Cecchin Stefano ,
Recensione: CORRADO MAGGIONI, La via mariana alla Porta Santa,
in
Antonianum, 74/3 (1999) p. 562-563
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Il grande Giubileo si sta avvicinando carico di aspettative e di timori. Esso inizierà con l’apertura della Porta Santa che simbolicamente ci introdurrà nel nuovo Millennio dell’era cristiana, lasciandosi dietro un’epoca difficile - epoca di estreme tensioni e minacce o di grandi paure e di grandi attese - come la definì Giovanni Paolo II. Ma non è questo che ci spaventa perché fu proprio la Chiesa ad indicarci che nei momenti di trepidazione e di incertezza dobbiamo ricorrere a Maria, e rifugiarci nella sua materna bontà: «ciò dimostra la fermissima speranza, anzi la piena fiducia, che la Chiesa Cattolica ha sempre a buon diritto riposta nella Madre di Dio» (LEONE XIII, «Epistola encyclica. Supremi Apostolatus», Acta Leonis XIII 3 [1882-1983] 281). Essa è la “speranza” a cui generazioni di fedeli si sono rivolti nel corso della propria esistenza per trovarne rifugio e consolazione nel pellegrinaggio della vita, così che la Madre di Gesù è sempre stata intesa come una compagna di viaggio, una fedele amica, una madre premurosa.
Il libro di Corrado Maggioni ci ripropone questa “convinzione ecclesiale” trovando lo spunto proprio dalla lettera apostolica in preparazione al Giubileo, in cui si afferma che Maria «sarà per i cristiani incamminati verso il grande Giubileo del terzo millennio la stella che ne guida con sicurezza i passi incontro al Signore» (TMA 59). La Vergine, infatti, è “Colei che ci indica la via”, “l’Odighitria” che ci mostrerà le varie porte dell’itinerario verso il santuario della comunione con Dio. Se Gesù è la porta attraverso cui passa il gregge, Maria è colei che ci guida attraverso di essa, che con la sua esperienza di fede ci introduce in un atrio dove il lettore si sofferma nel conoscere colei che gli farà da guida, ripercorrendo in una breve panoramica storica la millenaria pietà e il posto singolare che Maria occupa nella Chiesa. La guida poi condurrà il lettore attraverso tre porte che si aprono sul mistero del Dio di Gesù Cristo, sul mistero della Chiesa e sul mistero dell’interiorità della persona davanti a Gesù.
Nel passaggio della prima porta incontriamo la “chiamata” che Dio rivolge al credente sull’esempio dell’annunciazione. Ad essa corrisponde la libera risposta umana che è disponibilità a servire il Signore e che diventa l’inizio di un pellegrinaggio di fede dove l’uomo non è umiliato ma trova in esso se stesso e la sua pienezza, sull’esempio della “donna nuova”, perché giustamente «Maria può essere assunta a specchio delle attese degli uomini del nostro tempo» (Marialis cultus 37). Seguire la via della Vergine significa allora imitarla nella sua risposta e nei suoi atteggiamenti che l’hanno resa atta ad accogliere il progetto del Dio che si rivelava in Gesù Cristo.
Oltre la seconda porta troviamo il mistero di Maria, la “Vergine fatta Chiesa”, che dopo averci condotto nel mistero di Dio ci apre al mistero della Sposa dell’Agnello, la Chiesa. Qui appare la bellezza della Pentecoste che ha fatto della Comunità cristiana una fonte continua in cui tutti possono sempre abbeverarsi della grazia dello Spirito Santo. La prima pentecoste che consacra la Chiesa l’abbiamo nell’annunciazione, che spinge Maria ad andare in pellegrinaggio verso Elisabetta dove la renderà partecipe di questa effusione divina. Sul suo esempio anche la Chiesa cammina nel mondo incontro a coloro che cercano questo dono e consacra il discepolo a spendersi per gli altri nel servizio della riconciliazione e della pace. Maria dunque partendo dalla chiesa domestica ci apre all’incontro con Dio e con l’umanità perché l’uomo impari ad amare la vita accogliendola e donandola.
La terza porta fa entrare l’uomo in se stesso. La vita umana non è solo un sollevare gli occhi al cielo e intorno a noi stessi, è necessario guardare anche dentro di sé. La vergine di Nazareth ci insegna, allora, a far silenzio per comprendere. Ella non rispose subito alle parole dell’angelo, ma meditò, cercò di capire, di penetrare, di fare suo il mistero che gli si poneva innanzi. Il silenzio di questa donna in quel momento così fondamentale per la storia umana ci dimostra il valore indiscusso della nostra interiorità.
Solo dopo vi fu una risposta! E tale risposta aprì la Vergine Madre ad una nuova capacità di dialogo con Dio e con i suoi simili: interrogarsi sul significato, obbedire alla parola, mettersi alla sua sequela, custodendola nel cuore con umiltà e fortezza …
Maria diventa, dunque, l’esempio del “vero discepolo” che messosi alla sequela di Cristo compie il suo cammino di fede per giungere al santuario della intima comunione con Dio. La Vergine Madre è la piena realizzazione di questo pellegrinaggio, per cui la Chiesa, giustamente la addita quale «modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti» (Lumen gentium 65) che cercano il senso più profondo della loro esistenza.
Il “santuario” è il fine del pellegrinare, ma questo fine non si raggiunge solo quando saremo arrivati al santuario del cielo, dove già Maria è giunta. La Madre premurosa ci spinge già ora ad entrare nel luogo dell’incontro con Dio, anzi, essa stessa è la «porta del cielo» in cui si sperimenta l’unione tra Dio e l’uomo. Tutto questo lo si attinge attraverso la celebrazione liturgica, luogo del “già e non ancora”, della presenza di Dio, della Vergine e dei santi. Luogo in cui attraverso i segni sacramentali l’uomo riceve i doni della grazia che lo aiutano nel suo cammino di fede in questa vita terrena.
L’autore conclude il suo libro con la convinzione che «incontrare Gesù è incontrare anche sua Madre», e viceversa «incontrare Maria vuol sempre dire incontrare il Redentore», perché lei stessa è «tempio e ostensorio del Dio con noi e per noi». E’, allora, naturale che la comunità cristiana desideri varcare le soglie del terzo millennio con Maria, con il suo spirito di attesa e di speranza, con la sua apertura al mistero di Dio e ai fratelli e sorelle che, vicini o lontani, sono nostri compagni nel pellegrinaggio verso la verità alla quale lo Spirito ci spinge.
Il libro di Maggioni, inserito tra “i Libri del Giubileo” ci indica una via, considerata maestra per la tradizione cattolica, per ben prepararci all’imminente evento giubilare.
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