Nobile Marco ,
Recensione: Craig A. Evans - Peter W. Flint (eds.), Eschatology, Messianism, and the Dead Sea Scrolls ,
in
Antonianum, 74/1 (1999) p. 156-157
.
Questo volumetto, agile e illuminante, inaugura la serie degli "Studies in the Dead Sea Scrolls and Related Literature", una collana che contribuisce ad arricchire il panorama degli studi biblici e qumranistici oggi più che mai vivace, specialmente nel campo dell'interrelazione tra Qumran e l'AT.
Il libro in questione raccoglie gli atti di un simposio che si è celebrato nel 1995 nell'Istituto di studi qumranici della Trinity Western University (Langley, British Columbia). Si tratta di otto contributi monografici che illuminano aspetti diversi e convergenti sul tema del rapporto tra il messianismo e l'escatologia, nel quadro delle più recenti edizioni dei testi qumranici. Non si tratta, come specificano i curatori nel loro saggio introduttivo, di sviscerare tutta la problematica attorno al messianismo israelitico, tema troppo vasto e complesso, bensì di lumeggiare appunto il contributo che offre la letteratura qumranica all'approfondimento del messianismo giudaico nella sua espressione ormai decisamente escatologica.
Ognuno degl'interventi discute aspetti particolari, i quali, solo se considerati insieme, lasciano un'impressione positiva e soddisfacente.
P.E. Hughes esamina come il nome e la figura di Mosè, specialmente nei testi di Qumran (1QS; 4Q175; 4Q375; 4Q377) e nel vangelo di Matteo, possano aver contribuito a costruire il paradigma messianico; egli si serve anche degli apporti di una metodologia narratologica. C. Broyles mostra come il Salmo 72 sia un testo che ha contribuito alla formazione del messianismo regale; di questo, che viene esposto nel salmo con l'autorità di un testo profetico, si ha traccia sia nel NT che nella letteratura giudaica contemporanea, nella quale va inclusa quella di Qumran. P. Flint conduce un'indagine su di una serie di frammenti qumranici, testimoni di una tradizione molto viva attorno a Daniele. M. Abegg, nell'analizzare i due testi 4Q491 e 4Q427, ipotizza la similarità che vi può essere tra l'immaginario dell'ascensione al cielo del "Maestro di giustizia" e quello attestato da Paolo in 2Cor 12. J.J. Collins, lo studioso più prestigioso della raccolta, tratta del tema dell'attesa della fine della storia, così com'è stata vissuta dalla comunità di Qumran. C. Evans mostra come quattro rotoli frammentari della quarta grotta aiutino a ricostruire l'ambiente nel quale si è mosso Gesù. Ancora del rapporto che vi può essere tra l'immaginario paolino e la concezione mistica della merkavà o trono divino, attestata da Qumran, tratta J. Scott. Infine, D. Neufeld cerca di dimostrare come 4Q521 aiuti a comprendere il quarto vangelo.
Come si può notare, il libro offre un ventaglio di prospettive, che contribuiscono largamente a introdurre in quel pianeta affascinante e per molti versi ancora inesplorato del giudaismo "intertestamentario".
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