Schoch Nikolaus ,
Recensione: Error, ignorancia y dolo en el consentimiento matrimoniai (dir. por J. I. Banares, Co-lección canònica de la Universidad de Navana, Pamplona, Ediciones Universi-dad de Navarra, 1996),
in
Antonianum, 72/1 (1997) p. 160-163
.
Si tratta degli atti del XVIII Corso di Aggiornamento tenuto dal 21 al 23 settembre 1994 e organizzato dalla Facoltà di Diritto Canonico dell'Università di Navarra in Spagna.
Il presente volume comincia con il più lungo contributo, che comprende ben 110 pagine (pp. 20-130), intitolato «Error y ignorancia sobre la substancia del matrimonio» del professore Eloy Téjero, che parte dalla prospettiva storica cioè dal silenzio del diritto cononico classico in materia di ignoranza per indicare successivamente lo sviluppo della dottrina anche riguardo all'errore mettendo in luce tutto lo sviluppo travagliato che dimostra quanto poco tutt'ora il tema sia di pacifica dottrina. Egli mette in luce l'opinione di Gasparri specialmente riguardo all'errore e la sua incidenza nel CIC 1917 e la sua prevalenza, forse eccessiva, dopo l'entrata in vigore del suddetto codice e la distinzione tra «error contra matrimonii obiectum» e «l'esclusione contra matrimonii substantiam». Presenta poi le principali opinioni degli altri commentatori del CIC 1917 riportando una letteratura molto vasta. Prende in considerazione la discussione circa la natura e l'essenza del matrimonio nel CIC 1917 descritte con i termini dello «ius in corpus» e «societas permanens inter virum et mulierem ad filios procreandos». L'autore segnala il cambiamento da «societas» a «consortium» avvenuto nel nuovo CIC 1983 e mette in rilievo la distinzione tra il vecchio can. 1081 § 2 e il nuovo 1055. Analizza le varie specie di errore e le differenze tra di loro: l'errore circa le proprietà essenziali, l'errore circa l'identità, l'errore sostanziale e la mancata conoscenza degli obblighi assunti. Prende in considerazione anche il rapporto tra l'attuale can. 1096 e il 1095.
A questa relazione introduttiva seguono due studi più direttamente riguardanti il can. 1097 § 2. Il primo, del curatore Juan Ignacio Bafiares, sotto il titolo: «Error causam dans y error de cualidad directa y principalmente pretendida» (pp. 131-146), riguarda la relazione tra intelletto e volontà. L'intento di questo studio è pratico e cioè presentare l'«error causam dans» e studiare la sua relazione di somiglianza e differenza riguardo alla volontà interpretativa e all'azione dolosa del can. 1098. Nonostante la sua brevità l'articolo spiega con grande chiarezza la distinzione tra errore e condizione.
Il secondo articolo di Felix Lopez Zarzuelo si riferisce agli «Elementos de prueba del canon 1097 § 2» (147-178). L'autore ha fatto uno studio ampio cominciando con le dottrine di S. Tommaso d'Aquino e Tommaso Sànchez e le tre regole di S. Alfonso per passare all'analisi della giurisprudenza. L'analisi dimostra grande completezza perché l'autore ha preso in considerazione anche delle sentenze che in genere vengono trascurate, specialmente quelle emanate prima del Codice del 1917. Già allora si applicava la famosa «terza regola» di S. Alfonso circa l'errore sulle qualità. Si dimostra in questo modo un'ottima conoscenza della giurisprudenza rotale, costatando la limitazione delle sentenze affermative ai casi in cui è stata intesa una qualità della persona come condizione «sine qua non» e mettendo in risalto l'incongruenza dello stesso Mons. Heard che con una sentenza del 1941 aveva aperto la strada ad una meno ristretta interpretazione dell'errore circa le qualità per ritornare con le sue sentenze del 1948, 1955 e 1956 all'interpretazione tradizionale quasi si fosse pentito egli stesso del coraggio manifestato nel 1941.
Attraverso le decisioni dei tribunali francesi del 1966 e del 1968, si passa alla famosa sentenza coram Canals del 1970 che indicava un capovolgimento nell'interpretazione del can. 1083 del CIC 1917 considerando la persona non separata dalle qualità ma offrendo la possibilità che un errore circa la qualità di una persona fisica potesse diventare tale che senza suddetta qualità fisica o morale la persona stessa risultasse diversa. L'autore mette in rilievo le esitazioni da parte degli altri uditori del tempo e specialmente Pinto che ancora con le sue sentenze del 1973 e 1975 respinse esplicitamente l'interpretazione di Canals come evolutiva e quindi illegittima nell'ambito canonico. Il consolidamento definitivo dell'interpretazione di Canals che applicava la terza regola di S. Alfonso avvenne solo con una sentenza coram Di Felice del 1977. Non limitandosi alla giurisprudenza rotale l'autore riporta le fattispecie più frequenti giudicate dai Tribunali spagnoli per spiegare infine l'iter della prova.
Le seguenti due relazioni riguardano l'errore di diritto (can. 1099). José T. Martin de Agar analizza «El error sobre las propriedades esenciales del matrimonio» (179-209). Lo studio rimane molto vicino alle situazioni e difficoltà avvenute nell'applicazione di questo capitolo di nullità. Sottolinea la necessità della concettualizzazione giuridica dell'espressione legale canonica, particolarmente dei primi tre canoni sul matrimonio che contengono molti termini di tipo filosofico o teologico. Il can. 1099 non tratta della sacramentalità ma solo dell'indissolubilità e della fedeltà. Decisiva non è l'opinione generale ma l'influsso sulla volontà. Senza importanza rimane l'errore circa la procreazione e la comunione di vita purché non diventi causa di simulazione. L'autore affronta anche la delimitazione dell'ignoranza dalla simulazione parziale e dalla condizione. Poi affronta il discusso problema se l'errore circa le proprietà è accidentale o sostanziale. L'autore si decide per la prima variante sostenendo che le proprietà sono distinte dalla sostanza. Difficile rimane il problema della distinzione tra l'errore come causa diretta della nullità, l'errore come causa della simulazione e l'errore come causa della condizione implicita. L'autore espone la dottrina giurisprudenziale circa l'errore e ammette di trovare il materiale principalmente nelle decisioni in caso di simulazione parziale.
Kenneth Boccafola, uditore del Tribunale della Rota Romana, studia l'«Error acerca de la dignidad sacramentai. Delimitación del objeto y prueba» (210-236). L'autore espone le ultime opinioni della dottrina e della giurisprudenza rotale. Presenta un'introduzione di carattere pratico-sociologico in cui accenna al diffuso problema dei cattolici «di nome» privi di fede ed al problema dei battezzati non cattolici che in genere non credono positivamente nella sacramentalità del matrimonio. Di fronte a questa problematica l'autore ribadisce la necessità di non mettere in pericolo la validità dei loro matrimoni. È dottrina del magistero l'inseparabilità del contratto dal sacramento e la frequente coesistenza dell'esclusione dei sacramenti e dell'errore circa la sacramentalità. Gli sposi sono i ministri del sacramento e perciò tenuti a fare ciò che fa la Chiesa. La mancanza di fede, ribadisce l'autore, costituisce solo una causa per la quale si esclude la sacramentalità non ancora l'esclusione stessa della sacramentalità. L'errore ha solo effetto irritante se si tratta dell'«error pervicax et pervadens» purché specifichi l'oggetto: impregna talmente tanto la mentalità dei contraenti che entra nell'oggetto del consenso. L'autore conclude: «Quo tenacior est error, eo facilior est gressus ad positivum actum volunta-tis».
L'ultima parte comprende due studi sul dolo. Juan Fornés tratta del tema «Error y dolo: fundamentos y diferencias» (237-258). Chiarisce quali sono le qualità che riguardano gli elementi specifici della sua figura e il ruolo che l'errore compie tra «pars decipiens» e «pars decepta» e spiega il nuovo capo di nullità recentemente introdotto nel diritto matrimoniale con il can. 1098. Nel caso del dolo il consenso sussiste e il legislatore solo lo priva di efficacia a causa della formazione anomala della volontà: non è nullo per diritto naturale e quindi irretroattivo.
Il lavoro viene completato da Maria Bianco con il tema: «El dolo: requisitos y prueba» (259-278). Pone in relazione gli elementi teorici del dolo secondo il can. 1098 e i presupposti di fatto nell'ambito giudizionale che dev'essere rivelato attraverso un processo di discernimento e l'interpretazione dei dati conosciuti. Tratta quindi dell'iter cognizionale. Per provare la sussistenza del dolo si verifica, 1) l'intenzionalità a ottenere il consenso matrimoniale; 2) si analizza la qualità se è per sua natura adatta a perturbare gravemente il consenso matrimoniale; 3) si appura il nesso causale tra azione dolosa e atto di consenso.
Il presente volume costituisce senz'altro un molto attuale e valido studio su tre capi di nullità di travagliata storia, varie sottodivisioni concettuali e frequentissime confusioni in ambito giurisprudenziale perché la separazione precisa costituisce un compito particolarmente arduo. Anche se non tutti i contributi sono di uguale qualità il libro serve senz'altro a chiarire i concetti e rendere così possibile una più precisa interpretazione dei rispettivi canoni del Codice vigente.
|