Nobile Marco ,
Recensione: Der Midrasch Sifre zu Numeri, übersetzt und erklärt von Dagmar Börner-Klein ,
in
Antonianum, 74/2 (1999) p. 345-346
.
Si deve salutare con gratitudine la pubblicazione di questo volume che Börner-Klein presenta come suo "Habilitationsschrift" per la facoltà di filosofia dell'università di Köln. Si tratta del midraš halakico Sifre (= "libri") al libro dei Numeri, cioè di una di quelle opere capitali, i midrašim (commenti, esplicitazioni, insegnamenti, sviluppi edificanti attorno ad un testo biblico) che la prima generazione di maestri ebrei, i Tannaim (II-III sec.d.C.), ha lasciato come ricca eredità alla tradizione ebraica poi depositatasi definitivamente soprattutto nei due Talmudim, il Talmud babilonese e quello palestinese.
La traduzione che B. offre, sostituisce in qualche modo quella corrente di K.G. Kuhn (1959), la cui edizione si è nel frattempo esaurita, senza consigliarne una ristampa, a causa di alcuni criteri metodologici da lui usati oggi bisognosi di miglioramento e d'integrazione. Innanzi tutto, l'edizione del Kuhn si poggiava quasi esclusivamente sul manoscritto di Berlino MS Berliner Staatsbibliothek Orient Quart. 1594 del 14^ secolo:un dato non condiviso da tutti, come mostra M. Kahana, il quale è più prudente nei riguardi di tale manoscritto. È per questo che il B. ha ritenuto necessario servirsi anche dell'importante manoscritto MS Vatikan 32 del 10^ o 11^ sec., operando inoltre una costante comparazione con l'edizione critica di H.S. Horovitz (Leipzig 1917). Oltre a ciò, il B. ha curato ottimamente la strutturazione del testo tradotto, adoperando degli accorgimenti tipografici diversi, atti a distinguere e a definire la funzione delle varie parti di cui si compone il commento. Lavoro questo indispensabile (assente nel Kuhn) perché il lettore abbia accesso a quella foresta di esplicitazioni e di riferimenti che si affastellano in modo incomprensibile in opere come il Sifré ai Numeri.
L'operazione del B., condotta con certosina pazienza, consta di due parti: nella prima egli offre la traduzione del testo, secondo i criteri suaccennati. Il commento si apre con Nm 5,1-2 e si protrae fino a 35,34, escludendo le parti narrative come Nm 13-14 e 16-17, dato che si tratta di un commento halakico, cioè vertente sugli aspetti giuridici o legali della Torà; tuttavia, non mancano nel testo delle haggadot, cioè dei pezzi narrativi, come avviene del resto in opere del genere (cf. G. Stemberger, Einleitung in Talmud und Midrasch [München, Beck, 81992] 263-265). Il testo si articola in pisqaot, cioè in paragrafi che seguono la successione dei versetti biblici; a loro volta i paragrafi vengono raccolti in serie distinte di nove blocchi, ciascuno con un proprio nome (§§ 1-58 = Paraša Naso per Nm 5-7; §§ 59-106 = P. Beha'alotekha per Nm 8-12, ecc. fino ai §§ 159-161 = P. Mas'e per Nm 35,9-34). L'articolazione curata dal B. fa seguire in modo eccellente il testo.
Nella seconda parte, egli affronta sistematicamente questioni di redazione e di tradizione di Sifré a Nm. Con questa finalità, l'autore ricostruisce la/le possibili genesi delle parti e del tutto dell'opera in questione, offrendo anche ordinatamente al lettore i mezzi per discernere le varie parti, identificandone la natura, la funzione, la possibile origine, le possibili connessioni con tradizioni affini, presenti in altre opere rabbiniche o perché fonti antecedenti o perché entrambe attingono a fonti comuni previe.
La ricerca analitica è continuamente sostenuta da una congerie di esemplificazioni. Essa parte dalla composizione redazionale e individua le varie formulazioni ebraiche che imbrigliano ordinatamente le sezioni del libro, dalle più grandi alle più piccole; sempre sul piano della redazione, il B. enuclea e presenta i criteri logici seguiti dai Saggi nello svolgimento della materia (le famose regole il cui numero varia a seconda del metodo: le 7 regole di Hillel, le 13 di Rabbi Išmael e le 32 di Rabbi Eliezer).
Dal discorso sulla redazione il B. passa a quello sulla tradizione e, come si accennava, cerca di ricostruire i tipi e le modalità di aggregazione dei vari testi componenti il macrotesto (da rilevare l'interessante riferimento che l'autore fa fin dall'inizio alle teorie semiotiche di Umberto Eco [cf. pp. 389-393] come criterio valido per la sua ricerca): tradizioni "peregrinanti", interpretazioni a mosaico, tradizioni parallele.
Una congrua serie di indici e una bibliografia coronano quest'opera che si può considerare a diritto una pietra miliare.
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