Schoch Nikolaus ,
Recensione: RINALDO BERTOLINO, Matrimonio canonico e bonum coniugum. Per una lettura per-sonalistica del matrimonio cristiano ,
in
Antonianum, 72/3 (1997) p. 510-511
.
Il noto autore, professore nella facoltà di giurisprudenza dell'Università di Torino, raccoglie nel presente volume le sue riflessioni svolte in occasione della prolusione al XXVI Congresso nazionale di Diritto canonico dell'Associazione canonistica italiana e di quella tenuta, per l'inaugurazione dell'anno accademico dello Studio Rotale, l'8 novembre 1994.
L'autore parte dal concetto di matrimonio come realtà allo stesso tempo naturale e soprannaturale e cerca, attraverso l'antropologia teologica, di giungere ad una concezione del matrimonio ecclesiologicamente aggiornata. Egli considera Yor-dinatio al bene dei coniugi come elemento essenziale del consortium totius vitae e nega la pretesa incompatibilità del bene coniugale, fine del matrimonio, con la sua qualifica di elemento essenziale. Egli ribadisce l'impossibilità di identificare l'essenza del matrimonio con lo ius ad vitae communionem. Il consenso matrimoniale quale atto d'amore espresso in termini giuridici comprende sia la coniugalità che la ge-nitorialità. La coniugalità costituisce un elemento essenziale dell'oggetto del consenso matrimoniale. Ribadisce la necessaria differenziazione del bene coniugale, nella sua realizzazione e nel suo principio. Il bene dei coniugi, come bene di tutta la persona, comporta l'elevazione del coniuge a consorte di tutta la vita nella relazione interpersonale per giungere, infine, all'ordinazione del matrimonio al bene non solo dei figli ma di tutta la società.
Il bonum coniugum è l'elemento più innovatore e personalistico della concezione matrimoniale canonica del Codice del 1983. La novità di questa realtà e la sua obiettiva complessità hanno a tutt'oggi reso ardua la dottrina e la sua precisa ed univoca configurazione concettuale. L'accentuazione personalistica della «nuova» concezione matrimoniale canonica discende dalla struttura e dalla lettura antropologica del matrimonio e dipende sia dalla rinnovata concezione della Chiesa che dalla visione contemporanea dell'uomo e della donna.
Sorge la difficoltà, per il diritto canonico, di sapere conciliare le pretese dell'uomo contemporaneo, che si è fatto criterio e misura delle sue relazioni, con l'ordinamento canonico e di saper rispondere allo stesso tempo alle esigenze delle più varie culture dato la sua natura che riflette l'immagine «transculturale» dell'uomo e del matrimonio, proposta dalla Chiesa nei due millenni della sua storia. Il posto primario della persona nella vita dell'ordinamento ecclesiale fa scaturire il bene dei coniugi non descrivibile altrimenti che attraverso le caratteristiche, che rendono le persone reciprocamente coniugi, che non possono essere viste disgiunte dal bene di tutta la persona e di ciascuna di esse; va ricordato il valore del coniuge nella sua dignità al di là di ciò che ha o che fa. Da qui parte l'esigenza di precisare quali elementi consentano il passaggio dall'accettazione dell'altro da semplice persona a proprio coniuge per tutta la vita nella reciproca donazione coniugale. Al riguardo non sfuggono le difficoltà di sapere distinguere tra l'esistenzialmente significativo e il giuridicamente rilevante; tra il ricco contenuto pastorale dell'insegnamento ma-gisteriale della Gaudium et spes e di altri importanti documenti pontifici come la Familiaris consortio e il linguaggio tecnico della nuova codificazione.
Secondo l'autore l'oggetto del consenso matrimoniale non consiste nella tradìtio-acceptatio di diritti ridotti in fondo allo ius in corpus, ma nella dedizione reciproca di persone; il matrimonio cristiano si concretizza in una vera relazione interpersonale. Spetta al canonista l'arduo compito di tradurre sul piano della validità giuridica quanto maggiormente assicura l'autenticità umana nel matrimonio.
|