Nobile Marco ,
Recensione: Alessandro Mengozzi (a cura), Trattato di Sem e altri testi astrologici ,
in
Antonianum, 74/1 (1999) p. 158-159
.
Con questo libretto interessante si continua la pubblicazione della serie "Testi del vicino Oriente", curata da Paolo Sacchi. È una collana, come si è già avuto modo di dire in passato, che dà la possibilità anche ai non addetti ai lavori di accedere a fonti altrimenti inaccessibili nella lingua originale.
Stavolta, A. Mengozzi offre con una cura lodevole un piccolo trattato siriaco, intitolato nei manoscritti a Sem, figlio di Noè, con tematica astrologica, più precisamente con previsioni attorno a quello che avverrà durante le varie stagioni, specialmente in Egitto. Da qui la eventualità che esso abbia lì la sua origine. Ad esso seguono altre testimonianze perlopiù frammentarie di opere affini che servono a dare un'idea sufficiente attorno a questo tipo di letteratura, la quale, pur lontana da noi dal punto di vista culturale, ha tuttavia una grande importanza sotto l'aspetto storico-letterario. Per due motivi: il primo, nell'ordine dello spazio, è che tale tipo di letteratura di origine sicuramente giudaica, s'intreccia con la storia di opere affini che abbracciano non solo il Vicino Oriente, ma addirittura uno spazio geografico che va dall'Europa mediterranea fino all'India. Nell'ordine del tempo, questa letteratura si origina nella Mesopotamia del secondo millennio a.C. e si sviluppa in vario modo lungo la storia delle varie culture mediorientali giù giù, diffondendosi con evoluzioni originali fin anche nel medioevo cristiano e arabo-islamico.
È per questi motivi che il M. critica la posizione del Charlesworth circa la possibilità di datare il "Trattato di Sem" al I sec. a.C. e di affermarne con perentorietà il carattere giudaico, situandolo sullo sfondo storico di quel secolo. Il carattere ripetitivo dei contenuti e la trasponibilità del genere letterario nello spazio e nel tempo, rendono estremamente difficile una datazione precisa. Quel che secondo il M. si può affermare è che il trattato è stato adoperato all'interno di una comunità cristiana orientale, la cui cultura era comune a tutta la cultura prescientifica antica e medievale.
Il valore specifico di opere del genere sta nel metterci di fronte alla fortuna che ha avuto nei secoli e nelle culture le più varie questo tipo di letteratura, che in qualche modo le imparenta tutteantropologicamente. Così, il M., oltre a darci un'accurata traduzione dei testi con commento e note, offre anche una gradita introduzione a tale letteratura, basandosi sugli studi dell'orientalista americano David Pingree.
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