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Recensione: G. Russo (a cura), Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla bioetica

 
 
 
Foto Faggioni Maurizio , Recensione: G. Russo (a cura), Evangelium vitae. Commento all'enciclica sulla bioetica, in Antonianum, 72/1 (1997) p. 165-167 .

L'enciclica Evangelium vitae - scrive mons. Lopez Trujillo ne\YIntroduzione -«vuol essere anzitutto un annuncio, una gioiosa proclamazione del dono della vita. Il Papa vuol prendere per mano il lettore, per introdurlo ad una conoscenza che di­venta lode, preghiera, canto... Credo che sia importante - egli continua - scoprire questo aspetto, come tonalità di fondo, senza che ciò faccia sottovalutare le eviden­ti preoccupazioni che si trasformano in denunce profetiche, in orientamenti esigen­ti, in testimonianze anche di una speciale forza e solennità» (p. 6).

Il commento che presentiamo, curato da G. Russo docente di Bioetica all'Isti­tuto San Tommaso di Messina, si propone di aiutare il lettore a entrare in sintonia con il cuore e la mente del Santo Padre, che in questa enciclica ha effuso la ricchez­za della sua anima e la sua sollecitudine per il destino dell'uomo. L'enciclica Evan­gelium vitae rappresenta infatti la sintesi di un insegnamento continuo e perenne della Chiesa sul senso, la dignità e il rispetto della vita umana e si pone, in parti­colare, come ideale punto d'arrivo del fecondo magistero e dell'appassionato impe­gno di Giovanni Paolo II in difesa della vita. Un nutrito e vario gruppo di esperti guida il lettore a trovare le giuste chiavi interpretative per individuare i grandi temi che sostanziano l'enciclica e penetrarne il messaggio. Seguendo il dipanarsi della ri­flessione papale, i diversi contributi concorrono a delineare un discorso d'insieme abbastanza nitido e armonioso.

I tre interventi della prima parte, Il mistero della vita nel mistero dì Cristo, ri­sultano particolarmente suggestivi. R. Cavedo attira la nostra attenzione sul fatto che non solo l'enciclica è intessuta di Parola di Dio, ma che, al di là della quantità di citazioni, la centralità della Scrittura si manifesta in modo ancora più coerente e radicale. «La Bibbia nell'enciclica non è solo una fonte, ma l'anima di tutto lo svi­luppo del pensiero... Quella biblica è veramente la voce guida che genera la rifles­sione e la sostiene in tutto il suo svolgersi» (p. 15). L'enciclica appare così un testo esemplare dal punto di vista metodologico, un modello del modo cristiano di fare teologia e insieme un modello per una catechesi che non solo sappia parlare alla fe­de del credente, ma che sappia aprire anche al non credente i tesori della sapienza rivelata.

G. Muraro sottrae l'enciclica da una lettura angusta, tesa a distillarne l'enne­simo elenco di condanne, per collocarne il messaggio nel suo più autentico e vasto contesto: lo scontro epocale fra morte e vita, intese nel loro significato più largo, lo scontro fra due mondi, due culture che coinvolge tutti gli ambiti dell'esistere: Dio, l'universo e l'umanità. Su questo sfondo drammatico e grandioso risulta pienamen­te comprensibile la scelta teologica fatta da Evangelium vitae di fondare il suo discorso in alto, nello splendore della vita divina che rifulge sul volto di Cristo, per poi discendere a illuminare di quella luce ogni uomo. Prendendo le mosse da que­sta salda radice cristologica, S. Frigato propone la sua stimolante e ampia riflessio­ne su una teologia morale e una prassi cristologicamente fondate (pp. 46-61).

La seconda parte dell'opera esamina alcune delle Grandi tematiche dell'encicli­ca, allargando il discorso al magistero recente: L. Ciccone approfondisce il senso e l'estensione del comandamento di Dio «Non uccidere» a tutela e promozione del­l'inviolabilità e sacralità della vita umana; proprio fondandosi sul valore e la dignità della vita umana, G. Concetti sviluppa il tema della famiglia come santuario della vita e della procreazione, con particolare riferimento alle tecniche di procreazione artificiale, mentre A. Serra, rispondendo ai sarcasmi pubblicati sulla rivista Nature contro le conoscenze embriologiche del Papa, dimostra con la forza della sua com­petenza come l'embrione abbia il suo posto nel Vangelo della vita; la limpida sintesi di E. Ferasin sull'aborto, si completa idealmente con l'intervento di A. Bompiani sulla tutela giuridica della vita prenatale; l'ultimo articolo, dovuto a P. Cattorini e M. Reichlin, affronta finalmente le inquietanti tematiche della sofferenza, della malattia e dell'eutanasia.

La terza parte ci rimanda al poco appropriato sottotitolo del volume: Com­mento all'enciclica sulla bioetica. Non convince infatti il parere di don Russo che «questa è un'Enciclica interamente dedicata alla bioetica. Non solo - egli spiega -perché affronta i suoi singoli temi, ma anche per la conduzione di un metodo che ha da dire qualcosa all'attuale dibattito filosofico e sociale sulla bioetica» (p.141). Che l'Enciclica abbia un'enorme portata per la bioetica è indubitabile, ma definirla un'enciclica sulla bioetica significa o dilatare oltre misura gli ambiti della disciplina, per cui tutto può diventare bioetica, o ridurre grandemente la vastità di orizzonti, l'ampiezza di respiro e le abissali profondità dell'enciclica. Molto pertinenti risulta­no invece le riflessioni intorno alla collocazione dell'enciclica nell'attuale dibattito bioetico, con particolare riguardo al metodo, ai valori di riferimento e alla necessità di educare a una cultura della vita. Il tema viene ripreso da un'angolatura più set­toriale, nell'articolo di S. Leone che si occupa della formazione bioetica del medico alla luce di Evangelium vitae (pp. 178-192). Infine M. Gensabella Funari, con le sue osservazioni su Ethos relazionale e bioetica, ci conduce a ripensare ad alcuni discussi nodi antropologici della metabioetica (pp. 193-217).

L'ultima parte dell'opera, Per una cultura della vita, raccoglie saggi di taglio più pastorale: R. Frattallone fa una rilettura dell'enciclica nella prospettiva della spiritualità coniugale, offrendoci quasi un piccolo trattato (pp. 221-264); G. Gatti, dopo aver riaffermato che il confronto fra morte e vita è uno scontro di culture e che «le armi del confronto culturale saranno esclusivamente di natura culturale», trae la conclusione che «il vangelo della vita deve entrare in ogni forma di comu­nicazione ecclesiale, trasformandola direttamente o indirettamente in una educa­zione alla vita» (p. 269) attraverso il servizio della carità, l'animazione sociale, l'impegno politico, l'educazione. La necessità di vivificare la nostra cultura lan­guente e di riportarla sulla via della vita è al centro anche del breve, ma succoso intervento di P. Ricci Sindoni. Il serpeggiante itinerario del Commentario giunge a conclusione con le ispirate riflessioni di A. Amato su Maria, madre della vita. «Come un fiume maestoso - egli scrive - che sfocia nel mare trovando ivi ade­guata accoglienza per placare il suo impeto, così l'enciclica conclude il suo corso trovando in Maria la donna che è il modello più convincente di accoglienza della vita in tutte le sue espressioni, a iniziare dall'adesione personale alla vita di Dio incarnato» (p. 284).

Un'appendice con l'elenco delle citazioni bibliche e un accurato lessico-sog-gettario completano l'opera. Il volume non vuole essere un'opera scientifica, né si indirizza ad un pubblico di soli specialisti, ma, data l'autorevolezza dei collaborato­ri, resta sempre a un livello di alta divulgazione, accompagnando la ricchezza docu­mentaria e dottrinale con un intenso e non comune afflato spirituale.