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Recensione: VIKTOR PAPEZ, Redovno pravo [= Il diritto della vita religiosa]

 
 
 
Foto Kovac Mirjam , Recensione: VIKTOR PAPEZ, Redovno pravo [= Il diritto della vita religiosa] , in Antonianum, 75/2 (2000) p. 388-390 .

«Nell’unità della vita cristiana, infatti, le varie vocazioni sono come raggi dell’unica luce di Cristo «riflessa sul volto della Chiesa» (LG 1). [...] Alla vita consacrata è affidato il compito di additare il Figlio di Dio fatto uomo come il traguardo escatologico a cui tutto tende [...]. Attraverso la professione dei consigli, infatti, il consacrato non solo fa di Cristo il senso della propria vita, ma si preoccupa di riprodurre in sé, per quanto possibile, «la forma di vita, che il Figlio di Dio prese quando venne nel mondo» (LG 44)» (VC16).

Con queste parole il papa Giovanni Paolo II nella sua Esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata delinea la figura ed i fini della vita consacrata nella Chiesa. Il libro di p. Viktor Papez, ofm, scritto nella lingua slovena, ha come oggetto la dimensione canonica di questa vocazione, espressa come forma stabile di vita nel Popolo di Dio.

L’opera è inserita nella collana dei manuali della Facoltà di Teologia di Ljubljana (Slovenia). La materia viene affrontata seguendo principalmente l’ordine dei canoni sulla vita consacrata del Codice del Diritto Canonico del 1983. Il testo è diviso in quattro parti.

La prima parte si occupa degli istituti di vita consacrata in generale: il loro posto nella Chiesa e nel Codice, le norme comuni a tutti i tipi di istituti di vita consacrata.

La seconda parte, per il numero di pagine (156 delle complessive 247) la più lunga, è dedicata agli istituti di vita religiosa. In undici capitoli vengono commentati i canoni del Codice su vari temi: le caratteristiche fondamentali degli istituti e le case religiose, il governo, il noviziato, i voti, la formazione e i diritti e doveri dei membri, l’apostolato, la separazione dei membri dagli istituti, la loro dimissione da parte dell’istituto, i religiosi promossi all’episcopato, le conferenze dei Superiori maggiori. L’ultimo capitolo elenca e brevemente commenta i canoni di altre parti del Codice che, in qualche modo, sono collegati con la vita religiosa. Dal punto di vista metodologico sarebbe forse meglio trattare le caratteristiche fondamentali degli istituti religiosi e le case religiose in due capitoli distinti. Non appare con chiarezza il motivo che ha indotto l’Autore a trattare la questione relativa alla formazione dei membri in due capitoli diversi, quello sul noviziato e quello sui diritti e doveri dei religiosi. La dimissione dei membri, trattata in un capitolo distinto, può dare una erronea impressione che questa figura giuridica sia indipendente dalla separazione dall’istituto e non una delle sue modalità. Tuttavia, l’esposizione dell’argomento è chiara e semplice, adatta a coloro che, per la prima volta, si avvicinano ad un tema tanto complesso sia per la diversità dei vari istituti, sia per la loro ricca storia. L’analisi dei canoni è accompagnata da citazioni di vari documenti del Magistero della Chiesa e anche con dei commenti di autori sul tema.

La terza parte è dedicata agli istituti secolari ed alle società di vita apostolica. Per un lettore che non conosce queste due realtà, le poche pagine che descrivono gli elementi essenziali di questi due modi di vita potrebbero sembrare poco chiari e potrebbe avere difficoltà nel comprendere la differenza tra questi e la vita religiosa. Per questo motivo sarebbe, forse, utile approfondire non tanto la parte canonica, quanto quella relativa alla ricerca dell’identità di questi istituti e società.

L’ultima parte, la quarta, brevemente presenta i canoni sulla vita consacrata nel Codice dei canoni delle Chiese Orientali. La brevità della trattazione deriva dalla mancanza di Chiese Orientali nell’area geografica a cui è diretto il manuale. In Slovenia, infatti, si trovano solo i cattolici di rito latino. Le pagine sulla vita consacrata nelle Chiese Orientali hanno, quindi, scopo meramente informativo. Per maggiore chiarezza, tuttavia, sarebbe bene indicare con maggiore precisione le differenze tra i due Codici che svelano due diverse visioni della vita consacrata: quella delle Chiese Orientali e quella della Chiesa latina.

Il libro senza dubbio rappresenta un’opera utile per la Chiesa slovena, non solo per la completezza dei temi trattati, ma perché nel commentare i canoni l’Autore ha riportato anche le citazioni dei documenti recenti sulla vita consacrata. Si può, però, lamentare che non è riportato un elenco delle abbreviazioni ed una bibliografia che allegerirebbero la lettura. Le note, infatti, una volta citata un’opera, la indicano in modo abbreviato, senza riportare dove sia possibile ritrovarne la citazione completa.

Un’altro punto che possa essere approfondito è la differenza tra la vita consacrata e la vita religiosa. Dal titolo stesso (Il diritto della vita religiosa e non Il diritto della vita consacrata), infatti, si riceve l’impressione che il manuale tratti solamente degli istituti religiosi. In vari passi del libro si nota la stessa mancanza di chiarezza. Per questo, prima di tutto, sarebbe necessario eliminare tutti i termini che possano creare una confusione (per esempio «lo stato religioso della vita consacrata a Dio» alla pagina 7; corsivo è nostro) e con maggiore precisione mostrare che la vita religiosa è un tipo di vita consacrata, accanto alle varie forme individuali e agli istituti secolari e alle (cioè almeno alcune) società di vita apostolica. Nella prima parte, sugli istituti di vita consacrata in generale, poi, sarebbe bene approfondire il termine «vita consacrata». Come indica J. Beyer, la soluzione attuale è un compromesso, il termine rimane problematico ed è, in verità, l’abbreviazione di una espressione più lunga: «vita consacrata per mezzo dei consigli evangelici» (cf. J. Beyer, Il diritto della vita consacrata, Ancora, Milano 1989, 13). Non è consacrata, infatti, solo la vita delle «persone consacrate», ma di ogni fedele, con lo stesso battesimo (cf. V. De Paolis, La vita consacrata nella Chiesa, EDB, Bologna 1992, 15). Il termine tecnico che si usa per indicare una certa forma stabile di vita nella Chiesa contiene, quindi, ciò che è comune a tutti i fedeli («vita consacrata»), quello che è specifico («per mezzo dei consigli evangelici»), invece, a causa della brevità, viene omesso. Per questa ragione possiamo essere d’accordo che l’espressione un giorno dovrà essere riesaminata (cf. J. Beyer, ibid.).

Alla fine non ci resta che congratularci con l’Autore che nonostante l’ambito (a causa della lingua) molto ristretto dei lettori, ha speso molto tempo e energie nel suo lavoro. Il suo manuale, primo del genere in Slovenia, sarà di grande utilità non solo agli studenti di teologia, ma anche alle stesse persone consacrate e a tutti coloro che nel loro lavoro si imbatteranno in problemi canonici relativi alla vita consacrata.