra le più interessanti. L’esclusione di S. Chiara dal polittico dei nomi francescani operata dal santo. Si preferisce alla santa di Assisi Elisabetta di Turingia poiché la sua figura meglio attiva una immersione nel sociale: campo in debito di vero cristianesimo che confina con l’assunzione di un criterio ecclesiale che non sempre corrisponde al criterio clericale. Ancora, sarà da indagare più a fondo il perché, segnalato dal Guidi, del mancato riferimento del de La Salle all’esperienza francescana circa il suo Istituto volutamente laicale, fino a non voler affiancare preti nello svolgere il ministero della parola. Dal confronto con la figura francescana emerge un de La Salle per certi versi inedito. Un primo e più importante dato è la sua autonomia dal riferimento francescano. Anzi si può dire che la sua meditazione su Francesco d’Assisi lo abbia formato e rafforzato nel suo intento apostolico di vaste dimensioni.
Così, pur nella complessità di una valutazione sintetica da rilasciare, il lavoro di Remo Guidi rappresenta una tappa nuova e diversa, più rispondente alle verità delle fonti per delineare fondatezze e incongruenze che la storiografia lasalliana non potrà dipanare senza questo strumento ormai irrinunciabile.
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